Secondo l'economista tedesco Sinn, le politiche energetiche e climatiche, pur mosse da nobili intenzioni, stanno erodendo la competitività dell’industria tedesca. L’abbandono del nucleare e la forte dipendenza da fonti rinnovabili intermittenti hanno portato a costi energetici elevati, minando la base industriale del paese. In vista delle elezioni negli impoveriti Land orientali, che fanno temere nei sondaggi un trionfo dei partiti anti-sistema, le élite tedesche cominciano finalmente ad ammettere gli errori commessi. La Germania ha finito per imporre la sua visione, con l'obiettivo di abbandonare le fonti di energia tradizionali per concentrarsi su quelle "rinnovabili", come richiesto da Angela Merkel. Purtroppo, questa decisione è stata un grave errore per l'intera Unione europea, che ha seguito ciecamente la Germania, a maggior ragione da quando la Von der Leyen ha assunto la guida della Commissione europea. Ma se l’economia collassa, allora sarà presto finita con le aspirazioni verdi, perché il verde semplicemente non verrà più votato. Le conseguenze per l'Italia.

 

 

Hans Werner Sinn è uno dei più famosi economisti tedeschi. O forse il più famoso. Sicuramente lo è in Italia, perchè ha sempre preso a calci negli stinchi (in realtà altrove, ma vogliamo essere educati) i governi italiani, specie quando al potere c'erano il Berlusca oppure i "populisti". E quindi i giornaloni italiani lo hanno sempre portato in palmo di mano. Sinn ha pure il look da pastore luterano, di quelli privi di misericordia che appartengono all'immaginario collettivo. 

Recentemente ha rilasciato un'intervista al settimanale svizzero Weltwoche, dal temperato titolo "La Germania in miseria: la Star dell'economia Hans-Werner Sinn sulle cause e le vie d'uscita dalla megacrisi", che raccomandiamo di ascoltare su Youtube a chi è fluente in tedesco. Per i comuni mortali ci avvaliamo del commento realizzato dal blog - imprescindibile per far conoscere in Italia alcuni aspetti sottaciuti della realtà tedesca - Voci dalla Germania:

 

"Secondo Sinn, la Germania sta attraversando una fase di deindustrializzazione. Le politiche energetiche e climatiche, pur mosse da nobili intenzioni, stanno erodendo la competitività dell’industria tedesca. L’abbandono del nucleare e la forte dipendenza da fonti rinnovabili intermittenti hanno portato a costi energetici elevati, minando la base industriale del paese... Sinn critica l’eccesso di regolamentazione e burocrazia che sta “strangolando” l’economia. Le imprese si trovano intrappolate in una rete di norme e regolamenti che ne limitano la flessibilità e la capacità di innovare. Inoltre, l’economista sottolinea come la concentrazione di politica e media a Berlino abbia creato una sorta di “bolla” distaccata dalla realtà economica del paese... L’economista mette in discussione l’efficacia delle politiche climatiche unilaterali della Germania. Sinn argomenta che i combustibili fossili non utilizzati dalla Germania vengono semplicemente consumati altrove, rendendo gli sforzi tedeschi inefficaci per il clima globale mentre danneggiano la competitività nazionale."

 

Niente di nuovo per i resistenti sui crinali. Siamo assolutamente d'accordo. Le stesse cose le avremmo potute dire noi parlando dell'Italia, specie la bella analogia che la concentrazione di politica e media a Berlino (come anche a Roma e Milano) ha creato una sorta di “bolla” distaccata dalla realtà economica (e non solo economica) del paese. La novità è che stavolta non lo diciamo noi ma lo dice lui. Ma Hans Werner Sinn non è la sola Star tedesca dell'economia a mettere improvvisamente in discussione il dogma delle politiche climatiche della Germania.

Heiner Flassbeck non è altrettanto famoso, soprattutto all'estero, come Sinn, ma è stato consigliere economico di Oskar Lafontaine (marxista duro e puro. A proposito: Lafontaine è il marito dell'astro nascente della politica tedesca Sahra Wagenknecht) quando era ministro delle Finanze del cancelliere Schroeder. Adesso Flassbeck fa il pubblicista e in Germania recita il ruolo di grillo parlante della Sinistra. Pure lui ci va giù duro con la politica verde, anche se non nomina esplicitamente le rinnovabili intermittenti, in un articolo del 16 agosto su Telepolis, tradotto da Voci dalla Germania sotto il titolo "Salvare il Clima Affondando l’Economia? L’Inganno della Decrescita".

Nel paragrafo intitolato "La deludente realtà: emissioni di CO2 record nonostante gli sforzi" leggiamo:

 

Angelo Bonelli ha visitato sabato scorso Modigliana (FC), la capitale delle 7 mila frane, devastata dagli episodi alluvionali del 2023. Ma anche su territori così provati sono previste installazioni di pale eoliche ciclopiche: nascono come funghi in tutt’Italia e persino gli enti e i privati destinatari non ne sanno molto, eppure rischiano gli espropri rapidi previsti dalla legge Draghi. Un impianto eolico da 8 aerogeneratori da 6,6 MW ciascuno, per una potenza complessiva pari a 52,8 MW potrebbe sorgere nella tenuta di Montebello – 320 ettari di foreste a 700 metri di altezza – di proprietà del Comune di Modigliana, ma nei comuni di Rocca San Casciano e Tredozio. Il Comune non ha rilasciato nessuna autorizzazione. Bonelli: "Parlerò col Ministero dell’Ambiente perché bisogna considerare che siamo in zone ormai totalmente di frane, quindi questa questione va totalmente rivista".

 

Angelo Bonelli accompagnato dal sindaco di Modigliana Jader Dardi sulle colline attorno al paese. Foto Carlino.

 

Anche Angelo Bonelli dei Verdi (!) contrario alle pale eoliche a Modigliana durante la sua ricognizione nelle zone dell'alluvione in Romagna.

 

Dal Resto del Carlino cronaca di Forlì di oggi, nell'articolo di Giancarlo Aulizio (che ha seguito con grande determinazione tutta la vicenda fin dall'inizio) "Incubo pale eoliche. Bonelli (Verdi): "Il progetto non tiene conto delle frane":

"Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato del gruppo Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, ha visitato sabato scorso Modigliana nell’ambito di ‘WaterGate’, inchiesta sulla crisi climatica nel nostro Paese. Lo ha fatto proprio nella capitale delle 7mila frane, devastata dagli episodi alluvionali del 2023...

Ma anche su territori così provati sono previste installazioni di pale eoliche per la produzione di energia: nascono come funghi in tutt’Italia e persino gli enti e i privati destinatari non ne sanno molto, eppure rischiano gli espropri rapidi previsti dalla legge Draghi...

La foresta di Montebello è di proprietà del Comune di Modigliana, ma insiste sui comuni di Tredozio e Rocca San Casciano, un’oasi di 320 ettari di natura incontaminata in cima al monte Chioda, con 22 chilometri di strade forestali, nelle cui vicinanze è prevista l’installazione di otto pale eoliche, pesantissime e alte centinaia di metri, in un’area quasi senza vento dove non si sollevano neppure gli aquiloni. "Le energie rinnovabili sono assolutamente necessarie, dall’eolico al fotovoltaico, dopo di che vanno ben pianificate nei luoghi dove si possono fare. Quello che manca è una corretta pianificazione, stiamo attendendo un piano delle zone idonee da parte del Governo e questo atteggiamento di non fare nulla, di fatto, favorisce la deregulation".

Per Bonelli "chi ha presentato questi progetti lo ha fatto sulla base di cartografie vecchie, del 2015, quando questi eventi meteo estremi non erano avvenuti. Parlerò col Ministero dell’Ambiente perché bisogna considerare che siamo in zone ormai totalmente di frane, quindi questa questione va totalmente rivista".

