Alla voce energia tutti i partiti restano vaghi (con un'eccezione)

 

Chicco Testa (assieme a molti altri): "L'Europa si trova di fronte a un fallimento della sua politica energetica, tutta fondata sul green deal, su una speranza eccessiva nelle fonti rinnovabili."

 

Gli articoli del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini. 

 

Era mia intenzione dedicare la rassegna stampa alle gravi dichiarazioni del presidente della Confindustria Bonomi sull'incombente crisi economico-sociale indotta dai costi dell'energia, ma la lettura del comunicato-lettera di Italia Nostra  mi ha fatto cambiare idea. Bonomi ed il tracollo dell'industria manifatturiera italiana che ci attende nei prossimi mesi possono aspettare: dobbiamo dare la precedenza ad una cosa ben più importante, di cui la stagflazione italiana ed europea sarà solo una delle tante conseguenze negative. 

Italia Nostra individua correttamente nei fallimenti della Energiewende (transizione energetica) tedesca, basata sulla sostituzione degli idrocarburi fossili con le fonti "rinnovabili" non programmabili (e per ciò stesso fonti "NON alternative"), la causa prima del fallimento della lotta ai cambiamenti climatici ed i disastri della politica energetica europea ai cui effetti stiamo assistendo sbigottiti in questi mesi.

Italia Nostra non è sola a proposito di "fallita Energiewende". Anche Chicco Testa, ex presidente di Legambiente (e poi, tra le altre presidenze, anche dell'Enel), si è riposizionato nel suo giudizio sulla svolta "green" in salsa tedesca. Leggiamo dal suo articolo su Il Foglio" del 24 agosto "Alla voce energia tutti i partiti restano vaghi":

 

"L'Europa si trova di fronte a un fallimento della sua politica energetica, tutta fondata sul green deal, su una speranza eccessiva nelle fonti rinnovabili e completamente dimentica delle ragioni di sicurezza che dovrebbero essere al primo posto nelle scelte energetiche. Il caso più eclatante è probabilmente quello della Germania. Qualche esponente politico di rilievo comincia a parlare di completo fallimento della transizione energetica tedesca."

 

Chicco Testa è in buona compagnia, anche sulla stampa, nell'essere convinto delle colpe della Germania, che è, di fatto, il Dominus dell'Unione Europea. Leggiamo che cosa scriveva quello stesso giorno Paolo Annoni su Il Sussidiario, nell'articolo "Così la Germania manda in frantumi la solidarietà europea":

 

"... il lasso di tempo, misurato in anni, che intercorre tra lo scenario attuale e il rimpiazzo della Russia è più che sufficiente per far collassare l’economia di un grande Paese industriale come la Germania e forse, Dio non voglia, anche la sua società... Se in Europa si tenta di “risolvere” il problema chiudendo questa o quella impresa, per abbassare la domanda di gas, il futuro è fatto prima di cronica mancanza di materiali e poi di tessere annonarie. La distanza da colmare nella percezione comune ancora attaccata ai “due gradi in meno di riscaldamento” è siderale. Il meccanismo europeo con cui si fissa il prezzo del gas, senza entrare nei dettagli, vive dell’assunto che il “mercato” sia sempre in grado di garantire le forniture e che il gas sia una risorsa messa a disposizione dai fornitori su un mercato globale come se fosse un paio di scarpe. La realtà è diversa da questa ideologia perché il gas è una risorsa strategica che fa funzionare i sistemi industriali e le economie. Quello che abbiamo imparato in questi mesi, osservando attoniti quotazioni che sono un multiplo dei costi di produzione, è che se ideologia e realtà vanno in cortocircuito tanto peggio per la realtà."

 

Ancora più specifico sulla "diversità tra la realtà e questa ideologia" è stato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia (e l'uomo più ricercato e fotografato dai giornali italiani negli ultimi mesi), nell'intervista concessa a La Verità del 29 agosto nell'articolo "Il gas sarà razionato. Dobbiamo riaprire le centrali a carbone", che sottotitolava:

“L'errore è stato pensare di risolvere tutto con le rinnovabili. Una cosa fuori dalla realtà”.

L'articolo è stato parzialmente ripreso dal Sussidiario, liberamente consultabile in rete, intitolandolo "Davide Tabarelli/ “Rinnovabili? Basta alibi, questi impianti sono invasivi.

Leggiamo qualche passaggio dell'intervista:

 

"L’ansia del cambiamento climatico è la madre di tutto.”

Secondo l’esperto, l’ansia del cambiamento climatico ha indotto i produttori di gas e petrolio a ridurre gli investimenti sulla capacità produttiva. Il risultato è la scarsità dell’offerta e i prezzi salgono. Ma non solo…

“Poi si è aggiunta la questione russa. Le radici sono lontane, però. L’ambientalismo antindustriale a sinistra ha avuto il sopravvento sulla critica al sistema capitalistico in senso stretto tipica del vecchio partito comunista. Io ho avuto una piacevole discussione con un esponente dei Verdi pochi giorni fa. Vivono nel loro mondo”. Enrico Letta è stato ministro dell’Industria nei primi anni Duemila. Ha firmato le prime direttive gas. Ma dopo 22 anni lo vedo poco attento alle questioni industriali. Da qui nasce anche la “distrazione europea” espressa dalla von der Leyen e da Timmermans. Per non parlare degli ambientalisti al governo in Germania”.

Hanno anche un alleato in più. La grande finanza!

"Che si è innamorata di questa bolla alimentata dalla "certezza" che fra pochi mesi avremo l'acqua sopra al Colosseo a causa del cambiamento climatico."

Infine una considerazione sulle rinnovabili:

“Sia chiaro, facciamo le rinnovabili là dove possono essere realizzate. E finiamola con l’alibi di mettere in croce le soprintendenze. Questi impianti sono “invasivi”. Il paesaggio, soprattutto in Italia, ha un valore economico. Si ritorna sempre lì. Al tema della densità energetica. Quello che tu fai su 500 ettari con un impianto fotovoltaico lo fai in una normale centrale convenzionale che occupa mezzo ettaro”.

 

Alberto Cuppini