La pseudoreligione green riempie un vuoto che altri hanno lasciato sguarnito. Karl Marx scrisse che la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. Così è stato possibile passare senza colpo ferire da Marx-Lenin-Mao a Greta-Timmermans-Ursula, da L'Oriente è rosso a L'Occidente è verde.

 

 

Ormai è evidente che è impossibile discutere di pale eoliche senza discutere del culto pagano della green economy. Ed è impossibile discutere di green economy senza discutere di politicamente corretto o, come si dice ormai da qualche tempo, di ideologia woke (o cancel culture, o destroy culture, o come preferite voi, tanto sappiamo che sempre di quello stiamo parlando). Ideologia, appunto. Ogni razionalità è del tutto scomparsa. Cercare di ragionare su un qualsivoglia argomento con gli adepti della nuova ideologia (che raccoglie la gran parte delle élite italiane) è perciò del tutto inutile, a cominciare dalla distruzione (destroy culture...) del paesaggio italiano con le pale eoliche su tutti i crinali appenninici.

Con i nuovi dati economici in arrivo dalla Germania ("Una Spoon River macro") cominciano però a sorgere i primi dubbi che non ci sarà un lieto fine persino sui quotidiani della Destra istituzionale e filoeuropeista, quella da sempre preoccupata di non seminare il panico nella popolazione, che deve continuare a guardare la televisione ed a comperare (anche col credito al consumo, se i soldi a fine mese non bastano più) senza avere troppi pensieri in testa.

Sempre a questo proposito, ma di un argomento burocratico specifico (ignoto a tutti gli italiani: i nuovi standard sul bilancio di sostenibilità) ha scritto (in modo eccellente) il Riformista, quasi a dimostrare come l'uscita di scena (?) di Renzi abbia istantaneamente giovato al quotidiano. Se n'è occupata l'otto marzo scorso Annarita Digiorgio nell'articolo "La direttiva UE che ammazza il business italiano".

Leggetelo tutto con attenzione dal sito web del Riformista. Evidenzio però l'inquietante capoverso finale, un meteorite sfuggito dall'oscuro disastro del giornalismo italiano asservito e iperconformista:

"Tra pochi giorni terminerà la consultazione pubblica aperta dal Mef e poi il decreto entrerà in vigore in Italia. Nessuno ha protestato, né i partiti né le associazioni datoriali o sindacali. Ormai l’ideologia woke sembra aver occupato il pensiero unico e nessuno vuole protestare per non sembrare cheap. Meglio soccombere."

Qui l'autrice tratteggia bene l'atteggiamento mentale ormai dominante non solo in Italia ma in tutta Europa (occidentale), che, come precedente storico, ricorda sinistramente quello degli ebrei che si avviavano mansueti nelle camere a gas. O quello dei cinesi durante la rivoluzione culturale, che sono stati salvati dalla morte per stenti solo grazie all'intervento dell'esercito (parte dell'esercito, meglio) contro le guardie rosse.

Traete voi le vostre conclusioni, anche considerando che le nostre élite, di derivazione sessantottina, sono cresciute proprio nel culto del maoismo, ignorando quale (triste) fine avessero già fatto in Cina gli studenti (gli studenti e le studentesse, come bisogna dire adesso. Soprattutto le studentesse) che giocavano alle guardie rosse.

Qualcuno pensa ad una (impossibile) soluzione soft (nella continuità) per riassorbire gli eccessi woke alle prossime elezioni europee.

Qualcuno pensa a ricette pasticciate, come Alternative für Deutschland, decollata fino al 24% nei sondaggi pre-elettorali quando i tedeschi si sono resi conto che si sarebbero dovuti fare carico delle pompe di calore obbligatorie (a proposito di eolico: guardate i punti 12 e 13 del loro programma).

Credo che, alla fine, per gli europei la medicina da ingurgitare per rimediare ai danni arrecati dall'ideologia in questi anni sarà ben più amara non solo di quella proposta dall'AfD, ma anche di quella proposta 90 anni fa dall'omino coi baffi, plebiscitato alle urne dai tedeschi ridotti alla disperazione dalla Grande Depressione.

Allegria!

 

Alberto Cuppini

 

 

Le associazioni amiche rispondono per le rime all'ennesimo sgangherato arrembaggio di Legambiente alle Soprintendenze, questa volta per il tramite dell'attacco mediatico al ministro della Cultura: Sangiuliano tenga duro e non ceda alla lobby rinnovabilista.

 

 

Legambiente attacca il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano? Nulla di nuovo sotto il sole. Ogni Ministro della Cultura degli ultimi vent’anni è stato attaccato dalle lobby delle rinnovabili e, benché non si contino i decreti “semplificazioni” varati dai vari governi per limitare le tutele e depotenziare le Soprintendenze, ancora non basta. Le Soprintendenze stanno strette a Legambiente. Per bocca del suo presidente si chiede un ulteriore deregolamentazione sui mega impianti eolici e fotovoltaici. Una narrazione miope della realtà, che piega la complessità del territorio italiano alla visione semplicistica e alle soluzioni elementari dell’estremismo verde e ambientale.

Il tutto a discapito del consumo di suolo, della devastazione paesaggistica, dei danni creati all’ambiente e in particolare all’avifauna e, non ultimo, all’agricoltura, dal momento che le multinazionali offrono rendimenti fino a 4 volte superiori ai contadini per ogni ettaro di terreno sottratto alla produzione di cibo e sacrificato alla produzione energetica.

Una narrazione che volutamente tace un particolare inquietante, eppure, evidente a tutti: gli impianti di produzione di energia rinnovabili vengono installati quasi esclusivamente nelle aree a scarsa densità antropica, dove più sano e vigoroso è l’ecosistema, riducendo drasticamente la capacità di rigenerazione della biosfera. Proprio quello che non si dovrebbe fare per contrastare i cambiamenti climatici. Innumerevoli i casi in cui per realizzare un impianto eolico si devono abbattere ettari di alberi perfettamente sani mentre, sul versante fotovoltaico, il gigantismo degli impianti voluti dalle multinazionali energetiche sterilizza distese di campi agricoli produttivi.

Pertanto, le associazioni firmatarie auspicano che il Ministro della Cultura non si faccia distrarre dalla solita litania rinnovabilista ma tenga duro e non consenta ulteriori deroghe e devastazioni paesaggistiche che renderebbero il Belpaese solo vuota propaganda. Anzi, riconoscendo il ruolo essenziale delle Soprintendenze, ne integri il personale, sottorganico da troppi anni.

Italia Nostra, L’Altritalia Ambiente, Altura, Amici della Terra, Centro Parchi Internazionale, Comitato Nazionale del Paesaggio, Emergenza Cultura, GrIG, AssoTuscania, Mountain Wilderness, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Rete della Resistenza sui Crinali e Forum nazionale Salviamo il paesaggio restano al fianco del Ministro, delle Soprintendenze e di chi difende il patrimonio culturale e le identità territoriali, che non possono essere compromesse da interventi che stanno depauperando il nostro paese in nome di una transizione energetica che vorrebbe una forzata trasformazione in chiave di effimere energie alternative.

Italia Nostra

 

L’Altritalia Ambiente

 

Altura

 

Amici della Terra

 

Centro Parchi Internazionale

 

Comitato Nazionale del Paesaggio

 

Emergenza Cultura

 

GrIG

 

AssoTuscania

 

Mountain Wilderness

 

Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli

 

Rete della Resistenza sui Crinali

 

Forum nazionale Salviamo il paesaggio

Titolo sul Sole: "In Europa consumi elettrici ai minimi da 20 anni: l'industria arretra ancora". Alla faccia di chi vuole far credere che il sistema energetico stia virando verso l'elettrificazione, i consumi elettrici italiani, pur in presenza di una variazione positiva del PIL, sono diminuiti nel 2023 di 9 TWh, tornando a livelli da anni Novanta. La deindustrializzazione del Paese, a causa dell'aumento auto inflitto (con le "rinnovabili" non programmabili come l'eolico e il fotovoltaico) dei costi dell'energia, procede a ritmi devastanti, preannunciando agli italiani un repentino ritorno alla secolare povertà pre-bellica. Tabarelli: "Al costante impoverimento dell'Italia da deindustrializzazione si sommano i minori consumi delle persone sempre per questioni di povertà. Spaventano alcune analisi di statistica medica che indicano un balzo delle morti premature nello scorso inverno per le bollette troppo care, 149mila morti in eccesso, rispetto alle condizioni normali". Diventa inutile fingere sui media mainstream che l'European green deal funzioni: con gli agricoltori nelle piazze, le scelte green dell'Ue cominciano a presentare il conto politico. Una rassegna stampa dai giornali di oggi.