Il sindaco Jader Dardi ha parlato nell’occasione delle pale col portavoce dei verdi. "Venerdì la giunta ha approvato un documento con delle controdeduzioni che presentiamo al Ministero dell’Ambiente, oltre all’ordine del giorno approvato all’unanimità in consiglio comunale contro le pale eoliche a Montebello". Cosa succederà adesso? "Siamo nella fase dell’acquisizione dei pareri e delle osservazioni. La preoccupazione nostra su questo impianto è enorme, non perché siamo contro le rinnovabili: tutt’altro, ma siamo in una situazione di una fragilità assoluta. In quel territorio non riescono a passare le automobili, come puoi pensare di realizzare degli impianti con strutture di questo tipo?".

 

Ma cominciamo dal debutto dell'inchiesta di Giancarlo Aulizio, ovvero dall'articolo del 5 luglio scorso "Pale eoliche a Montebello?: "Sbagliato, ci opporremo", che sottotitolava "Il progetto relativo all’impianto impatterà anche sui comuni di Rocca e Tredozio. Il sindaco Dardi: "Un’offesa al territorio, nessuna autorizzazione dal Comune". Leggiamone qualche passaggio:

 

"Un impianto di pale eoliche potrebbe sorgere nella Tenuta di Montebello – 320 ettari di foreste a 700 metri di altezza – di proprietà del Comune di Modigliana, ma nei comuni di Rocca San Casciano e Tredozio. I progetti dei parchi eolici si moltiplicano e generano spesso timori e apprensione tra la popolazione e i sindaci, che ricevono spesso comunicazioni su interventi (riscontrabili sul sito ministeriale dell’Ambiente e Sicurezza Energetica - Valutazioni e autorizzazioni ambientali) sulla cui progettualità non sono stati coinvolti. Nel caso in questione si tratta di un "progetto di impianto eolico da 8 aerogeneratori da 6,6 MW ciascuno, per una potenza complessiva pari a 52,8 MW, denominato "Montebello" da realizzarsi nei comuni di Modigliana, Rocca San Casciano e Tredozio e relative opere di connessione". Il proponente è SKI W AB Srl. Il Comune non ha rilasciato nessuna autorizzazione - spiega il sindaco Jader Dardi. Mesi fa è stato chiesto un Certificato di destinazione urbanistica, mai rilasciato, in quanto richiesta illegittima effettuata da società non avente titolo e non delegata. E per l'intervento non mi risulta siano stati ancora presentati documenti e/o progetti e intendo evidenziare la mia contrarietà, condivisa dalla giunta e dai gruppi consiliari"... "Per raggiungere Montebello, la strada provinciale è chiusa al traffico perché resa inagibile dalle frane... Questo progetto è un'offesa al territorio"... Per contrastarlo ci vuole un'opposizione congiunta e ho già coinvolto il sindaco di Tredozio, Giovanni Ravagli, anche lui contrario, e mi sto attivando verso gli altri enti coinvolti".

 

Nei giorni successivi Aulizio ha riportato sul Carlino Forlì anche la ferma e durissima posizione dei gruppi consigliari di minoranza - tutti compatti a fianco del sindaco Dardi - negli articoli "Eolico, il Ministero ci dia la documentazione. Mozione in consiglio" e "Impianto eolico, aumenta il fronte del no".

Il 18 luglio è stato presentato in consiglio comunale l'ordine del giorno contro l'impianto: "Modigliana, l’impianto eolico arriva in consiglio comunale". Per non dare l'impressione che solo il Carlino sia interessato alla vicenda, riportiamo la relazione di quanto accaduto in quella sede da il Piccolo, nell'articolo "Modigliana dice no alle pale eoliche a Montebello", che vi invitiamo a leggere integralmente in linea. Per chi ha fretta ecco i passaggi più significativi dell'articolo:

 

"Il Consiglio Comunale di Modigliana, riunito in seduta ordinaria in data 18 luglio, appresa la notizia pubblicata sul sito del Ministero dell’Ambiente in cui viene avviata la procedura di valutazione di impatto ambientale da parte dell’impresa “SKI W AB Srl con sede in Milano”, dice no alla realizzazione di un impianto eolico con otto turbine e relative opere di connessione, da realizzare nei territori di Modigliana, Tredozio e Rocca San Casciano. L’area individuata inoltre, a seguito degli eventi franosi del maggio 2023, è stata interessata da una vasto fronte di frana che ha coinvolto anche l’intera viabilità provinciale e comunale... L’ipotesi progettuale di realizzazione di un impianto eolico rappresenta una grave alterazione paesaggistica, contraria alle linee di programmazione urbanistica del Comune di Modigliana. La procedura avviata è pertanto in pieno contrasto con i provvedimenti legati alla emergenza per la ricostruzione e con le linee indicate dalla Regione Emilia Romagna nell’ambito dei Piani Speciali per la ricostruzione. Il Consiglio Comunale esprime pertanto parere contrario a tale ipotesi progettuale e impegna l’Amministrazione Comunale ad opporsi, anche in sede legale, contro un progetto lesivo degli interessi della collettività e della tutela del territorio... Si chiede infine al Governo e al Parlamento di modificare la normativa in vigore che di fatto favorisce speculazioni finanziarie e immobiliari, potendo, sulla base di una iniziativa privata, avviare procedure di esproprio pur in spregio alla programmazione territoriale, agli interessi e alle volontà delle comunità locali."

 

Esattamente come denunciato poche settimane fa nell'ordine del giorno presentato dal consigliere PD Nadia Rossi, approvato all'unanimità dall'Assemblea della Regione Emilia Romagna.

Adesso arrivano le parole di condanna pure di Angelo Bonelli. Insomma: pochissimi sono rimasti a difendere l'eolico senza se e senza ma, come quei giapponesi restati per decenni a difendere gli isolotti nel Pacifico dopo la fine della guerra. Oltre ai nostri amici dell'Anev, resistono i soliti tre immarcescibili moschettieri dell'eolico bello e salvifico (in ubiqua rappresentanza della Trimurti ambientalista Legambiente, WWF e Greenpeace, ormai da molti anni sembiante di un'unica teofania eolica). Che ne pensano di cotanta pervicacia nell'impalare l'Italia i soci e gli attivisti di quelle altrimenti benemerite associazioni?

 

Alberto Cuppini

Dall'ultimo numero dell'Astrolabio riprendiamo questo articolo di Giovanni Brussato (l'autore del libro "Cina, la nuova egemonia" appena uscito nelle librerie) denso di giudizi trancianti sul ruolo delle energie rinnovabili intermittenti (eolico e fotovoltaico): Criticità nell’adeguatezza della rete si presentano a chiunque sbilanci il proprio mix energetico con una forte penetrazione di rinnovabili intermittenti a prescindere che i suoi scopi siano di promozione finalizzata alla vendita di una tecnologia, come nel caso della Cina, oppure ideologici, come nel caso della Germania. In entrambe le situazioni emerge come la soluzione al problema dell’adeguatezza della capacità dispacciabile porti verso direzioni opposte alla teorizzata rete elettrica basata al 100% su rinnovabili. Le rinnovabili non sono in grado di sopperire al necessario baseload: deve sostituirle una tecnologia continua, e l'unica possibile è il nucleare. Inoltre, mantenendo in funzione un’opportuna quota degli impianti a turbogas più efficienti per il bilanciamento della rete renderemmo il nostro mix energetico uno tra quelli a più basse emissioni tra i Paesi OECD. Evidente in questo mix l’inutilità delle rinnovabili.

 

 

La progressiva penetrazione delle energie rinnovabili intermittenti nel mix energetico prevista dal recentissimo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) rende ineludibile la produzione di energia affidabile e costante qualora cessino le condizioni meteorologiche favorevoli o semplicemente scenda il tramonto.

Questa alimentazione di riserva, per sua natura, ha tassi di utilizzo inaffidabili rendendone incerta la redditività futura. Le attuali dinamiche di mercato creano un caso economico negativo dal punto di vista dei promotori di progetti privati, minando l'economia del progetto e scoraggiando lo sviluppo privato senza ulteriori “edulcoranti” politici. Da qui la necessità di "meccanismi di capacità" (i.e. Capacity Market) che garantiscano pagamenti aggiuntivi all'impianto di back-up, rendendo l'investimento finanziariamente sostenibile e garantendo nel contempo la stabilità della rete.

 

La criticità dell’adeguatezza.

 

Di più: l’ipotizzata elettrificazione dei consumi prevista dal PNIEC renderà fondamentale la capacità dispacciabile per il funzionamento affidabile della rete elettrica e la necessità dell’approvvigionamento di queste risorse non potrà che crescere negli anni a venire. Pertanto, l'emergente questione dell'adeguatezza degli appalti di capacità assumerà aspetti critici per il combinato disposto della crescente domanda di energia elettrica e dell’aumento di generazione intermittente.

Criticità nell’adeguatezza della rete si presentano a chiunque sbilanci il proprio mix energetico con una forte penetrazione di rinnovabili intermittenti a prescindere che i suoi scopi siano di promozione finalizzata alla vendita di una tecnologia, come nel caso della Cina, oppure ideologici, come nel caso della Germania.

In entrambe le situazioni emerge come la soluzione al problema dell’adeguatezza della capacità dispacciabile porti verso direzioni opposte alla teorizzata rete elettrica basata al 100% su rinnovabili.

La quale comporterebbe dei criteri di adeguatezza della rete meno rigidi aprendo la porta ad  una terza via che renderebbe possibile un'era di crescita del carico, ma combinata con un'era di paure di affidabilità di routine ed eventi di riduzione del carico sull’esperienza californiana: gli effetti sociali e sulla vitalità economica dell'inaffidabilità elettrica del Paese andrebbero oltre ogni immaginazione.

 

Paga sempre Pantalone.

Maxi impianto eolico nel Montefeltro. Il Sindaco di Badia Tedalda: "Tra pochi giorni la Regione Toscana approverà il progetto”. Ma ad oggi non risulta pubblicata nessuna nuova convocazione della conferenza dei servizi, né tantomeno alcun documento di approvazione.

 

 

Le Associazioni in indirizzo esprimono grande preoccupazione e sgomento per le dichiarazioni rilasciate in data 12 giugno 2024 dal Sindaco di Badia Tedalda Alberto Santucci al Corriere di Arezzo dove asserisce con assoluta certezza che "Tra pochi giorni proprio la Regione Toscana approverà il progetto” di Badia del Vento al confine con il Comune di Casteldelci (RN).

Al riguardo occorre evidenziare che in data 12 Aprile 2024 la Regione Toscana ha annullato rinviando a data da destinarsi la conferenza dei servizi in cui si sarebbe dovuto decidere le sorti di questo impianto per via della mancata formulazione della posizione unica regionale. Ad oggi non risulta pubblicata nessuna nuova convocazione, né tantomeno alcun documento di approvazione.

Tutt’altro, sul sito della Regione Toscana, sono pubblicati gli innumerevoli pareri rilasciati da Associazioni, Geologi, Istituzioni ed Enti pubblici per gli impatti non mitigabili sul paesaggio, sulle aree naturali protette, sull’avifauna, sull’ambiente e sull’elevato rischio di dissesto idrogeologico: pareri di incompatibilità sono stati più volte avanzati dalla Regione Emilia Romagna, dalle province di Rimini e di Forlì Cesena, dal Comune di Casteldelci, dall’Unione Comuni della Valmarecchia, dalle soprintendenze Romagnole e Toscane, dal Parco interregionale Sasso Simone e Simoncello e da ultimo, dallo stesso settore della Tutela della Natura e del Mare della Regione Toscana.

Nonostante tutto questo, apprendiamo con grande stupore e sgomento le dichiarazioni del Sindaco di Badia Tedalda Albero Santucci che annuncia “un milione di euro che entrerà nelle casse comunali”. Soldi che verranno usati per strade, scuole, acquisto di ruderi da rivendere “per pochi euro” a chi volesse stabilirvisi, in contrasto con le specifiche norme che regolamentano i luoghi e le modalità con cui possono essere definite le misure compensative.

A fronte di queste dichiarazioni è necessario ricordare che le decisioni devono essere prese esclusivamente nelle sedi previste dalla Legge, ovvero in seno alla conferenza dei servizi dove sono coinvolti tutti gli enti chiamati ad esprimersi sul progetto. E proprio in seno alla conferenza dei servizi la Regione Toscana dovrà considerare gli innumerevoli pareri negativi e le necessità di salvaguardia della Valtiberina e dei vicini di casa della Valmarecchia senza adottare atteggiamenti di prevaricazione nei confronti degli Enti e delle Amministrazioni della Regione Emilia Romagna che hanno espresso in modo compatto e inequivocabile giudizi di incompatibilità ambientale e paesaggistica.

Elenco Firmatari:

Italia Nostra sezioni Arezzo, Firenze e Valmarecchia, WWF sezioni di Rimini e Forlì-Cesena, Mountain Wilderness Italia, Club Alpino Regione Toscana, Associazione I Cammini di Francesco in Toscana, Associazione Culturale D’la dè Foss (Al di là del Fosso), Associazione Altura.

Rimini, 18 Giugno 2024

 

 

Ordine del giorno, presentato dal consigliere PD Nadia Rossi, approvato all'unanimità dall'Assemblea della Regione Emilia Romagna. Anche il partito di maggioranza relativa ha capito che l'eolico va ad impattare pesantemente su un territorio fragile ma pieno di ricchezze, molte delle quali tutelate. Nadia Rossi: "Dobbiamo fare particolare attenzione alle aree con un’elevata fragilità idrogeologica e la presenza di frane, e il Governo deve farlo favorendo la massima condivisione con le Regioni, in armonia con il patrimonio delle comunità locali, la tutela del paesaggio, della biodiversità e dell'avifauna".

 

 Nella foto con il ministro Pichetto Fratin, la vice presidente Irene Priolo è la quarta da destra.

 

All'inizio (il 18 aprile scorso) fu il Summit a Roma, negli uffici del ministero dell'Ambiente, tra il ministro Gilberto Pichetto Fratin e i rappresentanti del territorio emiliano-romagnolo per bloccare l'installazione di una sessantina di aerogeneratori nel comune toscano di Badia Tedalda (AR) sui crinali prospicienti la Valmarecchia, in provincia di Rimini. Tra i rappresentanti (bipartizan) convenuti a Roma spiccava la presenza della vice presidente ed assessore all'Ambiente della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo (che aveva sostituito in tali incarichi Elly Schlein, dopo la sua elezione alla segreteria del PD).

Poi venne l'improvviso outing della stessa Schlein a Nuoro contro la "speculazione" eolica a vantaggio delle "multinazionali", alla vigilia delle elezioni europee:

"Non è con la speculazione delle multinazionali che coprono con l' eolico e il fotovoltaico le nostre regioni che noi faremo la transizione energetica, ma coinvolgendo le popolazioni locali e facendo decidere a loro dove e come fare la transizione".

A queste prese di posizione dalla forte valenza politica è seguita l'iniziativa legislativa del PD in Regione Emilia-Romagna, con l'ordine del giorno (da leggere con attenzione) presentato in Assemblea la scorsa settimana, come prima firmataria, dal consigliere regionale riminese Nadia Rossi.

Presentiamo una breve rassegna stampa dei resoconti di quanto è successo e le dichiarazioni della stessa Nadia Rossi.

Cominciamo con l'articolo siglato m.c. sul Resto del Carlino del 13 giugno: "Nadia Rossi (Pd): "Subito la legge per fermare le pale eoliche", che così esordiva:

"Fermi tutti: la transizione energetica non può passar sopra come un caterpillar ai territori e alle comunità. Per l'alta Valmarecchia la battaglia è ai progetti dei nuovi impianti eolici Badia del Vento e Poggio Tre Vescovi.

Da qui l'ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio regionale dell'Emilia Romagna, in cui si chiede l'obbligo di intesa tra le Regioni prima di installare gli impianti e un maggior coinvolgimento per definire le aree idonee. Prima firmataria del documento è la consigliera regionale riminese del Pd Nadia Rossi".

 

Dall'articolo di Carla Dini del Corriere Romagna dello stesso 13 giugno "Eolico, le perplessità dei dem. "Agire in sintonia con i territori":

"Eolico, il Pd mette il bastone fra le pale al progetto... Non accenna a spegnersi la bufera, in senso letterale, intorno alla costruzione di un impianto eolico al confine tra Valmarecchia e Toscana. Un progetto che prevede in tutto oltre 50 pale alte due volte il grattacielo di Rimini... A scendere in prima fila è la consigliera regionale dem, Nadia Rossi, prima firmataria dell'ordine del giorno approvato ieri all'unanimità. "L'esperienza della Valmarecchia - sostiene - insegna che servono regole nazionali in sintonia con le esigenze dei territori. Non possiamo sacrificare il patrimonio di intere comunità"... Nonostante numerosi pareri negativi che però non sono più vincolanti, la Regione non è nella condizione di bloccarlo poiché le pale rientrano per pochi metri sul suolo toscano. Gli effetti degli ecomostri, però, "oltrepassano i confini amministrativi e influenzano aree estese"."

 

E' stato pubblicato il nuovo libro di Giovanni Brussato "Cina, la nuova egemonia".

 

 

Luogo è in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge.

(Inferno, Canto XVIII)

 

Nell'aprile del 2000, al volgere del nuovo millennio, l'editore Guerini e Associati pubblicava un saggio di Mario Deaglio sull'Italia e l'economia globale dal titolo "Un capitalismo bello e pericoloso", ovvero quello che negli anni 90, nella felice definizione di sintesi di Edward Luttwak, veniva definito "turbo-capitalismo".

Oggi, dopo un quarto di secolo, lo stesso editore, con il nuovo libro di Giovanni Brussato "Cina, la nuova egemonia", ci vuole fare sapere che

- il capitalismo è, sì, pericoloso anzi pericolosissimo dopo l'ingresso a pieno titolo nel 2001 della Cina comunista nell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), ma

- il capitalismo, diventato nel frattempo "globalizzato", non è per nient'affatto bello ed anzi, specie se osservato dal fondo delle miniere come fa per noi Brussato, è irrimediabilmente brutto. Ed in via di costante peggioramento.

L'improvvisa accelerazione verso la disarmonia e la deformità del capitalismo globalizzato è stata la scelta di realizzare una "transizione energetica" basata su basse o nulle emissioni di carbonio. Per far questo, in Occidente si è deciso di puntare tutto sull'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e per ciò stesso su tecnologie basate su "quantità di metalli di base e geochimicamente rari mai estratte prima". Ad aggravare il problema, tali tecnologie, così come molte miniere, sono controllate dalla Cina, direttamente o indirettamente, grazie ai suoi legami con il Sud del mondo, in primis con l'Africa.

E dunque quei minerali e quei metalli indispensabili per le batterie, le auto elettriche, le pale eoliche e i pannelli fotovoltaici vengono estratti nei Paesi più poveri, poi vengono trasportati, lavorati e raffinati in Cina. In ciascuna di queste attività non c'è niente, ma proprio niente che sia decarbonizzato. Anzi. Tutti i processi industriali applicati nella catena di lavorazione inquinano molto di più rispetto agli standard occidentali, ma l'inquinamento avviene lontano da noi e quindi per le anime belle del nostro ambientalismo mainstream il problema non esiste.

Questo non rappresenta solo uno dei tanti esempi delle incoerenze del nostro ambientalismo, ma sintetizza bene anche tutte le schizofrenie dell'ideologia anticolonialista delle nostre élite radical chic. Denunciano il neocolonialismo della Cina, che sfrutta l'Africa controllando le filiere di tanti prodotti strategici per un'economia sostenibile, ma rifiutano che sia l'Italia a sostituire la Cina come partner degli africani. Escludendo in tal modo l'applicazione dei nostri standard ambientali più avanzati e le nostre invidiabili best practice aziendali.

Fin qui niente di nuovo per chi avesse letto il precedente libro dello stesso Brussato "Energia verde? Prepariamoci a scavare".

Ma se allora l'autore aveva privilegiato l'aspetto ecologico-ambientale dell'impatto devastante delle nuove miniere sull'ecosistema, il suo nuovo libro si occupa di argomenti ben più prosaici.

Il Presidente nazionale della Associazione Italiana Wilderness Aldo Giorgio Salvatori, dalla sala stracolma di centinaia di delegati degli Stati Generali, stigmatizza l'assenza dei politici, dei media e "di alcune grandi associazioni storiche" (Legambiente, WWF e FAI). "Da che parte stanno? Lo dicano chiaramente".

 

 

 

Anche l’Associazione Wilderness ha partecipato agli “Stati generali contro l’eolico e il fotovoltaico a terra” indetti dalla Coalizione Articolo 9, tenutisi a Roma lo scorso 22 maggio per contrastare il proliferare imperante delle centrali eoliche e fotovoltaiche, che tanto danno stanno arrecando al paesaggio e all’agricoltura. In quanto membro della Coalizione Art. 9 (della Costituzione), l’Associazione Wilderness è stata rappresentata dal Presidente nazionale Aldo Giorgio Salvatori e da alcuni Soci attivi. Nel suo intervento, applaudito più volte, Salvatori ha fatto notare l’assenza di quelli che lui ha definito i «Convitati di Pietra», invisibili, ma clamorosamente recidivi nella loro reiterata indifferenza al problema. «Prima di tutto i politici», ha detto Salvatori, «ma si sa, il loro coraggio è quasi sempre quello di Don Abbondio: non vogliono scontentare nessuno e perciò non prendono posizione su argomenti scottanti. Addolora l’assenza di alcune grandi associazioni storiche, ma non stupisce. Mi riferisco a Legambiente, che addirittura ha scelto di organizzare tour ‘ecologici  per mostrare la bellezza dei ‘parchi eolici’, un vero ossimoro semantico. Meno comprensibile l’assenza del WWF e del FAI.

Da che parte stanno? Lo dicano chiaramente, perché finora non si sono espressi. Anche per loro, come per i politici, meglio non impegnarsi in battaglie scomode. Infine i media. Vedete giornalisti qui? Nessuno, mi pare. Nel 95 per cento dei casi, anche loro fanno finta di non vedere. Non vedo, non sento, non parlo. L’eolico e il fotovoltaico sono patate bollenti. I direttori e gli editori preferiscono non  parlarne, se non per osannare la transizione green, che green non è per niente. Ci stanno rubando l’orizzonte», ha continuato Salvatori, «e con esso il paesaggio unico italiano, quello decantato dai viaggiatori del Grand Tour. I monti dell’Appennino ‘meraviglia del Creato’ per Goethe, oggi devastati da centinaia di grattacieli eolici, i territori ‘liberi e vasti’ della Sardegna per David Herbert Lawrence, anch’essi deturpati dalle gigantesche torri del vento, la commistione mirabile di vestigia del passato, natura rigogliosa e opere dell’uomo per Gregorovius, oggi compromessa in gran parte da distese di specchi del fotovoltaico e dalle selve di metallo e vetroresina dell’eolico. Dobbiamo reagire», ha concluso il presidente «dobbiamo impedire che ci rubino l’ultimo orizzonte.»

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L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti