Il Secolo XIX: "Italia avara di incentivi per le rinnovabili"

Le "rinnovabili" elettriche bussano (ancora) a denari. Si conferma una volta di più che tutto l'interesse dei rinnovabilisti non è nella "Salvezza del Pianeta" ma nei sussidi pubblici. Di riflesso si conferma che la causa del disastro sono gli "obiettivi climatici" assurdamente alti, tali da giustificare tutto, sia in termini di costi per la collettività che in termini di "semplificazioni" delle normative di tutela ambientale e paesaggistica. Di riflesso al riflesso si conferma che l'esplosione della bolla speculativa degli "investimenti" in rinnovabili sarà determinata dalla insostenibilità della Greenflazione, che ha appena appena cominciato ad appalesarsi a danno dei portafogli degli europei.

 

 

Le "rinnovabili" elettriche bussano (ancora) a denari.

Sia in Italia (dove si conferma che il PD è il capofila nell'assalto alla diligenza) che in Europa, dove la parola magica per aumentare i sussidi pubblici (ma senza chiamarli così, per carità) adesso è "Cfd".

Per un assaggio delle (miserabili) brighe italiane consigliamo l'articolo comparso martedì su Il Secolo XIX a firma Francesco Margiocco sotto l'esplicito titolo "Italia avara di incentivi per le rinnovabili".

Ne raccomandiamo la lettura integrale sul sito web del quotidiano genovese del gruppo GEDI (come La Stampa e La Repubblica), dove troviamo scritto:

"Il senatore del Pd Lorenzo Basso, a proposito dell’ultima gara Gse poi andata semi-deserta, aveva chiesto, il 4 aprile, con un’interrogazione al ministro Pichetto Fratin, di rivedere al rialzo la tariffa. Non ha avuto risposta."

E ci mancherebbe solo che, dopo l'esplosione apocalittica dei costi energetici, l'avesse avuta! Il PD vorrebbe che l'attuale governo continuasse a finanziare le sue clientele, a cui ha contribuito ad assicurare ben oltre 200 miliardi di euro di "incentivi", una parte dei quali dovrà continuare ad essere elargita ancora nel prossimo decennio. Pichetto Fratin sa benissimo che l'anno prossimo, con il nuovo Parlamento europeo e dopo la punizione elettorale che attende i fiancheggiatori dell'estremismo "green", le regole del gioco cambieranno: si tratta solo di far buon viso a cattivo gioco per altri dodici mesi e soprattutto, nel frattempo, tenere il portafoglio ben chiuso. 

In Europa i lobbysti operano a un livello un po' più raffinato, tramite l'ultimo Abracadabra: i Cfd, appunto. Leggiamo dall'articolo "Europa divisa su nucleare e carbone" di Sergio Giraldo su La Verità di martedì che cosa prevede il nuovo, ennesimo regolamento UE (il grassetto è nostro):

"I Cfd sono contratti di lungo termine per grossi quantitativi tra i produttori di energia e le compagnie di vendita oppure grandi clienti consumatori. Viene fissato un prezzo che si confronta con il mercato spot giornaliero e ci si scambiano le differenze monetarie tra prezzo fisso contrattuale e prezzo spot. Nel regolamento proposto, i produttori interessati dal meccanismo saranno i nuovi impianti a fonte rinnovabile, mentre l'acquirente è lo Stato membro, che comprando l'energia a prezzo fisso riconosce un sostegno diretto al produttore (di fatto si tratta di un incentivo)."

Stiamo parlando di qualcosa che richiama sinistramente alla mente dei veterani della lotta alla speculazione eolica il disastroso sistema dei certificati verdi, che infiniti addusse lutti alle bollette degli italiani, ma questa volta imposto per il tramite del solito onnipotente "regolamento" UE.

La necessità di nuovi "incentivi" pubblici è l'implicita ammissione degli insormontabili ostacoli delle "rinnovabili" in termini di costi (in tendenziale aumento) e ricavi (in tendenziale diminuzione). Consigliamo a questo proposito l'attenta lettura dell'articolo del 7 giugno del professor Alberto Clò sul sito web della rivista Energia dal titolo "3 ostacoli delle rinnovabili":

"Staticità della penetrazione elettrica nei consumi finali di energia, prezzi negativi sempre più frequenti, bassa redditività sono tre ostacoli che si frappongono al pieno dispiegamento delle fonti che si vorrebbero in grado si sostituire le fossili in tempi sostanzialmente brevi: solare ed eolico."

Niente di nuovo per i resistenti sui crinali, ma adesso Clò presenta dei dati aggiornati che confermano le sue (facili) previsioni sul flop delle attese miracolistiche su pale e pannelli: la retorica ambientalista propalata dagli speculatori dell'eolico e del fotovoltaico non regge al confronto con la realtà, come peraltro appariva già facilmente prevedibile a tutti noi.

Con l'iper-attivismo delle lobby in questi ultimi mesi, si conferma una volta di più che tutto l'interesse dei rinnovabilisti non è nella "Salvezza del Pianeta" ma nei sussidi pubblici. Di riflesso si conferma che la causa del disastro sono gli "obiettivi climatici" assurdamente alti, tali da giustificare tutto, sia in termini di costi per la collettività che in termini di "semplificazioni" delle normative di tutela ambientale e paesaggistica. Di riflesso al riflesso si conferma che l'esplosione della bolla speculativa degli "investimenti" in rinnovabili (ed il conseguente abbandono dei suddetti "obiettivi climatici" assurdamente alti) sarà determinata dalla insostenibilità della Greenflazione, che ha appena appena cominciato ad appalesarsi a danno dei portafogli degli europei.

Europei che, nel giugno del prossimo anno, avranno la possibilità di esprimere la propria insoddisfazione, che i sondaggi già lasciano intuire, alle urne in occasione del rinnovo del Parlamento europeo. E un altro anno di diktat imposti dagli invasati di Bruxelles (ben consapevoli dell'incombente crepuscolo degli Dei), con il corollario di obblighi, sanzioni, divieti, ispezioni, costi, recessione, decrescita infelice e quant'altro (compresi gli sfregi paesaggistici), non passerà invano.

 

Alberto Cuppini