 

Il sogno (o l'incubo?) degli ecologisti del "tutto rinnovabili" e la realtà.

 

Dall'articolo di Sissi Bellomo sul Sole 24 Ore di oggi 25 gennaio "In Europa consumi elettrici ai minimi da 20 anni: l'industria arretra ancora", che sottotitola "Rapporto Aie. Nuova contrazione del 3,2% nel 2023, è l'unica area al mondo in calo per due anni. Prezzi più bassi ma ancora doppi rispetto a Usa e Cina: le fabbriche chiudono":

"I prezzi scendono ma i consumi di elettricità in Europa continuano a diminuire... nella Ue, che li ha ridotti ai minimi da circa vent'anni. E' un "declino di proporzioni storiche", per usare le parole dell'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), che nel suo ultimo rapporto sul settore non registra due anni consecutivi di contrazione in nessun'area geografica al mondo, salvo che nel Vecchio continente."

Evviva la "Piccola Greta"! Evviva l'European Green Deal! verrebbe da esclamare, ironizzando sui troppo facili entusiasmi suscitati a suo tempo sui nostri "ambientalisti" iperurani. Ma anche il Sole continua a (fingere di) ignorare la realtà, proponendo paradossalmente come soluzione del problema (l'esplosione dei costi dovuta alla "transizione energetica" ottenuta rinunciando a fonti sicure ed a buon mercato) la sua stessa causa (la loro sostituzione con fonti aleatorie come l'eolico e il fotovoltaico, non programmabili e, in quanto tali, costosissime). Prosegue infatti l'articolo della Bellomo:

"Ed è un fenomeno che almeno in apparenza contrasta con l'imperativo dell'elettrificazione, comunemente identificato come uno dei pilastri della transizione verde. Ma qui non si tratta tanto di politiche ambientali. Il nodo è la perdita di competitività delle imprese europee. L'elettricità è sempre più pulita, ma nel vecchio continente è ancora troppo cara e le fabbriche rischiano di chiudere per sempre..."

Da Campiglia Marittima un disperato SOS anti-eolico lanciato da un gruppo di ignari cittadini che hanno pochi giorni per studiare un centinaio di documenti tecnici ed opporsi al progetto di otto pale eoliche alte complessivamente 236 metri (!), abbondantemente sufficienti a sfregiare non solo la Val di Cornia ma anche tutte la coste limitrofe. Fanno appello a tutti per avere aiuti, consigli e collaborazioni. Contattateli con urgenza all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

L’8 dicembre 2023 abbiamo appreso dai giornali che, nel totale silenzio dei Comuni di Campiglia Marittima e Piombino, è stato presentato al Ministero dell'Ambiente un progetto di “Parco eolico diffuso” da una società privata pugliese, la San Nicola Energia srl del Gruppo Hope, che intende installare 8 aero-generatori da 7,2 MW ciascuno, alti complessivamente 236 metri (150 metri al mozzo e con un diametro della pala di 172 metri) nella pianura fra Venturina Terme e Piombino, dietro al Golfo di Baratti, di fronte alla Costa Est e nei pressi dell’Oasi WWF del Bottegone.

Martedì 19 dicembre il TAR Toscana si pronuncerà sul ricorso al progetto eolico industriale “Monte Giogo di Villore”, che prevede l’installazione di 7 aero-generatori sui crinali appenninici mugellani fra i Comuni di Vicchio (Fi) e Dicomano (Fi). Il Comitato per la Tutela dei Crinali Mugellani (CTCM) – Crinali Liberi propone per lunedì 18 Dicembre una veglia dalle ore 16.30 in Piazza Santissima Annunziata – Firenze sino al giorno 19, giorno del presidio davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) in contemporanea al pronunciamento della sentenza relativa al ricorso. Durante la veglia è prevista musica, interventi teatrali, banchini informativi e mostre fotografiche, cibo e vino, e interventi aperti.

 

 

 

Eolico in alta Valmarecchia e Valtiberina: dal Professor Gian Battista Vai dell'Università di Bologna nuove importanti osservazioni e analisi sulla non idoneità del crinale appenninico e sui rischi che incombono. Ne terrà conto la Conferenza dei Servizi?

 

 

“I numeri, le carte, le foto dopo le alluvioni di Maggio e Novembre 2023 dovrebbero far capire a chiunque che l’Appennino Settentrionale ha dei limiti naturali oggettivi a ogni tipo di insediamento e utilizzo moderno diffuso e pervasivo, che voglia essere sostenibile economicamente e socialmente. La ricerca di un equilibrio che cerchi di prescindere dalla sua propensione al dissesto ha come destino ineluttabile il disastro”.

 

Questo passaggio è estratto da una lunga valutazione, corredata di mappe e analisi dettagliate, che il geologo Gian Battista Vai, già professore di Geologia stratigrafica nonché direttore del Museo Geologico dell’Università di Bologna, ha redatto al fine di evidenziare i concreti motivi per cui i crinali proposti per i progetti eolici non sono idonei ad accoglierli. Dal suo studio emerge in modo evidente come, a causa dell’estrema fragilità idrogeologica dei territori individuati - per naturale conformazione ed origine, accelerata dalle conseguenze relative al cambiamento climatico - nel caso di installazione dei progetti eolici di grande taglia come Badia del Vento o Poggio Tre Vescovi, i versanti individuati sarebbero così destabilizzati per cui la loro stabilità, già precaria, verrebbe fatalmente indebolita.

 

Immagine della frana che ha interessato il Comune di Casteldelci (RN) in Località Villa di Fragheto nell’alluvione di Maggio 2023.

 

Di seguito altri stralci tratti dalla relazione del Prof. Vai:

 

Con l'European Green Deal - e la sua repentina "transizione energetica" basata su eolico, fotovoltaico, reti e batterie - saranno necessari più metalli, quindi più energia ovvero, alla fin fine, più emissioni. Un impianto eolico on-shore richiede oltre nove volte la quantità di metalli necessari ad un impianto a gas della medesima potenza. A ciò si aggiunga che un megawattora (MWh) di elettricità da carbone o da fonte eolica, a causa dell'intermittenza e della bassa intensità energetica, non sono la stessa cosa. Questo ha conseguenze economiche sull'energia ma anche sulle risorse. Il valore dell'elettricità non si misura in MWh, ma in "MWh disponibili su richiesta" e anche la necessità di mantenere le reti in equilibrio comporta un costo energetico in termini di materie prime.

 

Da L'Astrolabio riprendiamo uno stralcio tratto dall’Introduzione al rapporto "Materie prime: il costo energetico della scarsità", redatto da Giovanni Brussato per i lavori della XV Conferenza per l’efficienza energetica del 28 e 29 novembre 2023, quando gli Amici della Terra chiederanno di mettere in discussione le politiche climatiche europee che si sono rivelate al tempo stesso irrealistiche e inadeguate per l’economia e per l’ambiente. Il rapporto integrale di Brussato sarà disponibile per i partecipanti in presenza alla Conferenza, che sarà anche un momento di approfondimento e di condivisione di materiali e strumenti per meglio contrastare l'invasione di pale eoliche prevista dalle scelte politiche dell'Unione europea. Nei giorni successivi, altre parti del rapporto saranno disponibili online alla pagina web della Conferenza.

 

Da questa stessa pagina web potete iscrivervi alla Conferenza per presenziare a palazzo Baldassini a Roma oppure potete seguirla online cliccando, sempre dallo stesso link, sulle dirette video delle sessioni.

 

 

Pagina 1 di 7

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti