Altro che bla bla bla! L'Ue disposta a tutto... per il gas russo

Diario dei trenta giorni che sconvolsero l'Europa in una rassegna stampa (seconda parte).

 

L’invereconda pantomima messa in atto dal ministro della “Transizione ecologica” Cingolani, che si è prostrato ad uso e consumo dei fotografi davanti alla “Piccola Greta” come i Magi a Betlemme, ha involontariamente anticipato di pochissimi giorni un’analoga genuflessione dei governanti dell’Unione europea davanti a Putin, che controlla il gas sempre più necessario a far funzionare un’economia che si vorrebbe basata su... pale e pannelli!

 

(Qui la prima parte della rassegna stampa).

 

Mentre le ragazzine che avevano partecipato all'umiliante (umiliante per l'Italia e per il buon senso) rituale ONU di fine settembre avevano appena lasciato Milano in barca a vela per tornarsene a casa, la realtà si riprendeva brutalmente la scena, spazzando via in maniera definitiva, semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, l'ormai esausta retorica green della globalizzazione felice se tutti saremo buoni e bravi.

Il Destino ha bussato alla porta degli obnubilati europei occidentali per il tramite di un'ulteriore deflagrazione del prezzo del gas (tanto più necessario al funzionamento del sistema elettrico quante più pale eoliche e pannelli fotovoltaici vengono installati) e, di conseguenza, quello dell'elettricità.

Il 6 ottobre, per l'elettricità da utilizzare il giorno 7, abbiamo raggiunto il picco di questa esplosione dei prezzi. In Italia dalle otto alle nove del mattino, pur con un carico sulla rete non particolarmente rilevante, il PUN è decollato a 380 euro al MWh, e la giornata si è chiusa con il PUN a 307,72.

Anche in Germania e in Francia, per quello stesso giorno, l'elettricità all'ingrosso doveva essere pagata in media attorno ai 300 euro al MWh. Sui mercati internazionali e nel silenzio dei media mainstream, per qualche ora, si è temuta la fusione del nocciolo della civiltà industriale in Europa. Già pochi giorni prima l'Arera aveva, di fatto, dichiarato lo stato di emergenza perchè in settembre il PUN medio era improvvisamente balzato a 158,6 euro al MWh, mentre nel settembre precedente quotava 48,8 euro, ed il governo aveva precipitosamente assunto provvedimenti eccezionali per cercare di limitare l'effetto disastroso del caro bollette nell'ultimo trimestre di quest'anno.

 

Andamento dei prezzi e dei volumi negli ultimi 30 giorni sul Mercato del Giorno Prima (MGP). Con il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso
costantemente al di sopra dei 200 euro al MWh,l’Italia finirà sott’acqua senza bisogno dello scioglimento dei ghiacci polari.

 

Proponiamo di seguito la seconda parte di una rassegna stampa di articoli selezionati - privi di qualsivoglia nostro commento - per meglio comprendere che razza di pasticcio abbiano combinato gli sciagurati (e le sciagurate, soprattutto le sciagurate) a Bruxelles. I grassetti sono nel testo.

Teniamo solo a fare notare, a costo di sembrare ineleganti, che alcuni giornali (ancora pochi e mai i giornaloni, che continuano a raccontare - come leggerete in qualche esempio qui sotto - tutta un'altra storia) scrivono ora quello che noi andavamo ripetendo, inascoltati, da anni  ed invocano, quando forse è troppo tardi, alcune soluzioni da noi già suggerite.

 

 

Gianluca Di Donfrancesco dal Sole del 2 ottobre "Cingolani: «Nel 2022 possibili prezzi più ragionevoli per il gas»":

Speriamo che dopo il primo trimestre del 2022, con nuovi equilibri internazionali e l’apertura di nuove pipeline, torneremo a prezzi più ragionevoli del gas. Ma rimaniamo sulla strada dell’uscita dal gas». Lo ha detto ieri il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, durante la conferenza stampa di chiusura della Pre-Cop26 di Milano".

 

Titolo dalla Staffetta Quotidiana del 4 ottobre: "PreCop, Cingolani: “nessun futuro per investimenti sui fossili”.

 

G.P. dalla Staffetta Quotidiana del 7 ottobre "Putin segna a porta vuota":

"Poche semplici parole di Putin - siamo pronti a darvi più gas - hanno avuto ieri effetti di enorme peso: arrestare (si spera non solo per poco) la spirale rialzista dei prezzi gas che in queste ore rischia di diventare contagio sistemico per l'economia... "La transizione non è il problema, è la soluzione" è il refrain di queste ore, che però dice tutto e niente...  Il vero problema da risolvere quando dalla teoria si scende nella vita reale, è piuttosto se siamo sicuri di riuscire a sopportare gli scossoni che la società e l'economia riceveranno lungo il percorso. E qui purtroppo, come già scritto, l'esperienza di questi giorni sembra mostrare che i policy maker non avessero la minima idea della gravità, dell'intensità e della durata dei contraccolpi a cui il sistema va incontro, anche come conseguenza delle loro scelte, e di cui quanto viviamo in queste settimane sembra una prova generale... Perché qualcuno dovrebbe volere un contratto di lungo termine se non sa quale sarà la domanda nei prossimi anni per via della decarbonizzazione? La domanda andrebbe posta prima di tutto alle istituzioni europee (e magari all'Aie) che per anni hanno disincentivato la stipula di contratti di lungo periodo... Nelle stesse settimane ad esempio l'UE era intenta a alzare ancora gli obiettivi energia-clima al 2030 e l'Aie, organizzazione multilaterale in teoria nata proprio per prevenire e contrastare i rischi di shock domanda-offerta, a stilare uno scenario Net Zero che prevede lo stop ai nuovi investimenti nella produzione di gas al 2025. Davvero nessuno alla DG Energia o all'Agenzia di Parigi ha pensato di lanciare almeno un'allerta? ... Qual è la logica infatti nel lasciar intendere che il metano sia quasi una filiera a perdere, escludendolo anche dalle infrastrutture transeuropee e dalla tassonomia, e il minuto dopo proporre acquisti comuni e scorte europee? ... Ancora una volta: l'intenzione degli Stati è provare a sciogliere il nodo o restare immobili, messi sotto scacco da ambientalisti e think tank che, senza alcuna responsabilità di governo né verso l'economia e i cittadini, ripetono a disco rotto che le fonti fossili vanno chiuse domani... Il vicepresidente della Commissione Timmermans, politico acuto e solitamente poco avvezzo alle semplificazioni, ripete continuamente che se avessimo realizzato il Green Deal cinque anni fa, i problemi che incontriamo oggi li avremmo alle spalle. Ma significa solo che i problemi li avremmo avuti cinque anni fa e finché non sappiamo come li avremmo affrontati (come non sappiamo come farlo adesso) saremo al punto di partenza."

 

Titolo dalla Staffetta Quotidiana del 7 ottobre: "Caro energia, Cingolani: dobbiamo fare i conti col gas, serve una riflessione sul mix".

 

Editoriale non firmato dalla Staffetta Quotidiana dell'otto ottobre "La schizofrenia europea su gas e petrolio":

"Di petrolio e gas avremo bisogno ancora per diversi decenni. Se non ci occupiamo di mantenere in efficienza queste filiere, il rischio è di andare incontro sempre più spesso a shock di prezzi e squilibri tra domanda e offerta come quelli che stiamo vivendo in questi giorni. E come il cambiamento climatico aumenta la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi, così la transizione, se non governata, rischia di aumentare gli eventi estremi sui mercati e sui prezzi di gas e petrolio – che vuol dire (oggi e ancora per un bel po' di tempo) su bollette e carburanti. Sconvolgimenti che rischiano di mandare a monte la stessa tabella di marcia della transizione, ben più delle ubbie dei “negazionisti”... Non solo dunque non si avranno dopodomani i carburanti sostenibili, ma si rischia anche, domani, di non avere i carburanti fossili di cui si avrà ancora bisogno. O di averli a condizioni economiche proibitive. Come sta succedendo oggi per il gas: non dare una prospettiva certa – per quanto di ridimensionamento – agli operatori, significa spingere gli operatori sempre più sullo spot esponendosi ai capricci del mercato globalizzato, e il risultato sono shock come quello di questi giorni. Ed è sconcertante sentire il responsabile europeo del Green Deal, Frans Timmermans, citare al consiglio dei ministri dell'Ambiente UE il tema dei “sussidi alle fonti fossili” indicandoli quasi come un tesoro cui attingere per finanziare la transizione... Che in un dibattito al massimo livello delle istituzioni europee il massimo rappresentante della Commissione in materia di energia tiri fuori in questa chiave il refrain insensato dei sussidi alle fonti fossili è segno di una grave carenza di argomentazioni e di scarso contatto con la realtà. E forse anche di disagio e confusione di fronte a uno scenario inatteso come quello di queste settimane. Come sostanzialmente immaginari sono i sussidi alle fonti fossili, concretissimi sono invece gli aumenti dei prezzi del gas e dell'elettricità che hanno costretto il governo italiano a trovare cinque veri miliardi di euro per ammortizzare il colpo sulle bollette per soli sei mesi. Miliardi che per una parte non irrilevante arrivano paradossalmente da fondi destinati alle rinnovabili e all'efficienza e vanno a pagare i fornitori di gas... atteggiamento schizofrenico di chi con la destra continua ad alzare l'asticella degli obiettivi climatici, gettando a mare la filiera del gas e del petrolio, e con la sinistra elargisce miliardi a pioggia per abbassare i prezzi troppo alti di petrolio e gas."

 

Articolo non firmato dal Quotidiano Energia dell'otto ottobre "Transizione, il caro-energia divide i 27":

I burocrati di Bruxelles combattono contro i cambiamenti climatici aumentando di continuo i prezzi dell’elettricità da carbone e gas, provocando un aumento delle bollette in tutta Europa”. Non usa mezzi termini il primo ministro ungherese Viktor Orban, che parlando oggi alla radio pubblica ha annunciato un'azione per coalizzare gli Stati Ue contrari all'accelerazione della transizione prevista dal pacchetto Fit for 55... Le parole del premier magiaro, per quanto estreme, ben sintetizzano la distanza tra gli Stati membri Ue in tema di transizione, che il caro energia ha ulteriormente esasperato. Dal Consiglio Ambiente di mercoledì è emersa un'Europa spaccata in due, sia sulle possibili misure contingenti da adottare a livello comunitario che su Fit for 55... il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha gettato acqua sul fuoco sostenendo che il caro-energia "non ha niente a che fare con la transizione" ma deriva dal "nervosismo del mercato"."

 

Chicco Testa dal Foglio del 9 ottobre "È un tabù, ma la crisi energetica c'entra con la transizione verde":

"Di per sé l'aumento del prezzo delle fonti tradizionali di energia primaria dovrebbe essere, secondo alcune azzardate teorie, un segnale positivo. E’ il risultato di una scarsità desiderata (mai più investimenti nei fossili!) e dovrebbe favorire fonti alternative. Una situazione teoricamente perfetta. Solo che… Pensare di sostituirle o far credere che questo sia possibile in un tempo breve vuol dire mancare completamente di senso della realtà. Con un'aggravante: la crisi odierna, al contrario di altre situazioni storiche, è anche una crisi di scarsità, dovuta alla caduta verticale degli investimenti in nuovi giacimenti negli anni scorsi... industrie fondamentali per la crescita economica soccombono o vengono messe fuori mercato dall’impennata del costo dell’energia. E pensare che fino a ieri si puntava in Italia a eliminare i cosiddetti “sussidi ambientalmente dannosi”, cioè a gravare con ulteriori tasse su alcuni consumi energetici. Oggi si corre a fare esattamente il contrario, sperando di ridurre così la spesa per famiglie e imprese. Un altro aspetto lunare di questa discussione fuori dalla realtà è rappresentato dal dibattito in corso in sede europea sulla “tassonomia” degli investimenti verdi. Se ne parla poco, ma avrà conseguenze enormi e durature. In pratica l’Europa tramite questo strumento definisce quale tipo di investimenti è compatibile con la transizione verde. E da questa classificazione dipende la possibilità di accedere a finanziamenti pubblici e privati. Fuori naturalmente carbone e petrolio, ma fuori anche il gas... e fuori secondo alcuni paesi una fonte di energia per la quale non si dipende dall’estero, vale a dire il nucleare... Come sia possibile uno strabismo di questo genere è onestamente difficile da capire e anche il ministro Cingolani... deve far finta di credere che le rinnovabili... siano la soluzione di tutti i mali. L’Europa rischia grosso e solo i teorici della decrescita possono gioire di questa situazione. Ma dovremmo avere imparato che se la transizione non si accompagna alla crescita economica, rischiamo due cose: l’assenza del necessario consenso sociale o addirittura come dice Prodi “che prima o poi i cittadini ci corrano dietro con i forconi”, e la mancanza di risorse economiche e finanziarie per sostenere la transizione."

 

Guido Salerno Aletta da Milano Finanza del 9 ottobre "Putin incoronato: è lui l'unico garante del gas / Contro i dilettanti dell'Ue lo zar ha gioco facile":

"Lucidità strategica, brutalità operativa ed eleganza diplomatica da parte della Russia. Velleitarismo e frammentazione degli interessi nazionali nell'Unione Europea. Da una parte, sono bastate le parole di Vladimir Putin, che ha assicurato l'impegno della Russia a stabilizzare il prezzo del gas, per far cambiare orientamento ai mercati impennati al parossismo. Confermando l'adempimento di tutti gli impegni contrattuali assunti da Gazprom e sottolineando gli errori della regolamentazione europea che ha preferito orientare il mercato del gas verso le aste spot rispetto ai contratti di approvvigionamento a lungo termine, Putin ha mandato un messaggio: la Russia non è vendicativa ma non si fa menare per il naso... Nel settore dell'energia l'Europa ha fatto solo passi indietro rispetto a 70 anni fa, quando prima con la Ceca e poi con l'Euratom aveva colto a pieno l'essenzialità del comparto, in termini politici prima ancora che economici, al fine di evitare una concorrenza logorante al proprio interno e di ricercare un alto grado di indipendenza verso il resto del mondo. Ai suoi tanto sbandierati Pacchetti Energia, alla transizione ecologica epocale... e ai recenti strappi del Fit for 55 corrisponde la disarmante concretezza da parte della Russia... E' drammatica l'improvvisazione con cui l'Ue sta gestendo il processo di transizione ecologica... i soldini e i soldoni degli innumerevoli e parcellizzati Pnrr rischiano di trasformarsi in un inutile dispendio di risorse."

 

Vittorio D'Ermo da Quotidiano Energia dell'undici ottobre "Le incertezze della transizione spingono il caro-energia":

"I mercati sembrano entrati in una fase in cui gli aumenti innescano nuovi rialzi anche a prescindere dai fondamentali per effetto di acquisti speculativi e anche cautelativi da parte di operatori che vogliono mettersi al riparo da nuovi rincari... Il rialzo va ricercato nel clima determinato dalle incertezze della transizione che vede una progressiva rarefazione dell'offerta di idrocarburi a fronte di una domanda internazionale in forte recupero. Questo fenomeno è particolarmente evidente in Europa dove le politiche energetiche hanno puntato soprattutto allo sviluppo delle rinnovabili".

 

Giuliano Sarricchio da Controllabolletta.it dell'undici ottobre "L’Europa alla canna del gas":

"Improvvisamente, abbiamo scoperto che nel mondo non ci sono risorse sufficienti a soddisfare la fame di energia... Nel giro di pochi mesi il prezzo di energia elettrica e gas quintuplica, e si affaccia all'orizzonte la prospettiva di una ripresa economica post-Covid vanificata dalla scarsità di materie prime, con conseguenti tensioni inflazionistiche... Le sorti dell'economia europea oggi dipendono dalla valvola di un tubo. L'aspetto più preoccupante è che l'apertura della valvola è decisa da Mosca. Ne abbiamo avuto dimostrazione il 6 ottobre, quando il prezzo del metro cubo raggiungeva 150 centesimi e il PUN si spingeva fino a 380 €/MWh. Nel giorno più difficile, dopo una galoppata dei prezzi che durava da mesi, con un mercato assolutamente fuori controllo, una dichiarazione rassicurante di Putin faceva magicamente invertire la tendenza. Considerando la portata della correzione, di circa 100 €/MWh, ha fatto più Putin con una intervista, che il Governo Draghi con una manovra da 3 miliardi di euro! Come ha potuto l'Europa ridursi in questo stato? ... Ancora una volta, l'epicentro della crisi è localizzato in Cina. La carenza di energia elettrica è tale che lo scorso mese il settore manufatturiero ha subito la prima contrazione dall'inizio della pandemia. Pechino ha ordinato alle compagnie energetiche statali di assicurarsi le forniture di combustibili fossili a tutti i costi per evitare carenze invernali, contribuendo a far salire i prezzi per altri grandi importatori, tra cui l'Europa... Di fronte all'emergenza energetica, e alla prospettiva di fermare le fabbriche o lasciare i cittadini al freddo, anche le questioni ambientali passano in secondo piano. Dopo aver registrato lo scorso inverno le temperature più basse della storia, con il termometro sceso oltre i 50° gradi sotto zero, la Cina teme l'arrivo del grande freddo e paga qualunque prezzo per accaparrarsi le scorte di combustibile. Le navi cariche di gas naturale liquido, che nel 2019 inondavano i mercati europei di gas, spingendo le quotazioni ai minimi storici, si dirigono verso il migliore offerente, determinando un inevitabile allineamento dei prezzi sui diversi mercati internazionali... Per contenere gli effetti degli aumenti delle ultime settimane sul primo trimestre 2022, è necessario un dimezzamento dei prezzi entro il mese di novembre. Ci auguriamo che tale prospettiva possa realmente concretizzarsi e non sia troppo tardi."

 

David Carretta dal Foglio del 13 ottobre "Bollette troppo alte, le rinnovabili non bastano. L'Ue si divide tra gas e nucleare":

"I Ventisette si dividono sulle tecnologie da adottare per accompagnare il Green deal. Francia contro Germania... ll presidente francese, Emmanuel Macron, ieri ha annunciato che il primo obiettivo del suo piano di investimenti da 30 miliardi di euro “France 2030” sarà di sviluppare “reattori nucleari di piccole dimensioni” per sostenere la transizione climatica e la decarbonizzazione dell’economia. “Avremo ancora bisogno di questa tecnologia”, ha detto Macron a proposito del nucleare che, complice l'aumento del prezzo dell'energia, sta raccogliendo nuovi consensi dentro l’Unione europea. Uno dei tanti fattori che ha contribuito alla recente impennata dei prezzi è stata la mancanza di vento nell’Europa settentrionale, che ha provocato una riduzione delle forniture di energia eolica. Secondo alcuni scienziati il fenomeno potrebbe non essere temporaneo, ma strutturale: la causa del calo del 15 per cento della forza del vento – secondo il gruppo indipendente Vortex – potrebbe essere lo stesso cambiamento climatico che l'Ue vuole combattere con il suo Green deal... La Commissione europea oggi presenterà la sua “Tool box” per affrontare gli aumenti dei prezzi attuali. La commissaria all’Energia, Kadri Simson, ha già annunciato che non ci saranno rivoluzioni... La Commissione deve decidere se inserire nucleare e gas nella “tassonomia”."

 

Editoriale non firmato dalla Staffetta Quotidiana del 13 ottobre “Io speriamo che me la cavo” / Caro energia, dalla UE una cassetta di attrezzi spuntati":

"Speriamo che il problema passi presto, perché al momento non sappiamo come gestirlo". La frase non è scritta apertamente nella "cassetta degli attrezzi" contro il caro energia presentata oggi dalla Commissione UE, ma è ciò che resta in mano a chi cerchi di stringere il pugno sul variegato ma inconsistente elenco di spunti di Bruxelles... misure vaghe e/o velleitarie, dall'efficacia o fattibilità da dimostrare, e che in ogni caso vengono rinviate ad approfondimenti futuri... via libera a misure emergenziali di tutela della domanda, ... che tuttavia è inverosimile si possa riprodurre indefinitamente, per la loro grande onerosità, e che calmierando i costi delle fonti fossili contraddicono gli stessi sforzi per la transizione. Pregare che la tempesta passi anche stavolta, insomma, sembra l'unica strada. Il problema è che non è detto succeda. Le tensioni di oggi stanno avendo un'intensità e una durata inedite e, se stavolta sono figlie anche di fattori contingenti, rappresentano una cartolina dal futuro su ciò che ci aspetta con l'avanzare della transizione. La speranza da nutrire sarebbe un'altra: che si capisca che la vera questione da affrontare sono i costi dell'incertezza che produce volatilità. Un problema tutt'altro che semplice, che non se ne andrà con l'inverno."

 

Gianluca Di Donfrancesco dal Sole del 13 ottobre: "Iea: triplicare gli investimenti nelle rinnovabili":

"Gli investimenti nelle energie rinnovabili sono troppo bassi... La denuncia arriva dall'Agenzia Internazionale per l'energia (Iea) che ha anticipato di un mese il suo World Energy Outlook, proprio per consegnarlo ai leader mondiali a poche settimane dalla Cop26 di Glasgow... Nonostante tutti i progressi delle rinnovabili e della mobilità elettrica, il 2021 sta registrando un grande rimbalzo nell'uso di carbone e petrolio... i progressi nello sviluppo delle fonti verdi possono essere frenati da un "ostinato" ritorno di fiamma per i combustibili fossili. "I Governi devono risolvere questo problema alla Cop26, dando un segnale chiaro e inconfondibile del loro impegno a potenziare rapidamente le tecnologie pulite e resilienti del futuro" afferma il rapporto."

 

Alfredo Spalla dal Quotidiano Energia del 14 ottobre Gas italiano contro il caro-energia. Fer, questione in Cdm per superare gli stop:

"Audizione fiume di Cingolani sul Piano per la transizione. Giacimenti del Paese per ridurre le bollette: “Riflettiamoci numeri alla mano”. Rinnovabili, scontro con il Mic: “Fermi 3 GW, troviamo una via di mezzo”. Sad: “Da risolvere in 10 mesi, diventino sgravi su costo del lavoro”. Fit for 55, partiti i negoziati con la Commissione Ue...  Davanti a questa situazione, pur rimarcando che "nessuno vuole aumentare le quote di fossili" e che "dobbiamo cercare di installare tutto ciò che vogliamo di Fer", ha sottolineato che "non si può pensare di produrre energia dal niente"... L'altro fronte caldo è quello delle rinnovabili. "Abbiamo fatto un decreto semplificazioni potentissimo che porta da 1.200 a 250 giorni i tempi medi e adesso pubblicheremo le aste dei prossimi cinque anni, ma se il 95% delle proposte è fermato dalle Soprintendenze c'è un problema. Abbiamo 3 GW eolici e solari bloccati dalle Soprintendenze, che dicono che l'impatto paesaggistico non è accettabile anche se hanno la Via", ha denunciato il ministro. Ha quindi informato di avere intrapreso un'altra strada: "Come prevede la norma, ho chiesto di portare in Consiglio dei ministri la decisione con i poteri sostitutivi dello Stato. Spero di non doverlo fare con ogni benedetto impianto. Mi auguro che ci sia un intendimento comune, anche se è chiaro che parliamo due lingue diverse."

 

Articolo non firmato sulla Stampa del 14/10 "Energia, Cingolani: "Costo gas salirà ancora. Occorre aumentare produzione interna":

"Nessun passo indietro sulle rinnovabili, anzi occorre imprimere un'accelerazione al cronoprogramma e consentire di istallare 60-70 Gigawatt di centrali elettriche rinnovabili entro il 2030... "io comunque 70 Gigawatt di rinnovabili che mi produrranno il 70% di elettricità verde non ce la faccio a metterli giù in due anni, tre anni, neppure se non ci fossero gli iter autorizzativi. Anche se lo facessimo in maniera selvaggia... Il Ministro ha anticipato "ci aspettiamo ulteriori aumenti del costo del gas", ma ha escluso che gli aumenti dipendano dalla transizione energetica".

 

Articolo non firmato dal Sole del 17 ottobre "Riforma oneri, sul tavolo anche il riassetto degli incentivi verdi":

"Il governo è al lavoro sulla riforma degli oneri di sistema dopo la manovra varata nelle scorse settimane per alleggerire temporaneamente l'impatto dei nuovi rincari di luce e gas... Una delle ipotesi allo studio, suggerita peraltro dalla stessa Arera e dall'Antitrust, è di trasferire alla fiscalità generale le voci non direttamente collegate a obiettivi di sviluppo ambientalmente sostenibili. I tecnici del governo starebbero però valutando anche un'altra strada: la rimodulazione della componente Asos nella quale è presente la stratificazione di diverse misure messe in campo nel corso degli anni e che necessitano da tempo di un'opera di razionalizzazione e semplificazione in modo da rivedere gli incentivi più datati. Un'operazione che, secondo prime valutazioni tecniche, potrebbe produrre risparmi tra 2 e 3 miliardi con conseguente alleggerimento della bolletta. I riflettori sarebbero puntati soprattutto sul Conto Energia che premia con tariffe incentivanti l'energia prodotta dagli impianti fotovoltaici per un periodo di venti anni.

 

Francesca Basso dal Corriere della Sera del 17 ottobre "Prezzi alti e mercati sotto stress: le risposte dell’Ue per proteggere il Green Deal (e le bollette)":

"il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, che ha la delega al Green Deal, ha spiegato alla plenaria del Parlamento europeo riunita a Strasburgo il 14 settembre scorso: «Non dobbiamo essere paralizzati dall’aumento dei prezzi dell’energia e rallentare la transizione, ma anzi dobbiamo accelerare per far sì che l’energia da fonti rinnovabili sia disponibile a tutti»... «Imporremo un prezzo all’inquinamento. Renderemo pulita l’energia che utilizziamo. Avremo auto più intelligenti e aeroplani più ecologici. E ci adopereremo - ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione - perché a obiettivi climatici più ambiziosi corrispondano obiettivi sociali più ambiziosi. La transizione verde deve essere equa»."

 

Sergio Giraldo dalla Verità del 17 ottobre "L'import di elettricità dalla Francia + 121% / Il nucleare d'Oltralpe fa la parte del leone":

"L'Ue si raduna sul caro energia ma non potrà nulla: è proprio la sua politica a mettere i Paesi in crisi. L'Italia, paradossalmente, dipende di più dalla Francia e dal suo nucleare... La Simpson (commissario all'energia) ha aggiunto che l'unico modo per evitare nuove crisi è accelerare la transizione all'energia verde... L'Unione persevera nel Green deal, senza variazioni. La scelta politica di essere la prima a muoversi sul terreno climatico è molto chiara. Una decisione che porta con sé conseguenze nel medio termine di difficile gestione, tra cui costi più alti per imprese e famiglie e svantaggi competitivi. Nell'ottica dell'Unione e del blocco industriale finanziario tedesco che ne è il principale ispiratore si tratta di una scelta obbligata... La creazione di un salto tecnologico quale è il Green deal impone una selezione all'interno dell'industria, una distruzione dell'esistente in favore di un nuovo paradigma... L'allarme climatico costituisce un decisivo supporto a una politica industriale che, pur se liberale, nei fatti necessita di una dose massiccia di dirigismo. Lo dimostra il numero e la complessità delle norme che fanno parte dei "pacchetti" della Commissione... ma la realtà rischia di essere assai diversa dal piano... L'Unione europea, con un tempismo che farebbe invidia al ragionier Ugo Fantozzi, lancia la sua distruzione creativa nel mezzo di una crisi mondiale senza precedenti... Uno stormo di cigni neri volteggia sopra le teste degli europei e degli italiani".

 

Michelangelo Cocco dal Domani del 17 ottobre "Prima lo sviluppo poi l'ambiente: Xi diserta il vertice sui cambiamenti climatici":

"Xi Jinping non parteciperà di persona né al vertice del G20 di Roma (30-31 ottobre) né alla conferenza delle Nazioni unite sul clima COP26 di Glasgow (9-20 novembre)... con l’inverno alle porte, nelle ultime settimane milioni di aziende (anche straniere) e famiglie in oltre la metà delle province cinesi si sono viste staccare l’elettricità ripetutamente. I razionamenti - legati, come in altre parti del mondo, all’impennata della domanda di energia - hanno colpito particolarmente l’industria pesante nel nord-est e, a sud, la locomotiva manifatturiera del Guangdong. Il governo mette le mani avanti: i blackout si protrarranno al 2022... La crisi ha messo drammaticamente in luce la contraddizione tra l’impegno di Pechino (picco nel 2030, neutralità carbonica nel 2060) a ridurre le emissioni di gas serra e la voracità energetica della seconda economia del pianeta, tanto che molti economisti hanno colto l’occasione per ribadire che - almeno per i prossimi anni - per l’industria non esisterebbero alternative ai combustibili fossili. Ad agosto, una nota della Ndrc aveva evidenziato che due terzi delle province cinesi avevano mancato i loro obiettivi di riduzione di CO2. Secondo il premier Li, i tentativi dei governi locali di recuperare terreno nelle ultime settimane hanno contribuito al caos. «Il picco e la neutralità carbonica richiedono un lungo e duro lavoro - ha dichiarato il numero due del Pcc -. Lo sviluppo rimane la soluzione per tutti i nostri problemi, e la carenza dell’offerta in questo momento rappresenta la maggiore insicurezza energetica». Nel corso di una riunione del governo con la Ndrc e l’Agenzia per l’energia, il premier ha dettato la nuova linea: non bisogna «correre troppo» con la riduzione delle emissioni, mentre va incentivata la produzione di metano e l’esplorazione di petrolio e gas. Nei prossimi mesi si andrà avanti comunque a tutto carbone: presentato come rimedio “temporaneo”, le province cinesi ne stanno aumentando massicciamente l’importazione da Russia, Indonesia, Canada, Filippine, Sudafrica."

 

Mattia Ferraresi dal Domani del 17 ottobre "La rivoluzione climatica di Biden si è già raffreddata":

"L’uomo più potente d’America, il senatore democratico Joe Manchin, ha soffocato la rivoluzione verde di Joe Biden prima ancora che venisse alla luce. Manchin è irremovibile, dunque non ci sarà il suo voto decisivo in Senato sull’iniziativa energetica da 150 miliardi di dollari, inserita nella gigantesca legge di bilancio... I funzionari dell’amministrazione ora stanno cercando di spacchettare il progetto di riconversione alle rinnovabili per infilarlo surrettiziamente in altri punti del disegno di legge, ma è chiaro che non potrà rientrare dalla finestra tutto quello che non si è riusciti a far passare dalla porta... Il fallimento del programma sulla transizione energetica è una ferita alla credibilità di Biden in vista della Cop 26. Il piano era presentarsi a Glasgow fra due settimane mostrando il programma energetico come prova che la prima potenza inquinante del mondo sta davvero cambiando rotta, mentre il presidente ci arriverà come latore di buoni propositi senza seguito concreto e come leader che sulla questione verde non riesce nemmeno a disciplinare il proprio partito. Le potenze riottose verso la transizione avranno buon gioco a usare l’inazione americana per giustificare la propria. L’inciampo politico-climatico di Biden va letto nel contesto più ampio della sua crisi di leadership. Il progetto rooseveltiano di riformare il sistema di welfare è già svanito... Gli stessi analisti spiegano che l’effetto del disastroso ritiro dall’Afghanistan, ormai svanito dalla memoria dell’elettorato introflesso americano, non è il fattore determinante del crollo (dei consensi), che invece va ricercato nella gestione della pandemia e della ripresa economica. Su questi due temi cruciali l’operato di Biden non è mai stato particolarmente gradito, anche prima che arrivasse il senatore Manchin a rovinargli la festa verde."

 

A cura di Alberto Cuppini. Nei prossimi giorni la terza e ultima (?) parte.