Le associazioni riunite nella difesa del paesaggio e delle comunità di montagna esprimono il loro sostegno alla Regione Emilia-Romagna per la decisione di opporsi al progetto eolico "Badia del vento" e manifestano il loro apprezzamento a Michele de Pascale e Irene Priolo per l'impegno nel promuovere politiche energetiche coerenti, attente ai territori e rispettose delle comunità locali. Deprecano viceversa il comportamento discriminatorio della Regione Toscana che, mentre boccia sistematicamente impianti eolici nelle zone iconiche del paesaggio toscano, autorizza senza esitazioni progetti sulle aree di confine e in quelle più deboli, come nel caso di Badia del vento.

 

 

A sostegno della decisione della Regione Emilia-Romagna di opporsi al progetto eolico “Badia del Vento” si schierano numerose realtà ambientaliste e territoriali: Italia Nostra Emilia-Romagna e sezioni di Arezzo, Firenze, Valmarecchia e Maremma Toscana), WWF (sezioni di Rimini e Forlì-Cesena), Club Alpino Italiano Regione Toscana, Amici della Terra, Altura, Associazione I Cammini di Francesco in Toscana, Coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione), Atto Primo Salute, Ambiente, Cultura ODV, insieme a decine di comitati e associazioni locali dell’Appennino tosco-romagnolo e marchigiano, tra cui Crinali Liberi Londa, Comitato Tutela Crinale Mugellano, Appennino Sostenibile, Crinali Bene Comune, Salviamo l’Appennino Faentino Forlivese, Parma Città Pubblica APS e molte altre realtà riunite nella difesa del paesaggio e delle comunità di montagna.

Le associazioni firmatarie, impegnate nella promozione di una transizione ecologica autentica e rispettosa del territorio, esprimono il loro convinto sostegno alla Regione Emilia-Romagna per la decisione di opporsi al progetto eolico "Badia del Vento" (in Toscana ma al confine con il Comune romagnolo di Casteldelci) auspicando nel contempo l’intervento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri per scongiurare uno scempio ambientale e paesaggistico senza precedenti nel cuore del Montefeltro.

Si tratta di una scelta di grande responsabilità, che mette al centro la tutela del paesaggio, della biodiversità e della sicurezza idrogeologica. Non possiamo accettare che l’energia rinnovabile diventi un pretesto per interventi invasivi su territori fragili, dove l’abbattimento di boschi, la movimentazione del suolo e l’installazione di strutture alte centinaia di metri rischiano di trasformare un paesaggio unico in un’area profondamente compromessa.

Le associazioni vogliono esprimere il loro pieno sostegno e apprezzamento a Michele de Pascale e Irene Priolo per il loro impegno nel promuovere politiche energetiche coerenti, attente ai territori e rispettose delle comunità locali. La transizione ecologica non può ridursi a slogan. Deve essere reale e coerente: produrre energia pulita non basta se i costi ambientali e sociali ricadono sul territorio, mentre i benefici concreti restano limitati ai proponenti e ai proprietari terrieri. Progetti come “Badia del Vento” si sostengono grazie a ingenti incentivi pubblici, miliardi di euro puntualmente scaricati sulle bollette dei cittadini e delle imprese.

Va inoltre ribadito il gravissimo comportamento della Regione Toscana: mentre boccia sistematicamente impianti eolici in territori come le Crete Senesi , la Maremma e altre zone iconiche del paesaggio toscano, autorizza senza esitazioni progetti sulle aree di confine e in quelle più deboli, come nel caso di Badia del Vento, in un atteggiamento di prevaricazione inaccettabile e profondamente irrispettoso delle comunità confinanti.

Sostenere la Regione Emilia‑Romagna significa difendere non solo boschi, montagne e fiumi, ma proteggere il paesaggio che costituisce l’anima del nostro turismo, base vitale delle comunità locali e motore economico del territorio. In un Paese dove il turismo rappresenta una parte rilevante dell’economia e le scelte ambientali influenzano sempre di più la scelta dei visitatori, non possiamo permettere che questi luoghi vengano sacrificati per un modello di “energia pulita” che scarica i costi sul territorio, sulle imprese, sulle persone. La vera sostenibilità richiede equilibrio, scelte ponderate e piena attenzione ai territori più fragili: solo così la transizione energetica sarà un vero investimento per il futuro, non una resa al profitto immediato e al degrado del patrimonio comune.

 

Associazioni e Comitati firmatari:

Italia Nostra Emilia-Romagna e sezioni di Arezzo, Firenze e Valmarecchia, Maremma Toscana, WWF sezioni di Rimini e Forlì-Cesena, Club Alpino Italiano Regione Toscana, Associazione I Cammini di Francesco in Toscana, Associazione Culturale D’la dè Foss (Al di là del Fosso), Associazione Altura, Atto Primo salute ambiente cultura ODV , Coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione), Associazione Amici della Terra, Comitati territoriali riuniti Mugello Valdisieve, Comitato Tutela Crinale Mugellano, Crinali Liberi Londa, Circolo Laudato Si' Vicopisano Monte Pisano, Umbria verde benessere ambiente biodiversità, Comitato spontaneo di Damiano, Parma Città Pubblica APS, Gioconda Valmarecchia, Comitati Territoriali dell'Appennino Marchigiano, Salviamo l'Appennino Faentino Forlivese, Comitato Piano Casole, Comitato Pro Montauto, Crinali Bene Comune, Appennino Sostenibile.

 

 

 

Sull'ultimo numero della rivista l'Astrolabio, gli Amici della Terra osservano il fallimento delle politiche dirigiste europee in tema di cambiamenti climatici e ne chiedono una revisione decisa e veloce, anche al livello delle normative di attuazione nazionale, per evitare il tracollo dell’economia e lo sfregio dei territori naturali e agricoli. Finalmente gli Amici della Terra, vincendo la loro abituale ritrosia, hanno accolto il nostro invito a raccogliere i frutti della loro politica ambientalista, che negli ultimi anni è stata molto impopolare ma anche molto preveggente (e in politica è questo che conta davvero). Riproponiamo qui il loro articolo.


È sempre un po' stucchevole trovarsi a scrivere “avevamo ragione noi”. Però è così, e come si dice a Roma, “quando ce vo’ ce vo’”. Ci riferiamo ovviamente al green deal, adesso che il re è nudo e che i nodi sono venuti al pettine in termini di fallimento nella riduzione delle emissioni globali, prezzi dell’energia in aumento (anche al netto di covid e aggressione russa), crollo delle produzioni industriali, debacle della prospettata leadership europea nelle tecnologie “rinnovabili”.

Come nel nostro stile, da associazione ambientalista che prima studia e poi parla cercando di  evitare  condizionamenti ideologici, puntualmente ogni anno, nella nostra Conferenza per l’efficienza energetica (a proposito, la prossima, la diciassettesima, si svolgerà il 26 e 27 novembre a Palazzo Baldassini) abbiamo documentato con approfonditi rapporti l’impossibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati  dal Green Deal e la loro insostenibilità sociale, economica e ambientale.  Leggere per credere qui rapporto degli Amici della Terra 2024 e qui la  Relazione_Tommasi_XV_Conferenza 2023.

Dal palco dell'ottantesima Assemblea generale dell'Onu, la Presidente del Consiglio ha attaccato con estrema durezza il Green Deal europeo.

 

 

Riportiamo qui in basso, per spirito di servizio, la parte dell'intervento di Giorgia Meloni di giovedì scorso all'Onu che ha riguardato il Green Deal europeo.

Lo facciamo perchè i "giornaloni" e i principali media italiani lo hanno trascurato, con la parziale eccezione del Sole 24 Ore nell'articolo di Manuela Perrone "Meloni all'Onu striglia Israele e demolisce il Green Deal", dove si fa notare che "rispetto alle anticipazioni della vigilia, nel discorso all'Onu è quello contro il Green Deal l'affondo meno scontato, almeno per durezza". In effetti, per quello che riguarda la "durezza", dobbiamo riconoscere che quello della premier è stato un (giustificatissimo) intervento in stile Rete della Resistenza sui Crinali. Altrettanto vero che stiamo osservando (dopo le aspre parole, in rapida successione nei giorni immediatamente precedenti, del presidente della Confindustria Orsini al Cersaie di Bologna, di Trump sempre all'Onu e del ministro dell'Economia Giorgetti in audizione al Senato) quello che la giornalista chiama "Un attacco concentrico" contro il Green Deal (sebbene la Perrone si sia scordata, nel suo articolo, di citare Orsini e la sua definizione "la più grande cavolata mai fatta").

Per quello che riguarda gli altri giornaloni, su questo affondo meloniano hanno tutti glissato. Sarà difficile glissare quando il Consiglio europeo in ottobre dovrà decidere se confermare gli obiettivi europei di riduzione della CO2 per il 2035, dopo che i ministri dell'Ambiente hanno calciato la palla (esplosiva) in tribuna.

 

Qui il video dell'intervento della Meloni nella parte che più ci interessa.

Qui di seguito il relativo testo scritto, ricavato da sito web della Presidenza del Consiglio.

 

"Cari colleghi, trent’anni di globalizzazione fideistica sono finiti, ne sono stati sottovalutati i contraccolpi e oggi siamo davanti a 'conseguenze inattese', che inattese non erano, di grave portata per i cittadini, per le famiglie e per le imprese. Non è andato tutto bene, come pure veniva promesso.

E vi do un’altra notizia: le cose potranno andare molto peggio, se non fermeremo la creazione a tavolino di modelli di produzione insostenibili, come i «piani verdi» che in Europa - e nell’intero Occidente - stanno portando alla deindustrializzazione molto prima che alla decarbonizzazione.

La riconversione di interi settori produttivi sulla base di teorie che non tengono conto dei bisogni – e delle disponibilità economiche – delle persone, è stato un errore che provoca sofferenze nei ceti sociali più deboli e fa scivolare la classe media verso il basso, imponendo scelte di consumo non razionali.

L’ecologismo insostenibile ha quasi distrutto il settore dell’automobile in Europa, creato problemi negli Stati Uniti, causato perdite di posti di lavoro, appesantito la capacità di competere e depauperato la conoscenza. E ciò che è più paradossale, non ha migliorato lo stato di salute complessivo del nostro pianeta.

Non si tratta, ovviamente di negare il cambiamento climatico, si tratta di affermare la ragione, che significa soprattutto neutralità tecnologica, e gradualismo delle riforme in luogo dell’estremismo ideologico. Rispettare l'ambiente mantenendo l’uomo al centro. Perché ci sono voluti secoli per costruire i nostri sistemi, ma bastano pochi decenni per ritrovarsi nel deserto industriale. Solo che come ho detto molte volte nel deserto non c’è nulla di verde".

 

A cura di Alberto Cuppini

 

Il Titanic dell'European Green Deal ha colpito l'iceberg della dura realtà, e adesso i sostenitori delle politiche climatiche aggressive e della fattibilità di drastici scenari di transizione si affrettano a gettare a mare le zattere di salvataggio.

 

 

Grande inversione a U dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (Iea nell'acronimo inglese) sul picco dei consumi. E' probabile che la causa principale sia stata la recente minaccia del nuovo segretario all'energia USA Wright (gli USA sono i maggiori contribuenti e come tali garantiscono ai mandarini dell'Iea gli stipendioni, i begli uffici, i begli alberghi e le grandi magnate) di "ritirarsi dall'Iea se questa non avesse cambiato il suo modo di operare".

 

Ne parlava in questo bell'articolo il solito Sergio Giraldo su La Verità del 14 settembre: "Rimandata la morte del petrolio. L'uso crescerà ancora per decenni", che sottotitolava: "Picco dei consumi ben oltre il 2030: L'Agenzia per l'energia si rimangia le previsioni". Che bell'esempio di serietà! Apre il cuore alla speranza nel futuro. Riporto l'ultimo capoverso dell'articolo di Giraldo:

 

"La manipolazione dei dati e degli scenari da parte di agenzie cosiddette indipendenti, nazionali e sovranazionali, emerge sempre più come un problema enorme. Gli esempi sono moltissimi. Appare evidente che l'uso delle statistiche serve ad orientare i comportamenti e a disegnare un mondo che non c'è, a meri fini politici."

 

Inutili il moltiplicarsi delle evidenze avverse, l'esplosione dei costi dell'energia elettrica, l'esperienza dell'apagòn e il mutato avviso di sempre più autorevoli personalità della più varia estrazione, come l'amministratore dell'ENI Descalzi, Romano Prodi e Fatih Birol: in Italia non esiste una politica che fa scelte diverse dal far installare quante più rinnovabili intermittenti (eolico e fotovoltaico) sia possibile quale soluzione ai cambiamenti climatici. Il conformismo mainstream, più o meno catastrofista, impera. Anche l’attuale governo di centro-destra, da cui lecitamente ci si attendevano scelte diverse, pare completamente prono ai diktat dei profeti del sole e del vento.

 

 

Un gruppo di pressione, o portatori di interessi, viene genericamente definito con l'anglicismo “lobby”, più genericamente si tratta di un gruppo di persone o aziende che cerca di indirizzare le strategie delle istituzioni per favorire specifici interessi. Negli USA i lobbisti, che sovente vedono tra le loro fila parlamentari o senatori uscenti, rendono pubbliche e trasparenti le loro attività garantendo che i cittadini e tutti gli attori interessati possano monitorarle.

I lobbisti che si occupano di energie rinnovabili sono gruppi di pressione la cui finalità è quella di far installare, nel nostro Paese, quante più rinnovabili intermittenti, eolico e fotovoltaico, sia possibile quale unica soluzione ai cambiamenti climatici. L’area politica di riferimento è la sinistra, più o meno catastrofista, a cui si è aggiunto, in epoca più recente, anche il Movimento 5 Stelle con posizioni spesso contraddittorie.

Sul fronte ambientalista lo zoccolo duro è costituito dalla cosiddetta “triplice” di Legambiente, Greenpeace e WWF, associazioni che, favorite dai principali media, si propongono nel complicato ruolo di tutori del Pianeta.

La conclusione di questa lunga premessa farebbe intendere che esiste una politica che fa scelte diverse e che induce la necessità dell’attività lobbistica per orientare opportunamente le sue scelte.

E’ una conclusione sbagliata.

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti