Besseghini: ora servono riforme più strutturali.

Besseghini (Arera): Guardando al percorso per la transizione energetica, bisogna farlo "anche con una serietà un po' diversa da quella dell'ultimo periodo".

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Ieri a Roma si è tenuto il convegno di presentazione del rapporto di previsione “L’economia italiana alla prova del conflitto in Ucraina” del centro studi della Confindustria, a cui ha partecipato anche il presidente dell'Autorità per l'Energia Stefano Besseghini.

Chissà perchè, ascoltando i tanti ottimati intervenuti, ho avuto l'impressione che sia ormai giunto a conclusione quel

"processo di distruzione dell’economia e del potere politico costituzionale reso agevole dai governi di ampia coalizione dell’Ulivo, proprio per la loro instabilità e la loro permeabilità a tutte le pressioni poliarchiche internazionali, finanziarie e oligopolistiche (mentre predicavano – invece – liberalizzazione e creazione delle authorities che agivano da schermo e da velo dei processi di dilavazione delle ricchezze private e pubbliche in corso)."

(dall'articolo del Sussidiario del 16 gennaio 2021 "Sapelli: i veri e i falsi obiettivi di una guerra di potere").

Se qualcuno a suo tempo si fosse chiesto per quale motivo il professor Giulio Sapelli fosse stato inopinatamente fatto fuori e sostituito dallo sconosciuto ed innocuo Giuseppe Conte come capo del governo giallo-verde, questa sua visione eretica della politica italiana fornirebbe già una parziale spiegazione.

L'intero convegno di ieri a Roma è liberamente disponibile sul sito di Radio Radicale (Besseghini dal minuto 10,41).

Per chi non avesse voglia di ascoltare tutto il polpettone, una relazione dell'intervento del presidente Besseghini è presente oggi a pagina 3 del Sole 24 Ore, nell'articolo di Celestina Dominelli "Besseghini: ora servono riforme più strutturali" ("più" strutturali di che? Ndr):

"Dobbiamo essere in grado di introdurre elementi più strutturali", ha sottolineato Besseghini e, guardando al percorso per la transizione energetica, bisogna farlo "anche con una serietà un po' diversa da quella dell'ultimo periodo", quando "grandi obiettivi e poca capacità di implementazione sembrano averci portato fuori dal percorso corretto", ha precisato il numero uno dell'Autorità. Non prima di aver evidenziato "che sta avvenendo una grande fase di switching che porta con sé un cambio di costi" e "che bisogna ragionare in un'ottica di sistema".

Questo discorso di Besseghini, oltre a richiamarmi alla mente la vecchia canzone di Jannacci "Se me lo dicevi prima", mi ha ricordato pure le conclusioni dell'articolo-intervista di Giacomo Puletti de Il Dubbio del 12 febbraio scorso "Sapelli: «Caro bollette? Approccio disastroso: così rischiamo la deriva argentina…»", in cui il professor Sapellli così sbottava:

"La cosa terribile e vergognosa è che hanno fissato il prezzo dell’energia elettrica attraverso il prezzo del gas concordato con queste famose “authorities” che non hanno fatto altro che danni. Il signor Draghi queste cose non le sa, e se le sa non vuole mettersi contro questa classe sociale che solo in Europa è composta da alcune decine di migliaia di persone molto influenti e molto ricche... Bisogna finirla con questa transizione energetica non orientata dalla tecnologia ma dalle ideologie e dal populismo. Draghi non ha nessuna competenza su questo e neanche i suoi ministri".

Besseghini, sebbene come "regolatore" abbia, per sua stessa ammissione, "poche leve" ma (dice lui) "una visione complessiva del sistema", potrebbe però almeno spingersi, vista la situazione di disperata emergenza economica, ad alzare il telefono e chiamare lo stesso Draghi. Besseghini dovrebbe provare a trasmettere al presidente del consiglio tale sua visione complessiva, e chiedergli di tentare di convincere la Von der Leyen - ma soprattutto il suo successore (o si dice successora?) alla BCE Christine Lagarde - a comportarsi, in materia di "transizione energetica", "con una serietà un po' diversa da quella dell'ultimo periodo". In fondo stiamo parlando di donne mature, sebbene del tutto inadatte ai loro alti ruoli istituzionali, e non di ragazzine problematiche che non hanno voglia di andare a scuola.