La coalizione interregionale TESS replica all'assessore all'Ambiente della Regione Toscana Monia Monni sul decreto aree idonee.

 

Sul disegno di legge aree idonee e non idonee per gli impianti da fonti di energia rinnovabile l’assessore all’Ambiente della Regione Toscana Monia Monni ha costruito (si legga l'articolo su La Nazione del 3 gennaio)  una narrazione funzionale ad oscurarne la vera natura.

Con questo disegno di legge, infatti, la Regione Toscana, anziché confermarsi come modello relativamente positivo in tema di tutela dell’equilibrio tra natura e sviluppo antropico, diverrebbe, all’opposto e con scandalo mondiale, un catalizzatore delle speculazioni che ben presto stravolgeranno il suo paesaggio, con distese di pannelli fotovoltaici nei campi ed enormi pale eoliche nelle colline e negli Appennini.

Diversamente da quanto le dichiarazioni alla stampa dell’assessore fanno apparire, questo disegno di legge favorisce le società energetiche a scapito degli interessi della popolazione locale, della collettività e dell’ambiente, contrastando addirittura la normativa europea sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Infatti, anziché aumentare del 50% le aree protette come prescritto dall’UE, questa legge consegna il 30% delle ultime aree verdi della Toscana alla speculazione energetica. Così terreni fertili saranno sterilizzati per “coltivare” distese di pannelli fotovoltaici con danni incalcolabili all’agricoltura e gli Appennini verranno stravolti da colate di cemento per sorreggere enormi pale eoliche alte fino a 250 metri (cinque volte la torre di Pisa!).

La verità è che la bozza del disegno di legge presentata dall’assessore Monia Monni lascia ampi spazi all’industria delle energie rinnovabili che, come si è già potuto ampiamente constatare, agisce – con gli espropri! – collocando i propri impianti secondo una logica prettamente di profitto economico, ovvero dove i terreni costano meno: nelle aree agricole, in quelle ricche di biodiversità e montane, che con il loro suolo vergine e i loro boschi sono fonte di quei servizi eco-sistemici essenziali per la vita e per la lotta al cambiamento climatico.

La coalizione TESS non è contraria alla transizione energetica. Che si debba fare è fuori discussione. Ma si deve fare con criterio, utilizzando le aree già disponibili che permettono ampiamente di raggiungere gli obiettivi imposti dall’Unione Europea, così come certificato nel report ISPRA del 2023 e del 2024.

Le ditte proponenti devono quindi rivolgere i propri progetti in aree già edificate, come ad esempio i capannoni industriali, i parcheggi, le aree abbandonate e degradate, le arterie autostradali e ferroviarie, le zone industriali eccetera, imponendo (in modo effettivo e vincolante) la priorità dell’uso del brown field.

L’obiezione che la Coalizione TESS rivolge all’assessore verte dunque sul modo di procedere affrettato, poco lungimirante, condizionato da forti interessi economici: non dimentichiamoci le centinaia di miliardi di euro di incentivi già concessi alle rinnovabili elettriche e pagati dai cittadini nelle bollette della luce.

Rivolgiamo ancora una volta il nostro appello all’assessore Monia Monni affinché la Toscana gestisca in modo razionale la transizione energetica con una governance non inficiata da logiche di sfruttamento e da meri interessi speculativi.

Chiediamo che l’opinione degli abitanti del territorio, dei cittadini e di tutte le persone interessate venga tenuta in considerazione e non sia costantemente ignorata o, peggio, schernita.

Chiediamo alla Giunta e al Consiglio Regionale (che in questo preciso momento hanno la responsabilità di tutelare gli interessi della collettività di fronte alla crisi energetica e ambientale in corso) di decidere in modo serio, trasparente e pianificato, senza lasciare tutto alla mercé degli interessi privati dell’industria delle energie rinnovabili.

Infine ribadiamo che le oltre 80 comunità e associazioni ambientaliste riunite nella Coalizione TESS sono favorevoli agli impianti di energie rinnovabili; le etichette di “No Pale” o di “NIMBY”, con cui si tende a liquidarle, sono unicamente funzionali alla narrazione che vuole distrarre l’opinione pubblica dal pericolo della speculazione.

 

Firenze, 7 gennaio 2025

 

Coalizione TESS – Transizione Energetica Senza Speculazione

 

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ma non vengono considerate e così si lascia spazio alle speculazioni. Un appello della coalizione TESS alle pubbliche istituzioni della Regione Toscana.

