Riprendiamo dall'ultimo numero de l’Astrolabio un aggiornamento sul blackout di quaranta giorni fa nella penisola iberica, con notizie che sembrano confermare la diagnosi di eccesso di produzione elettrica intermittente: a un mese dall’apagón, si verificano sempre più spesso, in Spagna, in Italia e ovunque, i distacchi cautelativi degli impianti eolici e fotovoltaici dalla rete elettrica per preservarne la stabilità.

 

 

Il 28 aprile Spagna e Portogallo hanno subito quello che potrebbe passare alla storia come il primo grande blackout dell'era delle energie rinnovabili. Le autorità spagnole e portoghesi hanno promesso un'analisi delle cause dell'incidente che arriverà tra mesi, quando ciò che è accaduto diventerà dibattito tra tecnici e l’attenzione mediatica si sarà opportunamente spostata altrove.

La fragilità delle reti in cui il mix energetico è costituito in prevalenza da eolico e fotovoltaico l’avevo già sottolineata appena qualche giorno prima che accadesse il fattaccio.

Il problema spagnolo ha radici profonde: qualche settimana prima del blackout la stampa spagnola sottolineava come oltre 50 GW di progetti di impianti fotovoltaici fossero letteralmente in “svendita” e le aziende coinvolte prossime al fallimento. Le ragioni sono semplici: gli impianti solari producono tutti contemporaneamente nelle stesse ore e questo ha portato il prezzo medio del mercato all'ingrosso dell'energia elettrica in Spagna ad un progressivo crollo dei prezzi che ha toccato il suo punto più basso nell'aprile 2024 con 5,50 euro/MWh: insufficiente anche solo a coprire i costi.

Il settore solare spagnolo paga l'eccesso di aspettative create negli ultimi anni dal governo di Pedro Sánchez che, dipingendo la Spagna come l’”Arabia Saudita del sole”, è il vero responsabile di un’espansione incontrollata delle energie rinnovabili intermittenti senza aver minimamente preso in considerazione gli impatti che avrebbe avuto sulla stabilità della rete elettrica spagnola la drastica riduzione di capacità di generazione rotante, fornita dalle turbine delle centrali a gas,nucleari o idroelettriche, necessaria a mantenere l'inerzia della rete.

Al momento del blackout il sole splendeva e le risorse solari ed eoliche generavano rispettivamente il 59% e il 12% dell'elettricità totale: quindi solo il 30% della generazione disponeva della necessaria inerzia rotante per stabilizzare la rete.

Maxi aerogeneratori in Valmarecchia: oltre 20 associazioni criticano il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani per l'incredibile e inverecondo salto mortale all'indietro sull'eolico. Dall'intervista dell'ottobre scorso, in cui Giani affermava: "Vogliamo individuare le aree non idonee e su quelle io scendo in piazza se poi si prova a mettere delle pale eoliche o dei pannelli fotovoltaici. Sarebbe davvero un grande errore se in zone non vocate ci trovassimo delle alte pale eoliche che toccano un territorio e un paesaggio, perchè il paesaggio è un valore fondamentale che dobbiamo salvaguardare e su cui non ci devono essere altri elementi che turbano ciò che è lo skyline delle nostre colline, delle nostre pianure, delle nostre città. Sul piano del fotovoltaico e dell'eolico possiamo anche permetterci di dire "un attimo", "aspettate", "NO", il governatore della Toscana è passato senza battere ciglio all'esatto contrario nell'intervista dell'altro ieri, come riportato dal Resto del Carlino sotto il titolo "Le pale della discordia. La Regione affila le armi: ricorso al Tar per bloccare l’eolico in Valmarecchia",:

"Dal momento che il sindaco di Badia Tedalda dice ’sì’, non vedo perché dovrei impedire la costruzione di un sistema di pale eoliche. Io ritengo di poter dire ’sì’ a Badia del vento. Il progetto poi si potrà aggiustare. Ma non si può sempre dire ’no’. Le vogliamo le energie rinnovabili o no? Se ci sono le condizioni io ritengo di dover fare delle scelte. Poi ci ringrazieranno..."

