Investimenti verdi, senza un piano nazionale fare i bravi costa troppo

 

Ferruccio De Bortoli: "Siamo costretti dagli avvenimenti a constatare che un po' di emissioni in più di CO2 sono assolutamente accettabili se l'alternativa è quella di veder chiudere aziende con perdite di posti di lavoro. E forte sofferenza sociale."

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

In copertina dell'inserto L'Economia del Corriere della Sera di oggi compare il titolo "La guerra mette in discussione le certezze ma sviluppo e sostenibilità restano legati".

A pagina due troviamo il corrispondente articolo di Ferruccio De Bortoli, che segnaliamo per la nostra edicola di oggi: "Investimenti verdi. Senza un piano nazionale fare i bravi costa troppo".

E' una (blanda) critica delle politiche dell'ideologia buonista imperante a Bruxelles, che infiniti addusse lutti agli Europei, ed in particolare alle soffocanti norme tecniche per imporre comportamenti virtuosi in ogni aspetto dell'umana esistenza, per il tramite di minuziose e pignolesche norme tecniche di regolamentazione ("il dedalo di normative europee, sigle oscure e dichiarazioni formali") ora persino a carico degli operatori finanziari.

La Rete della Resistenza sui Crinali si è sempre battuta contro l'assurdità di tali regolamenti in materia ambientale, ed in particolare contro il "regolamento governance" del "Clean energy for all Europeans package", da cui sono derivate, a cascata, le norme nazionali che ci stanno piovendo addosso senza fine, per ricoprire in pochi anni, senza possibilità di opporvisi, l'Italia di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Leggiamo assieme qualche passaggio del primo paragrafo dell'articolo di De Bortoli:

 

"Non c'è dubbio che la transizione energetica, la lotta al riscaldamento climatico, il contrasto alle disuguaglianze, richiedano investimenti sostenibili. Oggi più di ieri (Un esordio così, nel tema al liceo, ci avrebbe garantito un'insufficienza e una pubblica riprovazione dalla Prof di lettere. NdR). Cioè certificati con il bollino verde del rispetto dei cosiddetti fattori Esg (Environmental, social and governance). Acronimo ormai simile a una sorta di "unzione planetaria", una specie di green pass finanziario senza il quale si è sostanzialmente degradati a paria dell'economia... La pandemia prima, e la guerra dopo, hanno sconvolto, sul piano teorico e pratico, la limpidezza dei propositi...

Non investire più nel settore oil and gas, con il conseguente rallentamento delle esplorazioni, è apparso negli anni una scelta obbligata, sostenibile, salvo scoprire oggi, con i prezzi di petrolio e gas alle stelle, che i disagi maggiori li sopportano i ceti più deboli, nonostante sussidi e aiuti. Il costo economico, per le aziende energivore, e sociale di alcuni mancati investimenti (esempio nella produzione nazionale di gas) è alto ed era assolutamente imprevedibile (In realtà era assolutamente prevedibile, non imprevedibile. NdR). Gli interventi di emergenza dei governi hanno poi avuto, almeno in parte, l'effetto paradossale di sottrarre risorse alle rinnovabili. Incentivando con la riduzione di accise e Iva - e non si poteva fare altrimenti - quelle fonti fossili che un tempo non lontano era assolutamente pacifico che andassero tassate (carbon tax), non agevolate. E dunque oggi, con i governi europei impegnati in una affannosa ricerca di fornitori alternativi a Mosca, siamo costretti dagli avvenimenti a constatare che un po' di emissioni in più di CO2 sono assolutamente accettabili se l'alternativa è quella di veder chiudere aziende con perdite di posti di lavoro. E forte sofferenza sociale."

 

Al Corriere della Sera, quando saranno costretti dagli avvenimenti a constatare che esiste l'acqua calda? E che essersi affidati fideisticamente - almeno da quando Massimo Mucchetti se n'è andato - ad eolico e fotovoltaico per la soluzione del problema del mutamento climatico è stata una baggianata?

Ferruccio De Bortoli è generalmente considerato il meglio tra i giornalisti italiani della sua generazione. Quella successiva, allevata in batteria secondo il principio che fedeltà e conformismo politicamente corretto fanno premio su capacità e merito, si annuncia persino peggiore. Forse una causa dei molti problemi sorti nell'Italia (Repubblica democratica) degli ultimi decenni risiede proprio nel carente e deprecabile lavoro svolto dalla stampa nazionale nello stesso periodo.     

 

 Alberto Cuppini

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