 

 

 

La coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione) ha recentemente inviato una lettera all’Assessore all’Ambiente Monia Monni, in relazione alla Legge che la Regione Toscana sta emanando per regolamentare nel proprio territorio l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici con relative infrastrutture collegate, come i container con le batterie di accumulo.

Come attestato dal report ISPRA 2023 sul consumo di suolo, le superfici assolutamente idonee all’installazione di impianti di produzione e di accumulo di energia da fonti rinnovabili sono disponibili in abbondanza. Un’amministrazione oculata e lungimirante dovrebbe perciò obbligare le società proponenti a rivolgere i loro progetti esclusivamente in quelle aree, impedendo le speculazioni ed evitando di impoverire il territorio, il suolo, la biodiversità e le economie locali. Dovrebbe inoltre incentivare alternative sostenibili come le Comunità Energetiche Rinnovabili rispetto all’eolico “gigante” (che avvantaggia solo le società proponenti senza alcun reale beneficio per l’ambiente e per la collettività) ed esigere congrue garanzie fideiussorie per il ripristino dello stato dei luoghi a fine vita degli impianti.

Il disegno di legge, che è stato anticipato dall’Assessore Monni in occasione dell’incontro del 21 novembre con le Associazioni, va invece nella direzione opposta, prefigurando danni enormi e irreversibili all’ambiente, alla salute, all’agricoltura ed al paesaggio con conseguenze sulle attività turistiche e sull’economia di territori toscani famosi in tutto il mondo per la bellezza.

Estese aree della Toscana saranno ridotte a periferie industriali senza operai, con ulteriore consumo di suolo e disboscamenti negli Appennini, per far spazio a enormi pale eoliche, pannelli fotovoltaici e container con batterie di accumulo, senza alcun beneficio per i cittadini che vedranno il proprio patrimonio immobiliare svalutato a vantaggio dell’industria delle energie rinnovabili.

L'editoriale di presentazione del nuovo numero della rivista di geopolitica Limes oggi in edicola rappresenta un salto quantico rispetto alla vulgata della strategia globale per ridurre il riscaldamento globale, incarnata dalle fallimentari COP dell'ONU. Troppi gli interessi divergenti in gioco. Troppi i costi, troppi gli sfregi ambientali e paesaggistici e troppi i sacrifici imposti ai popoli d'Europa con l'European Green Deal, che già stanno provocando, dove tale strategia è stata applicata più puntigliosamente, devastanti crisi economiche, sociali e politiche, mentre le emissioni globali di CO2 continuano imperterrite ad aumentare. La vera soluzione è riportare il problema dall'iperuranio dell'ONU sulla terra, affrontandolo a livello locale, da persone e collettività, ciascuna con le proprie specifiche priorità e con differenti strategie, nella consapevolezza che si tratta di un problema ultra complesso e che, come tale, richiede una molteplicità di soluzioni altrettanto complesse. Senza affidarsi al mantra del "tutto elettrico" ed alla puerile credenza delle taumaturgiche virtù dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche, da conficcare ovunque in Italia per... "la Salvezza del Pianeta".

 

Il video editoriale al nuovo numero di Limes del direttore Lucio Caracciolo.

 

 

"Qualcosa non funziona nell'abracadabra ultima chiamata per la Terra/salvezza via neutralità carbonica, codificata da 145 Paesi tra cui i 27 dell'Ue e gli Usa nell'obiettivo net zero... Non pretendiamo qui di stabilire correttezza di diagnosi e relativa terapia decarbonizzante. Consideriamo le proposizioni entrambe vere. Il problema è che la seconda non consegue dalla prima. Se stiamo tutti rischiando la vita questa cura anti-CO2 non ci salverà. Perché non funziona. Il presunto obbligo morale è non sequitur logico e fattuale. Alibi che ostacola l'impegno verso l'ecoadattamento come terapia parallela... Scelta indotta dall'inefficacia dell'approccio corrente. La battaglia per la decarbonizzazione è persa. Per vincerla occorrerebbero secoli.

Non possiamo aspettare. Urge limitare le conseguenze della sconfitta... Parlano i numeri. Nonché decrescere, la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera aumenta."

 

L'editoriale di presentazione del nuovo numero della rivista di geopolitica Limes oggi in edicola rappresenta un salto quantico rispetto alla vulgata della strategia globale per ridurre il riscaldamento globale, incarnata dalle fallimentari COP dell'ONU. Troppi gli interessi divergenti in gioco. Troppi i costi, troppi gli sfregi ambientali e paesaggistici e troppi i sacrifici imposti ai popoli d'Europa con l'European Green Deal, che già stanno provocando, dove tale strategia è stata applicata più puntigliosamente, devastanti crisi economiche, sociali e politiche, mentre le emissioni globali di CO2 continuano imperterrite ad aumentare.

Bravo al direttore Caracciolo per il coraggio dimostrato nell'affrontare di petto un conformismo così caro alle nostre élite, ma questo articolo avrebbe dovuto essere scritto almeno cinque anni fa. Non era impossibile prevedere il disastro in arrivo, denunciarlo e con ciò mettere sull'avviso il popolo sovrano, se l'Astrolabio, la newsletter degli Amici della Terra, già nell'aprile del 2019, prima delle elezioni europee che avrebbero portato all'insediamento della sciagurata Commissione Von der Leyen, pubblicava un articolo dall'inequivoco titolo "Cercasi Altre Strade per Tutelare il Clima".

La Commissione europea ha presentato il Green Deal già all'inizio del suo mandato nel dicembre del 2019. La successiva approvazione da parte del Parlamento europeo, nella primavera del 2021, ha definitivamente fissato il vincolo di legge a tale piano ed ha immediatamente provocato l'esplosione dei costi dei combustibili fossili, con tutti i disastri che ne sono seguiti, a cominciare - nel febbraio 2022 - dalla guerra in Ucraina, finanziata proprio dagli extra-profitti graziosamente garantiti a Putin nei mesi precedenti.

Va peraltro riconosciuto a Caracciolo, al contrario delle grandi firme (...) del giornalismo italiano, di avere avuto sempre una posizione critica verso i "movimenti di massa" ambientalisti e le COP dell'ONU. Oggi, nell'editoriale di Limes, conferma ironicamente tali critiche:

 

Friedrich Merz - presidente della CDU e come tale favorito per la cancelleria alle elezioni tedesche anticipate a febbraio - ha criticato l'energia eolica definendola una "tecnologia di transizione" che prima o poi dovrebbe essere smantellata. Evidentemente Friedrich Merz - come noi della Rete della Resistenza sui Crinali - non è un fan dell'energia eolica; lo ha chiarito nel talk show di Maybrit Illner sulla TV statale ZDF: "Se facciamo tutto bene, prima o poi potremo smontare di nuovo le turbine eoliche: sono brutte ("hässlich") e non si adattano al paesaggio."

 

Il passaggio dell'intervento di Friedrich Merz al talk-show con la critica all'eolico.

 

La campagna elettorale in Germania è già cominciata e, come ovvio, si sta svolgendo anche nel campo della politica energetica.

Recentemente, nel suo documento programmatico, l’ex ministro delle finanze Christian Lindner (FDP, il partito liberale tedesco) poi cacciato dal cancelliere Scholz proprio all'indomani della vittoria di Trump, aveva chiesto l’abbandono della politica climatica e, tra le altre cose, la liquidazione del fondo per il clima e la transizione. La fine della coalizione semaforo (rosso-giallo-verde) apre ora ampi spazi di critica a tale politica anche da parte dell’opposizione. Il candidato alla cancelleria Friedrich Merz (presidente della CDU - la DC tedesca, per banalizzare - in testa ai sondaggi elettorali, dove ha doppiato la derelitta SPD del cancelliere Scholz) ha utilizzato giovedì sera (7 novembre) il talk show di Maybrit Illner sulla TV statale ZDF per descrivere l'attuale situazione della Germania dopo tutte le decisioni sbagliate del governo federale e per spiegare come lui avrebbe affrontato agli ostacoli futuri, compresi i progetti di politica climatica.

Nel giro di discussioni, a cui hanno partecipato oltre a Merz anche Sigmar Gabriel (possibile candidato SPD alla cancelleria al posto di Scholz, destinato ad una inevitabile sconfitta), la politologa Julia Reuschenbach e il corrispondente estero della CNN Fred Pleitgen, il leader della CDU ha indicato, come causa principale del collasso del governo Scholz, la mancanza di volontà di compromesso da parte dei tre partner della coalizione semaforo. Mentre l’SPD non ha mai voluto tirarsi indietro rispetto alle promesse sociali, i Verdi hanno insistito sulle loro richieste di politica climatica. La FDP, per contro, non ha mai voluto eliminare il freno all’indebitamento pubblico, rendendo irrealizzabili in deficit spending tali politiche. "Questi sono incompatibili tra loro", ha affermato Merz.

Dal punto di vista economico, il Paese si trova ora ad affrontare la sfida di rimettersi in carreggiata. Secondo il candidato cancelliere della CDU, ciò sarà possibile solo con "un maggiore sforzo". In vista della costosa transizione energetica, Merz è giunto alla conclusione: "Dobbiamo garantire di produrre di più, soprattutto quando si tratta di energia. L’offerta deve essere più ampia". Merz segue in tal modo la nuova agenda energetica della CDU, recentemente presentata sotto forma di un documento di discussione. Oltre al principio guida di raggiungere la neutralità climatica rafforzando l’industria, il documento programmatico della CDU ha così concluso: "Senza un cambiamento dei costi verso una maggiore efficienza, la transizione energetica fallirà".

Da Maybrit Illner giovedì sera Merz si è voluto occupare anche di altri tipi di produzione energetica rispetto a quelli su cui si è concentrata l'ormai defunta coalizione semaforo, criticando il rigido schematismo dell'Energiewende: "Dobbiamo uscire dalla definizione delle tipologie di produzione energetica" ("Wir müssen raus aus der Festlegung auf Energieerzeugungsarten") aggiungendo: "Ora apriamo la nostra visione a 360 gradi, anche nell'intervento pubblico". Criticando l'attenzione della Alpelkoalition alle energie rinnovabili, il presidente della CDU ha indirizzato le critiche in particolare all'energia eolica come mezzo per produrre energia. Per lui si tratta semplicemente di una "tecnologia di transizione" ("Übergangstechnologie"): "Credo addirittura che se facciamo qualcosa di giusto, un giorno potremo smantellare di nuovo le turbine eoliche perché sono brutte e perché non si adattano al paesaggio" ("Ich glaube sogar, dass wir, wenn wir etwas richtig machen, eines Tages die Windkrafträder wieder abbauen können, weil sie hässlich sind und weil sie nicht in die Landschaft passen").

Affermazioni dirompenti, come si può facilmente intuire, specie considerando il ruolo di Dominus dell'Unione Europea di fatto esercitato dalla Germania post-unitaria accentuatosi dopo la Brexit, ma affermazioni ignorate more solito da stampa e televisioni italiane. Di fronte agli evidenti, disastrosi esiti del wokismo e della cancel culture di matrice liberal americana, oltre a costi ed efficienza in Germania si torna dunque a ragionare anche in termini estetici ed identitari, dopo l'era dell'autoflagellazione, dell'odio verso se stessi e dei meschini tatticismi della Merkel e di Scholz.

Nei prossimi vent’anni - ha proseguito il leader della CDU - la Germania quasi sicuramente non potrà fare a meno dell’energia eolica esistente (Noi non siamo d'accordo. NdR). Ma in futuro, invece dell'eolico, Merz vuole puntare su tecnologie innovative come la fusione nucleare per garantire l'approvvigionamento energetico e non perdere il ruolo pionieristico a favore di paesi come la Cina. Ha parlato anche di un possibile ritorno al nucleare a fissione, ma si è mostrato scettico perché queste centrali sono già in fase di smantellamento.

Di fronte alla deindustrializzazione terminale, sta dunque rapidamente crollando anche il bastione eolico della Germania, da dove, mercé Angela Merkel e la sua delfina Ursula Von der Leyen, è scaturita la folle decisione di far funzionare l'Europa solo con pale e pannelli.

Se fossi nei panni dei nostri simpatici amici dell'Anev, mi metterei avanti con i lavori e comincerei a mandare in giro i curriculum, evitando però di menzionare che ho collaborato attivamente allo sfregio di alcuni dei più bei paesaggi italiani e all'esplosione delle bollette energetiche. 

 

Alberto Cuppini

 

 

Roberto Cingolani amministratore delegato della Leonardo contro Roberto Cingolani ex ministro della Transizione ecologica: "Abbiamo avuto una serie di ideologi che ci dicevano in piena crisi climatica: "Ah! Con l'eolico si va da tutte le parti! Si fa tutto con l'eolico e il fotovoltaico!" Era fisicamente sbagliato. Non è una questione di idee. Erano proprio i watt, era la fisica che non funzionava. Questi hanno detto tante di queste sciocchezze e quindi la somma di sciocchezze ideologiche e di errori di natura industriale che ha delocalizzato ci porta oggi a svegliarci e a dire: "Ops, siamo nei guai!". Chi raccontava queste cose senza sapere di cosa parlava oggi dovrebbe pagare un un po' il pegno dell'errore che è stato fatto. Abbiamo avuto una Comunità europea che ha spinto in maniera ideologica su certe cose e ora ci rendiamo conto che abbiamo distrutto intere filiere industriali. Quando tu permetti alla gente di mentire per cinque anni agli alti livelli istituzionali dicendo cose che fisicamente non si reggono in pedi, a un certo punto ti risvegli una mattina e dici: "Abbiamo sbagliato tutto!". Abbiamo creato un meccanismo perverso in cui una sola è la tecnologia che va bene per tutto. Ma era ovvio che non fosse così". La Verità: "Cingolani smonta le bugie verdi, ma non poteva farlo prima? Perché Cingolani queste cose è andato a dirle a un sito poco conosciuto e non le ha ribadite quando era ministro, per lo più della Transizione ecologica? Invece di parlare ora, che fa il manager, forse avrebbe dovuto aprire bocca allora, quando non sarebbe stato il privato cittadino, pur importante, a mandare al diavolo i vertici Ue, ma un ministro".

 

Intervista all'ex ministro della "Transizione ecologica" Roberto Cingolani (in particolare dal minuto 19)

 

Alla fine della settimana scorsa sui social furoreggiava il video dell'intervista realizzata da Aliseo, dal titolo "Il futuro della Difesa", all'ex ministro della "Transizione ecologica" Cingolani (qui sotto in ginocchio davanti alla Piccola Greta), ed attualmente amministratore delegato della Leonardo (se non si ha tempo lo si guardi dal minuto 19).

 

 

Cingolani appare un altro uomo rispetto a quando era ministro. Non solo per quello che dice, ma anche per come lo dice. Sembra scomparso l'effetto euforizzante derivatogli dal suo alto incarico ministeriale e soprattutto dalla sua missione per la salvezza del Pianeta che esibiva durante il mandato governativo.

Ci sentiamo obbligati a riportare qui di seguito, come memoria storica ed a vantaggio di chi ha poco tempo per ascoltare tutta l'intervista, il passaggio più traumatico e destabilizzante:

 

Appello ai Sindaci: tuteliamo insieme i territori dalle speculazioni energetiche. La Coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione), la coalizione interregionale che riunisce più di 40 associazioni, comitati e gruppi di azione locale, ha lanciato un appello ai Sindaci della Toscana e dell'Emilia Romagna attraverso una lettera inviata ai 606 Comuni delle due regioni.

 

 

Di seguito si pubblica un estratto del contenuto della lettera-appello.

Intervista dell'Unione Sarda al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani: "Vogliamo individuare le aree non idonee e su quelle io scendo in piazza se poi si prova a mettere delle pale eoliche o dei pannelli fotovoltaici. Sarebbe davvero un grande errore se in zone non vocate ci trovassimo delle alte pale eoliche che toccano un territorio e un paesaggio, perchè il paesaggio è un valore fondamentale che dobbiamo salvaguardare e su cui non ci devono essere altri elementi che turbano ciò che è lo skyline delle nostre colline, delle nostre pianure, delle nostre città. Sul piano del fotovoltaico e dell'eolico possiamo anche permetterci di dire "un attimo", "aspettate", "NO".

 

Intervista al governatore Giani sulle aree non idonee all'eolico.

 

A seguito del successo di popolo senza precedenti della raccolta firme in Sardegna contro l'attacco all'isola degli speculatori delle energie "rinnovabili", dopo il disegno di legge molto restrittivo sulle aree idonee per l'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, approvato dalla giunta sarda due settimane fa, e dopo la nascita, in Toscana, della coalizione interregionale Tess "contro le speculazioni energetiche", il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha concesso un'intervista a Massimiliano Rais del quotidiano Unione Sarda dal titolo Eolico, il presidente toscano: "La Sardegna è un esempio, ora definiamo le aree non idonee".

 

Il video dell'intervista è liberamente disponibile sul canale multimediale del quotidiano di Cagliari. A futura memoria e per chi (sbagliando) non avesse tempo o voglia di guardarsi tutta l'intervista, riportiamo di seguito, senza commenti, i passaggi più significativi delle dichiarazioni del governatore Giani:

 

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L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti