Con l'esplosione dei prezzi dell'energia, sulle rinnovabili salvifiche cambia il vento. E cambia pure il Sole.

Contrordine! Se l'aumento del prezzo dell'elettricità nel mese di ottobre, che in Italia ha superato sul mercato all'ingrosso i 217 euro al MWh (esasperato dai mancati investimenti in combustibili fossili di questi anni e dalle misure cervellotiche di "decarbonizzazione integrale" ispirate dal "Green Deal" della commissione Ue), verrà confermato per dodici mesi, le bollette degli italiani, e quindi anche quelle degli industriali, raddoppieranno rispetto a quelle del 2020. Allora vedremo tutta la Confindustria e tutti i giornalisti del Sole marciare con noi, sotto le nostre bandiere, contro i nuovi impianti eolici sui crinali.

 

Deve essere successo qualcosa di nuovo. Di grave. E di imprevisto.

"L'accelerazione sui tagli di emissioni di anidride carbonica in Europa mette fortemente in crisi intere nostre filiere... Non possiamo uccidere intere filiere nell'industria italiana, che sono centinaia di migliaia di posti di lavoro, mentre gli altri, come Cina e India, che rappresentano il 33% delle emissioni, proseguono nella loro strada... Gli obiettivi possono essere raggiunti solo con una governance mondiale... Non è pensabile che l'Europa da sola, che emette l'8% dei gas clima alteranti, si ponga degli obiettivi così ambiziosi".

Così parlò Carlo Bonomi, presidente della Confindustria, nel suo intervento di tre giorni fa all'assemblea della Confindustria Umbria.

Così scrisse Jacopo Giliberto sul Sole del 3 novembre, il giorno dopo, in un articolo dal titolo "La politica del realizzabile cerca risposte efficaci per ripulire l'aria dalla CO2":

"Lunedì il presidente italiano del consiglio Mario Draghi ha fatto imbufalire legioni di ecologisti quando ha detto che servono tecnologie capaci di superare i limiti delle fonti rinnovabili di energia... In sostanza, Draghi ha detto che per superare i limiti delle tre primarie fonti rinnovabili di energia - cioè acqua, vento e sole - dobbiamo iniziare a sviluppare oggi alternative praticabili affinché sia possibile fruirne in pieno fra alcuni anni... I limiti... sono la bassissima densità energetica, la loro incostanza e la localizzazione. L'incostanza non si manifesta nei costi bassissimi di produzione ma nei costi altissimi di non-produzione: quando il vento si placa e il sole declina vengono accese a velocità turbo le centrali elettriche non rinnovabili (che si fanno pagare un botto per il servizio) oppure si installano enormi pacchi di accumulatori al litio (costano un botto e mezzo e non bastano a dare la corrente che serve)."

In sostanza, il Giliberto ha detto quello che noi dei comitati e delle associazioni nostre amiche andiamo ripetendo da almeno una dozzina d'anni.

Addirittura Giliberto, nello stesso articolo, riconosce per la prima volta che esiste un ambientalismo diverso da quello mainstream, che in Italia è rappresentato da Legambiente, WWF e Greenpeace, ossia dalle tre associazioni che hanno firmato "protocolli d'intesa" con l'Anev, l'associazione degli eolici italiani:

"L'ingombro vistoso delle rinnovabili è quello che in Italia sta contrapponendo due anime nobili dell'ambientalismo, fino a ieri coniugate. Da una parte l'ambientalismo che promuove le energie rinnovabili nel tentativo di preservare il clima. Dall'altra l'ambientalismo che vuole preservare il paesaggio - questo sì tutelato dalla Costituzione - come identità dei luoghi e come specchio in cui si riflettono le comunità che vi abitano. La "burocrazia" accusata di frenare l'installazione degli impianti eolici e solari non è cieca burocrazia ma semplicemente è, in assenza di altri strumenti efficaci, l'arma ultima usata dai difensori del paesaggio per opporsi al cambiamento dei luoghi."

Siamo rimasti sbalorditi. E sconcertati, dopo tanti anni che lo stesso Giliberto (soprattutto da capofila della campagna stampa del Sole voluta da Aurelio Regina, presidente del Gruppo tecnico Energia della Confindustria, contro di noi e contro le Soprintendenze), dalle pagine del Sole, ci ha scaraventato addosso, con ammirevole regolarità, innumerevoli secchiate di sterco equino. Così facendo, però, il Sole ha inconsapevolmente fornito concime e, con esso, ulteriori nutrienti all'humus sopito delle comunità appenniniche, spingendole con maggiore determinazione alla rivolta contro le soperchierie dei colonizzatori eolici e dei loro lacchè, ed ha garantito un migliore sviluppo vegetativo dei comitati, favorendo la produzione di frutti resistenziali grossi e gustosi.

Il nostro sbalordimento è vieppiù aumentato oggi, leggendo tra le righe di un altro articolo dello stesso Giliberto, annunciato addirittura in prima pagina del Sole, "Rinnovabili, Italia in coda nella corsa dell'Europa all'eolico in mare":

"Perché posare in mare queste eliche possenti su piloni che sviluppano uno sbraccio alto 200 metri, con costi decisamente più alti rispetto all'eolico sulle colline?...Per l'Italia - povera di vento e ricca di comitati riottosi a ogni "devastazione contro il nostro paesaggio" - s'aggiunge il motivo del difficile consenso. Scopo primario dell'eolico offshore italiano, evitare i crinali sovraffollati di pale eoliche e i comitati del no. I comitati per la tutela del paesaggio sono l'altra anima, altrettanto nobile, dell'ambientalismo e invece di voler conservare il clima che amiamo vogliono conservare il paesaggio, quell'identità dei luoghi in cui si rispecchiano le comunità di chi li abita. Il comitatismo ha come solo strumento d'opposizione i ricorsi alla burocrazia, cioè i Tar e le sovrintendenze, per invocare la tutela di quel paesaggio difeso dalla Costituzione (articolo 9), a differenza del clima."

Qualche precisazione:

1) I comitati per la tutela del paesaggio e dell'ambiente contro l'improvvisa invasione di impianti eolici fuori scala sui crinali vogliono "conservare il clima" esattamente come tutto il resto. Non sono mica cretini (con la "ci" di cane). Come ora finalmente ammette anche Draghi, scottato dall'esplosione dei costi energetici, essi sono da sempre convinti che, per il contrasto, la mitigazione o, al peggio, l'adattamento al cambiamento climatico, servano nuove tecnologie, in gran parte del tutto da inventare, e per le quali occorreranno molto tempo e molti denari. Tecnologie alternative alle attuali, quindi, a differenza delle Fer elettriche non programmabili. Eolico, fotovoltaico e tutte le altre fonti non programmabili di energia (che alternative non sono) ormai hanno dimostrato non solo di essere inutili a tal fine, ma persino controproducenti.

2) Le "molte associazioni ambientaliste" che secondo Giliberto "dicono no a tutto ciò, e chiedono altri strumenti, cioè solo fonti rinnovabili e meno energia per tutti" in realtà, in Italia, non sono affatto molte. Sono solo le associazioni incondizionatamente favorevoli all'eolico a cui, fino a ieri, hanno sempre fatto esclusivo riferimento i giornaloni, ossia Legambiente, Greenpeace e WWF.

Con queste ulteriori precisazioni:

a) Greenpeace, nella azzeccata definizione di Chicco Testa, è “un gruppo di funzionari... un’agenzia di comunicazione che vive sulla raccolta fondi. Non ci si può neanche iscrivere non ha congressi, nè assemblee, nè tesserati.” Nessuno di noi dei comitati li ha mai visti, nè a favore nè contro, in occasione delle battaglie contro gli impianti eolici.

b) Tutte le sezioni del WWF (almeno quelle con cui abbiamo avuto a che fare finora noi della Rete della Resistenza sui Crinali) sono ostili agli impianti di rinnovabili di ragguardevoli dimensioni. L’unica ad essere favorevole all’impalamento indiscriminato dell’Italia è una apparatchik dell’organizzazione sovranazionale, che è la sola di cui i giornali riportano le dichiarazioni.

c) In Italia questa aggressione da tempo in corso, attraverso l'installazione di impianti Fer industriali, alla natura ed al paesaggio - ed ora anche con l’invocata soppressione dei sistemi di tutela amministrativa - viene condotta solo da Legambiente o, per meglio dire, da questa dirigenza nazionale di Legambiente, che esautora i suoi stessi circoli ricalcitranti, come, ad esempio, a suo tempo il circolo Emilia est ed ora quello che non ha accettato l'impianto eolico a San Bartolomeo in Galdo.

3) "Comitatismo" è un termine dispregiativo inventato per l'occasione dai dirigenti di Legambiente, che in queste circostanze, adottando tecniche da Comintern contro comunità locali deboli ed oppresse (i "riottosi comitati del no", appunto), conferma la persistenza ai vertici dell'associazione di un forte imprinting illiberale.

4) Il "comitatismo" non "ha come solo strumento d'opposizione i ricorsi alla burocrazia, cioè i Tar e le sovrintendenze". Il "comitatismo" ha come principale strumento d'opposizione la partecipazione popolare.

Vabbè, questi due articoli del Sole sono però meglio di niente. E comunque meglio tardi che mai.

Se l'aumento dell'elettricità nel mese di ottobre, che in Italia ha superato sul mercato all'ingrosso i 217 euro al MWh (esasperato dai mancati investimenti in combustibili fossili di questi anni e dalle misure cervellotiche di rapida "decarbonizzazione integrale" ispirate dal "Green Deal" della commissione Ue) verrà confermato per dodici mesi, le bollette degli italiani, e quindi anche quelle degli industriali, raddoppieranno rispetto a quelle del 2020. Allora vedremo Carlo Bonomi, Aurelio Regina e tutti i giornalisti del Sole marciare con noi, sotto le nostre bandiere, contro i nuovi impianti eolici sui crinali. E le ruspe della Confindustria estirpare gli impianti fotovoltaici ed abbattere gli aerogeneratori esistenti.

Ricordate la canzone "Come si cambia"?   

Come si cambia per non morire

Come si cambia per guadagnare

Come si cambia per non soffrire

Come si cambia per ricominciare

 

Alberto Cuppini