 

Le recenti dichiarazioni del Presidente della Toscana Giani, rappresentano un atto di prevaricazione politica senza precedenti, che suscita profondo sconcerto nei territori dell’Appennino romagnolo e marchigiano.

Nell’intervista rilasciata all’Unione Sarda (ottobre 2024)Giani difendeva la Toscana dai progetti eolici per tutelare il paesaggio, considerato “un valore fondamentale” anche per il turismo e lo sviluppo delle economie locali. Eppure, nel corso della trasmissione “Caffè Bollente” su Teletruria (qui, dal minuto 45' in avanti), lo stesso Giani ha espresso parole che suonano come un ok anticipato a “Badia del Vento”, il maxi eolico industriale al confine con la Romagna e le Marche, ben prima della conclusione della conferenza dei servizi.

Un comportamento gravissimo, che mina l’imparzialità del procedimento amministrativo in corso e denota una indebita interferenza politica, tanto più inaccettabile perché finalizzata a tutelare le colline toscane sacrificando le montagne romagnole e marchigiane.

È ancora più sconcertante che il Presidente Giani ignori deliberatamente il richiamo alla leale collaborazione espresso dal Presidente dell’Emilia Romagna Michele De Pascale, che aveva pubblicamente invitato a un confronto corretto e rispettoso tra territori confinanti. Il gesto di Giani non solo è uno sfregio ai territori confinanti, ma anche una mancanza di rispetto verso le istituzioni vicine e verso una richiesta legittima di tutela.

“Badia del Vento” è stato giudicato non compatibile ed in contrasto con le norme di tutela dell’ambiente e del Paesaggio da quasi tutti gli Enti e Associazioni, come dimostrano i numerosi pareri contrari delle Regioni Emilia Romagna e Marche,  delle Provincie di Rimini e Forlì-Cesena, del Comune di Casteldelci (RN), dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia (con 11 Comuni della Provincia di Rimini), dei Comuni marchigiani di Borgo Pace e Carpegna, del Comune di Sestino (AR), del Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello e delle Soprintendenze Toscane e Romagnole.

Eppure, il Presidente Giani dichiara che l’impianto “è voluto dal Sindaco di Badia Tedalda”: un'affermazione fuorviante e irrispettosa, aggravata dalle segnalazioni inviate alla Regione Toscana di conflitti di interesse emersi proprio in quel territorio.

Le Comunità e le Associazioni non si oppongono alle energie rinnovabili, ma a questo modello predatorio, che dietro lo slogan della transizione ecologica nasconde gravi impatti ambientali: disboscamenti, alterazione di habitat naturali protetti, minacce alla fauna (aquila reale e altre specie tutelate), compromissione di paesaggi identitari. Tutto questo a vantaggio dell’industria energetica sovvenzionata con incentivi miliardari, puntualmente scaricati sulle bollette dei cittadini e delle imprese.

Se la Regione Toscana dovesse procedere con l’autorizzazione del progetto, si aprirebbe un gravissimo conflitto istituzionale, in cui la politica imporrebbe scelte ai tecnici, forzando normative e vincoli ambientali sotto pressioni indebite. Una deriva inaccettabile, che sarà denunciata in tutte le sedi competenti, a partire dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica fino alla Commissione Europea.

 

Rimini, 26 Maggio 2025

Italia Nostra Valmarecchia, Arezzo, Firenze, Maremma, WWF Forlì-Cesena, Rimini, D’là dé Foss, I Cammini di Francesco, Atto Primo, ALTURA, Amici della Terra, CERM (Centro Rapaci Minacciati), Associazione Tutela Trevinano e Terre di Confine, Salviamo l'Appennino Faentino Forlivese, Associazione Giardino dei Fenicotteri Piana di Lecore APS, Circolo Laudato Sì Vicopisano Monte Pisano, Onda, Crinali Bene Comune, Appennino Sostenibile, Coalizione TESS (Transizione Energetica senza Speculazione).

 

 

 

Con una lettera aperta le associazioni richiamano l’Assessore all’Ambiente della Regione Toscana Monia Monni alla responsabilità dopo il recente avvistamento di una coppia di aquile reali nei cieli sopra Badia Tedalda (AR), dove dovrebbero sorgere i ciclopici aerogeneratori dell'impianto eolico industriale denominato "Badia del Vento".

 

Avvistamento di una coppia di aquile reali a Rofelle, nel Comune di Badia Tedalda il 19 maggio 2025.

 

Gentilissima Monia Monni,

ci rivolgiamo a Lei pubblicamente, con preoccupazione e senso di responsabilità, perché quanto sta accadendo nei crinali dell’Alta Valmarecchia – in particolare nell’area di Rofelle, nel Comune di Badia Tedalda – non può più essere ignorato.

Il progetto di impianto eolico industriale denominato Badia del Vento minaccia un ecosistema montano straordinario, già noto per la sua biodiversità e ora ancor più sotto osservazione dopo l’avvistamento – il 19 maggio scorso – di una coppia di aquile reali in volo proprio nell’area interessata dal progetto (avvistamento documentato in questo video).

Non si tratta di un evento isolato: osservazioni documentate di aquile e altri rapaci veleggiatori in questa zona (Rofelle e Fresciano) si susseguono da tempo e sono state puntualmente comunicate agli uffici competenti della Regione Toscana durante l’iter autorizzativo.

L’aquila reale, specie protetta e prioritaria ai sensi delle Direttive europee, trova in questi crinali un habitat ideale per alimentarsi e volare, sfruttando le correnti ascensionali. L’introduzione di turbine eoliche in questi ambienti comporta rischi concreti e documentati: la collisione con le pale – che ruotano a velocità periferiche elevatissime – è una delle principali cause di morte per questi animali. Una mortalità additiva che può compromettere la sopravvivenza dell’intera popolazione di quest’area appenninica, come dimostrato da diversi studi.

A nulla valgono, in casi come questo, i sofisticati sistemi di mitigazione o le promesse di compensazione ambientale presentate dalla ditta proponente. Lo dimostrano le osservazioni tecniche puntuali e motivate trasmesse da Associazioni come ALTURA, LIPU e WWF sezioni di Forlì-Cesena e Rimini, nonché i pareri espressi da enti autorevoli come la Regione Emilia-Romagna e il Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello.

Non possiamo poi tacere di fronte a dichiarazioni come quelle rese dal Sindaco di Badia Tedalda, Alberto Santucci, durante una seduta della Conferenza dei Servizi:

«Cos’è più importante: salvare un’aquila? (ammesso che ci sia e che possa essere “turbata dalle turbine”); cos’è più importante: salvare un nucleo di orchidee selvatiche, salvare il granchio di fiume, mantenere intatta la sagoma di un crinale, oppure salvare la vita alla morente comunità di Badia? (…)».

Noi rispondiamo: ambiente e comunità non sono in conflitto, ma interdipendenti. Distruggere il primo non salverà la seconda. L’identità e il futuro dei territori montani si giocano sulla loro capacità di custodire la natura, non di sacrificarla in nome di un'industrializzazione cieca, soprattutto quando esistono alternative energetiche più sostenibili e meno impattanti.

Per questo, Le chiediamo un atto di responsabilità politica, amministrativa e morale, anche nel rispetto delle comunità romagnole: la bocciatura del progetto “Badia del Vento”.

Ogni altra decisione sarà una ferita non solo alla natura, ma alla credibilità delle istituzioni e all’impegno della Toscana verso la tutela dell’ambiente e dei territori, anche oltre le linee di confine.

Con rispetto, fermezza e fiducia nel Suo senso istituzionale, porgiamo i migliori saluti.

 

Altura, LIPU e WWF sezioni di Forlì-Cesena e Rimini.

