Ciafani (Legambiente) chiarisce: Noi non facciamo lobby. Noi facciamo lobby

Il comunicato stampa con l'appello pro Sangiuliano e contro Legambiente, redatto su iniziativa di Italia Nostra e sottoscritto da altre associazioni, questa volta è riuscito a fare breccia nel muro di gomma dei giornaloni, che finora avevano sempre messo la mordacchia al movimento anti-eolico. La Stampa di oggi pubblica due articoli: "La faida del vento", che sottotitola "Ambientalisti italiani divisi sull’eolico. Legambiente critica le Soprintendenze accusate di bloccare i nuovi impianti ma Italia Nostra va al contrattacco: «Siete una lobby delle rinnovabili»" e "Rivolta delle pale dalle Langhe alla Sicilia", che sottotitola "Associazioni e Comuni: "Violenza inaudita al paesaggio, basta con questi progetti".

 

L'ultimo comunicato stampa con l'appello pro Sangiuliano e (soprattutto) contro l'attacco (come lo ha definito La Repubblica) orchestrato da Legambiente, comunicato redatto su iniziativa di Italia Nostra e sottoscritto da altre associazioni, è stato rilanciato dall'Ansa.

Questo era già accaduto spesso, ma questa volta è riuscito a fare breccia nel muro di gomma dei giornaloni, che da sempre hanno messo la mordacchia al movimento anti-eolico.

L'appello è stato infatti ripreso non solo da una molteplicità di quotidiani locali (come già accaduto in passato) ma anche dal Quotidiano Nazionale (che nelle sue tre diverse testate è il secondo quotidiano italiano, dopo il Corriere della Sera, come copie vendute in edicola), e soprattutto da un quotidiano come La Stampa, decisamente schierato ab ovo pro-pale per precisa linea editoriale (degli Agnelli, proprietari anche della Repubblica). Così oggi (giovedì 7 marzo) in edicola l'abbiamo trovata con l'articolo di Franco Giubilei intitolato: "La faida del vento", disponibile anche in linea sul sito web della Stampa, che sottotitola: "Ambientalisti italiani divisi sull’eolico. Legambiente critica le Soprintendenze accusate di bloccare i nuovi impianti ma Italia Nostra va al contrattacco: «Siete una lobby delle rinnovabili»":

"Accuse cui il presidente di Legambiente Stefano Ciafani replica così: «Noi non facciamo lobby con nessuno»... La presunta vicinanza di Legambiente all’industria green? Il presidente in un certo senso ("in un certo senso" è meraviglioso. NdR) conferma: «Servono alleanze con le imprese più innovative, con le istituzioni più illuminate, coi sindacati più coraggiosi e col volontariato...»." che, tradotto in italiano dal politichese politicamente corretto di Ciafani, si deve leggere: "Noi non facciamo lobby con nessuno. Noi facciamo lobby con tutti quelli con cui ci fa comodo fare lobby".

Un ragionamento che non fa una grinza, dunque, come se il problema fosse la parola "lobby", termine tabù e considerato offensivo dagli "ambientalisti del fare", al pari di altre brutte parolacce da censurare come "negro", "zingaro", "omosessuale", "contadino" e "operaio" - che nessun "progressista" adopera più - e non la sostanza di "una presunta intelligenza col nemico", come la definisce l'articolista Franco Giubilei. Prosegue l'articolo:

"In campo avverso, Italia Nostra segna una distanza siderale su un tema cruciale per il movimento ambientalista: «In altre occasione abbiamo avuto opinioni diverse, ma questa è la prima volta che accade con tanta nettezza e su una questione importante - premette Michele Campisi, segretario generale dell’associazione -. Noi non siamo legati a qualche indirizzo politico come Legambiente".

La "faida" è occasione per riferire (nella stessa pagina della Stampa di oggi) dell'esistenza di una "rivolta" contro le pale in tutt'Italia. Rivolta fin qui tenuta nascosta a tutti gli altri italiani non ancora minacciati di impalamento, che pure tutti i crinali appenninici saranno destinati a subire entro il 2050, se l'Unione Europea rimarrà prona alle assurde pretese dei lobbysti dell'eolico... "per salvare il Pianeta". Ne dà testimonianza Laura Anello nell'articolo "Rivolta delle pale dalle Langhe alla Sicilia", che sottotitola "Associazioni e Comuni: "Violenza inaudita al paesaggio, basta con questi progetti". Tra tanti altri, nell'articolo si parla di due immani scempi progettati sull'Alto Appennino, ben noti ai comitati della Rete della Resistenza sui Crinali:

"E che dire, in Val Bormida, tra le alte Langhe e l'entroterra ligure... dove la rivolta è scoppiata contro un impianto di sette mega pale tra Saliceto, Cengio e Cairo Montenotte, chiamate poeticamente "fattorie del vento"? Stessa protesta che infiamma la Toscana, dove il Tar ha appena respinto il ricorso presentato contro altrettante pale che sono state autorizzate nel Mugello, a dispetto dei sentieri storici e del rischio sismico di montagne fragili".

Molto ha contribuito al successo dell'iniziativa di Italia Nostra la scelta dell'Ansa di introdurre il suo lancio di agenzia con l'immagine, da noi riproposta nel nostro sito web, di un trattore con cartello anti-megapale.

Ma molto ha contribuito anche la decisione di Italia Nostra, come viene confermato dall'intervista al segretario generale Campisi, di prendere le distanze "per la prima volta con tanta nettezza" da Legambiente (come da noi sollecitato da oltre una dozzina d'anni). Se non altro per non essere trascinati a fondo tutti assieme, specie quando a Roma arriveranno gli operai, tradizionalmente meno carini degli agricoltori nelle loro rivendicazioni, che avranno perso il lavoro a causa della "legislazione green" per fare i conti "con le imprese più innovative, con le istituzioni più illuminate, coi sindacati più coraggiosi e col volontariato" alleati di Legambiente... "per salvare il Pianeta".

Questo a conferma (oltre che dell'impulso dato dal movimento dei trattori e dell'appoggio dell'opinione pubblica contro le mattane green) che rimane valido quello che diceva già duemila anni fa quel tale (che non si può più nominare perchè offenderebbe la sensibilità dei musulmani, che sono persino più suscettibili delle gretine):

«Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”»

 

Alberto Cuppini