Il blackout e i costi della transizione secondo la Staffetta

L'apagòn spagnolo di due settimane fa ha disvelato senza misericordia le disfunzionalità e l'insostenibilità economica di un sistema elettrico basato su fonti di energia non programmabili (eolico e fotovoltaico). Entrambe queste insanabili negatività erano facilmente prevedibili, come dimostra il documento presentato del Comitato Nazionale per il Paesaggio già in occasione dell'audizione del 25 novembre 2019 presso la X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati sulla SEN e il PNIEC per il 2030, in cui si affermava senza mezzi termini che "tutti i numeri del PNIEC afferenti ai costi vengono dati a braccio e con la massima superficialità" e che "abbiamo anche più volte corso rischi per la sicurezza, ovvero blackout dalla durata e dagli esiti imprevedibili".

 

Ecco qualche brano, privo di qualsivoglia nostro commento, tratto dall'editoriale di venerdì 9 maggio della Staffetta Quotidiana (Quotidiano delle Fonti d'Energia) dal titolo "Il blackout e i costi della transizione".

(L'editoriale completo è disponibile in linea sul sito web della Staffetta previa sottoscrizione dell'abbonamento).

 

"... probabilmente i costi della transizione sono stati generalmente sottovalutati... in tanti preferivano far passare messaggi rassicuranti, additando come cripto-negazionista chi provava a far tornare i conti.

Di esempi ce ne sono a iosa, a cominciare da chi sosteneva che avere dieci miliardi di euro l'anno di incentivi alle rinnovabili in bolletta non era un problema (a dire il vero nel 2016 si era arrivati fino a 14 miliardi. NdR) e si poteva aumentare ancora, per arrivare a chi, in tempi più recenti, cercava di nascondere sotto il tappeto i costi per lo sviluppo dell'eolico offshore.

Proprio su quest'ultimo punto sono arrivate in settimana due conferme delle criticità in atto: lo stop al progetto Orsted nel Regno Unito perché economicamente insostenibile e l'annuncio del Mase che nella prossima asta l'eolico offshore non ci sarà.

La nuova ministra tedesca dell'Energia lo ha detto con estrema chiarezza in settimana: “il blackout nella penisola iberica ha dimostrato quanto possa essere vulnerabile il sistema elettrico … lo sviluppo dell'energia eolica e solare ci ha aiutato a compiere progressi nella protezione del clima ma i rischi e i costi del sistema sono stati sottostimati”.

D'altronde, il Financial Times, parlando del dibattito spagnolo, riportava in settimana le stime Bnef sugli investimenti in reti elettriche: in Spagna pari a 30 centesimi per ogni euro investito in rinnovabili, contro una media europea di 70 centesimi.

Il nodo delle reti non è secondario: un anno e mezzo fa l'Aie scriveva che entro il 2040 ne servono ulteriori 80 milioni di km, pari alla metà della distanza tra la Terra e il Sole, per investimenti che dovranno raddoppiare, nel giro di cinque anni, a 600 miliardi di dollari l'anno...

Questi fatti – ormai parliamo di fatti – vanno tematizzati e non nascosti o minimizzati".

 

Ho capito, ma se me lo dicevi prima...

Come prima?

Ma sì, se me lo dicevi prima...

Prima quando?

Ma prima, no?

 

Alberto Cuppini