 

 

Istituzioni, associazioni e cittadini uniti contro il supplizio eolico della Valmarecchia. Il maxi impianto eolico "Badia del vento" è solo l'apripista di uno uno scempio ambientale e paesaggistico senza precedenti.

 

 

 

 

Continuano a fioccare maxi impianti eolici a corona di Badia Tedalda. L’ultimo progetto si chiama “La Fonte” e prevede 8 mega aerogeneratori che interessano anche i comuni di Sansepolcro e Pieve Santo Stefano. Arriviamo così ad un totale di 64 aereogeneratori alti dai 180 ai 200 metri che si estenderanno dalla Valtiberina fino al Montefeltro.

E mentre arrivano nuovi progetti, la Regione Toscana dà il via libera a “Badia del Vento”. È incredibile, una situazione surreale, ma tutto questo sta avvenendo nonostante le istruttorie tecniche ed i pareri negativi delle Regioni confinanti (Emilia Romagna e Marche), dell’Unione Comuni della Valmarecchia con Casteldelci in prima fila, delle Province di Rimini e Forlì-Cesena e delle Soprintendenze, che insieme a tutte le principali associazioni di tutela dell’ambiente e del paesaggio hanno preso una posizione netta e chiara per scongiurare uno scempio ambientale e paesaggistico senza precedenti. Come noto, ci troviamo di fronte a un concreto rischio di disastro ambientale, con abbattimento di boschi, sbancamenti dei crinali al fine della realizzazione di infrastrutture, strade, trivellamenti profondi e tonnellate di cemento armato per reggere le imponenti torri d’acciaio, con l’incredibile obiettivo di impiantarle, oltretutto, a ridosso di aree di dissesto, generando pericoli e minando la sicurezza del territorio.

Desta sconcerto la lettura dei verbali delle conferenze interne della Regione Toscana, acquisite mediante accesso agli atti da parte delle associazioni, dove i pareri del settore di Valutazione Incidenza Ambientale cambiano da negativi senza possibilità di compensazioni a favorevoli con prescrizioni.

Anche la secretazione dello studio anemologico desta perplessità circa la trasparenza della procedura amministrativa. Risulta infatti che la Regione Toscana abbia negato l’accesso agli atti da parte di Italia Nostra Valmarecchia allo studio anemologico, dando seguito alla volontà del proponente di mantenere segreti dati ambientali sulla ventosità del crinale. Invece tali dati, a parere delle associazioni, dovevano essere resi pubblici anche a fronte di osservazioni secondo cui la ventosità nei nostri Appennini sarebbe nettamente inferiore rispetto ai paesi del nord Europa.

Infine è necessaria una riflessione politica.

Michele De Pascale, il neo presidente della Regione Emilia Romagna, in occasione del comizio elettorale del 20 ottobre 2024 nel teatro di Novafeltria in Valmarecchia, si era impegnato a tutelare questo territorio dai maxi impianti eolici. Esponenti del suo stesso partito (Andrea Gnassi, Emma Petitti e Alice Parma) e dell’opposizione (come Nicola Marcello di FdI e Marco Croatti del M5S) hanno ripetutamente preso posizione in tal senso con interrogazioni e comunicati stampa. L’assessore all’Ambiente dell’Emilia Romagna, Irene Priolo, su Badia del Vento aveva addirittura dichiarato:

"Siamo contrari e ci batteremo in tutte le sedi".

Sul fronte toscano, invece, non si capisce chi tenga realmente le redini di questa vicenda, più che mai controversa. Si auspica con forza una presa di posizione e un intervento diretto sia da parte del presidente Eugenio Giani, che ama la storia di questi territori e che ha recentemente stipulato un accordo di collaborazione con il presidente De Pascale per le aree appenniniche di confine, sia da parte dell’assessore all’Ambiente Monia Monni, in diretto collegamento con gli uffici della Regione Toscana che continuano a schernire i pareri tecnici degli enti confinanti ignorando le loro pianificazioni territoriali.

Approvare Badia del Vento significa infatti non tenere conto delle differenti tutele paesaggistiche e culturali, trascurando le programmazioni di quegli stessi territori che, su quelle tutele, si sono distinti sia per l'attenzione che per il proprio specifico contributo. Non considerare tutto questo aprirebbe un vero e proprio vulnus nei rapporti istituzionali, una ferita indelebile per le persone, per i comuni, per le attività di queste aree interne romagnole e marchigiane che con fatica hanno lavorato negli ultimi anni scegliendo di investire su tali territori, assicurandone il presidio abitativo e sociale.

Inoltre, se dovessero perseverare nella loro indifferenza verso le altrui ragioni, il presidente Giani e l’assessore Monni dovrebbero spiegare i motivi per i quali gli uffici regionali della Toscana bocciano sistematicamente i maxi impianti eolici che insistono in Maremma e invece approvano quelli a ridosso delle regioni confinanti, mettendo così a rischio lo sviluppo delle comunità e la sicurezza dei loro vicini di casa.

Ma una cosa è certa: se la Toscana andrà avanti per questa strada, le associazioni firmatarie si uniranno alle istituzioni della Regione Emilia Romagna, della Regione Marche ed ai loro cittadini per la difesa dei territori dalle speculazioni e da ogni forma di prevaricazione.

 

Rimini, 23 Aprile 2024

 

Italia Nostra Valmarecchia, Italia Nostra Arezzo, WWF Rimini, WWF Forlì-Cesena, I Cammini di Francesco in Toscana, Associazione D’là dé Foss (Al di là del Fosso).

 

 

E' un progetto che sta generando una frattura istituzionale senza precedenti tra la Regione Toscana e la Regione Emilia-Romagna.

 

Foto scattata dal Monte Loggio, dove dovrebbe sorgere "Badia del Vento".

 

Il maxi impianto eolico “Badia del Vento”, previsto nel Comune di Badia Tedalda (AR) al confine tra Romagna e Marche, continua a suscitare un’ondata di opposizioni da parte di Istituzioni, associazioni ambientaliste e cittadini, che vedono in questa proposta una seria minaccia per il futuro dei loro territori.

 

Autorizzare Badia del Vento sarebbe infatti un atto di prevaricazione da parte delle Regione Toscana rispetto ai territori confinanti, che hanno espresso un giudizio inequivocabile di incompatibilità per ragioni di salvaguardia dell’ambiente e delle proprie programmazioni territoriali.   

 

L’impianto eolico prevede l’installazione di sette maxi aerogeneratori alti 180 metri (la stessa altezza dei più imponenti grattacieli di Milano), in uno dei più importanti crinali del Montefeltro, che costituisce un vero e proprio crocevia ecologico attraversato da importanti rotte migratorie per uccelli rapaci e con habitat protetti, in una zona dal paesaggio integro e tutelato.

 

Badia del Vento è giunto alla terza conferenza dei servizi e martedì 15 Aprile potrebbe essere autorizzato dalla Toscana, nonostante i pareri negativi della Regione Emilia Romagna, dell’Ente Parco Sasso Simone e Simoncello, delle Province di Rimini e Forlì Cesena, delle Soprintendenze, dell’Unione Comuni della Valmarecchia con il Comune di Casteldelci in prima linea. Tutto il fronte romagnolo si compatta e si unisce con le Marche e le Soprintendenze per scongiurare il più grande scempio ambientale e paesaggistico della storia di questi territori.

 

Ci ritroviamo infatti di fronte a un concreto rischio di disastro ambientale, con previsione di sbancamenti dei crinali al fine della realizzazione di infrastrutture, strade, trivellamenti profondi, tonnellate di cemento armato per reggere le imponenti torri d’acciaio, nell’incredibile obiettivo di impiantarle, oltretutto, a ridosso di aree di dissesto, generando pericoli e minando la sicurezza dell’intero territorio.

 

L’abbattimento di boschi di altissimo pregio, necessario per installare queste enormi pale con tutto il loro indotto, non solo è un insulto al buon senso, ma è una totale contraddizione rispetto agli obiettivi delle cosiddette fonti rinnovabili, che dovrebbero consentire minori emissioni.

 

Un impatto paesaggistico enorme: le zone interessate, con i Comuni di Casteldelci, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo, Carpegna, Sestino, Badia Tedalda, Borgo Pace - solo per citarne alcuni - vedrebbero stagliarsi all’orizzonte, insieme alle pale, anche un irrefrenabile processo di impoverimento e difficoltà dell’economia locale legata al turismo e alle attività socio-culturali, che si stanno proponendo in questi ultimi anni secondo modelli innovativi e virtuosi di ripopolamento e di valorizzazione del territorio e delle sue risorse.

 

Contro “Badia del Vento”, occorre ricordarlo, si sono espresse le Consigliere DEM Alice Parma ed Emma Petitti, ma anche le forze di opposizione con in prima linea Nicola Marcello (FdI), che ha presentato un'interrogazione alla Regione Emilia Romagna in aggiunta a quella delle consigliere DEM.

 

E' un progetto che sta generando una frattura istituzionale senza precedenti tra la Regione Toscana e la Regione Emilia-Romagna.

Da un lato, l’Emilia Romagna, guidata dal presidente Michele De Pascale con Assessore all’Ambiente Irene Priolo, ha espresso un parere fortemente negativo al progetto, evidenziandone l'incompatibilità con le esigenze di tutela ambientale e paesaggistica. Dall’altro, la Regione Toscana, presieduta da Eugenio Giani e con Assessore all’Ambiente Monia Monni, non si è ancora espressa, sebbene gli uffici regionali abbiano richiesto oltremodo al proponente continue integrazioni per portare a compimento l’iter autorizzativo.

 

Eppure, solo pochi mesi fa i presidenti delle due Regioni avevano firmato un patto di collaborazione per la gestione delle aree di confine che insistono sulla dorsale appenninica. L’eventuale approvazione del progetto da parte della Toscana, contro il parere dell’Emilia-Romagna e di tutte le istituzioni romagnole, rappresenterebbe una gravissima mancanza di rispetto istituzionale e metterebbe a rischio la credibilità delle due Regioni e in primis di chi le rappresenta.

 

Appennino Sostenibile

 

 

 

 

Monte Bastione, in località “Confienti” nel Comune di Firenzuola (FI) al confine con la provincia di Bologna, di nuovo sotto attacco eolico. A distanza di 15 anni da altri progetti (quello respinto di Monte dei Cucchi e quello archiviato sullo stesso Monte Bastione) che avrebbero compromesso irrimediabilmente questi habitat appenninici, è stato presentato un nuovo progetto per 4 pale eoliche, ancor più potenti (questa volta da 6 MW ciascuna!), alte complessivamente 200 metri, proprio al confine con la zona ZPS di Monte dei Cucchi in Emilia Romagna e a 190 metri dal percorso del Sentiero degli Dei e poco più lontano dalla via Flaminia Militare e da siti archeologici vincolati. Due delle pale sono previste su frane quiescenti.

Uno dei panorami più fotografati dai camminatori del Sentiero degli Dei verrebbe irrimediabilmente compromesso, così come le località di Bruscoli, nel Comune di Firenzuola (FI) e quelle di Valserena e Pian di Balestra, nel Comune di San Benedetto val di Sambro (BO), il cui confine dista appena 150 metri dalle pale più a nord.

Il 9 APRILE si terrà a BRUSCOLI alle ore 20,30 un incontro pubblico per presentare il progetto e dire la propria, per avere un confronto anche con le istituzioni, dato che nessuno di noi di Valserena e Pian di Balestra - oltretutto - era stato avvertito prima dello scadere del mese per le eventuali osservazioni.

Tutti sono invitati a partecipare. L'incontro è rivolto non solo ai locali, ma anche a chi è interessato alla salvaguardia del "percorso più camminato d'Italia", che verrebbe irrimediabilmente danneggiato da questo scellerato progetto.

Antonella Marchini

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti