La bruttura rombante di questi spaventosi mastodonti

Ancora Alain Finkielkraut   contro l'eolico. Martedì scorso 22 dicembre, sulla prima pagina del quotidiano francese Le Figaro appariva il titolo, impensabile per un giornalone italiano, "Vento di collera contro la proliferazione delle pale eoliche". "Il piano del governo per sviluppare l'eolico prevede di costruire 6.500 pale supplementari da qui al 2028. La contestazione è talmente più forte che, per indebolirla, la maggioranza ha ridotto le possibilità di presentare ricorsi." E' esattamente quello che ci attende - a breve - anche in Italia.  A pag. 12 e 13 venivano dedicati al problema alcuni articoli, tra cui spiccava l'intervista a Finkielkraut dal titolo "Le pale eoliche trasformano tutti i paesaggi in siti industriali".  Dedichiamo, con un pizzichino di ironia, la nostra traduzione dal francese al presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, a cui Finkielkraut su Le Figaro sembra quasi fare riferimento, ed alla sua recente spericolata intervista sulle "nuove cattedrali" apparsa l'8 dicembre nell'inserto del Corriere della Sera “Buone notizie”, sotto il titolo rivelatore "Così dovrà cambiare il paesaggio italiano".

 

         

 

Intervista curata da:

Eugénie Bastié

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Il filosofo e accademico, che invoca una "ecologia poetica" , spiega perché è fermamente contrario all'installazione delle pale eoliche che distruggono la bellezza dei paesaggi francesi.

LE FIGARO. - Mentre esprime il suo attaccamento al nucleare, Emmanuel Macron ha riaffermato il suo auspicio di sviluppare l'eolico in Francia per aumentare le nostre capacità in energie rinnovabili. Che cosa Le ispira questa scelta del presidente della Repubblica?

Alain FINKIELKRAUT. - In Serenità, uno dei suoi testi più abbordabili, Heidegger distingue due tipi di pensieri: il pensiero calcolante e il pensiero militante, e teme il giorno in cui il primo sarà il solo ad essere praticato. Con l'ecologia ufficiale, che pretende di combattere i misfatti di una tecnica scatenata, questo giorno è arrivato. Si fanno i conti, si misurano i diversi inquinamenti con una precisione sempre più fine, e si conclude che le energie rinnovabili permetteranno di fare abbassare le emissioni di gas a effetto serra. Bisogna dunque svilupparle per lottare efficacemente contro il cambiamento climatico. La dimostrazione sembra implacabile. Dimentica una cosa: la bruttura rombante di queste turbine giganti, di questi spaventosi mastodonti che si chiamano pale eoliche. E' normale: la bruttura sfugge al calcolo. I poeti e i pittori ci aprono gli occhi sul mondo. Ma è da molto tempo che non hanno più voce in capitolo. L'ecologia ufficiale si schiera sotto la stessa bandiera del suo nemico, il produttivismo. E, nella sua nobile preoccupazione di salvare il pianeta, partecipa senza stato d'animo alla devastazione della terra. Con la sua benedizione, gli aerogeneratori si accaparrano la vista, schiacciano ciò che li circonda. Come ha scritto Bérénice Levet in una lettera al presidente della Repubblica, "le pianure cerealicole, le colline provenzali, le rive degli oceani, nessun acro di terra o di mare ne è al riparo". Ho sottoscritto questa lettera con Jean Clair, Patrice Gueniffey, Jean-Pierre Le Goff, Stéphane Bern, Benoît Duteurte, Yves Michaud, Pascal Vinardel. Tra noi, nessun ecologista certificato.

Che cosa Le dà fastidio nelle pale eoliche? Che cosa risponde a coloro che affermano che trovarle brutte dipende dalla soggettività?

Tutto sta lì, in effetti. La modernità non crede più nella bellezza. Ha preso atto della diversità dei gusti e delle culture. Sa o crede di sapere che il bello non è una proprietà oggettiva. Dire "è bello", per la modernità, non può significare che "questo mi piace". "Io ammiro la Passione secondo San Matteo.

Tu ti diverti ascoltando Sexion d'Assaut, a ciascuno le sue preferenze!" Niente è superiore a niente. Poiché io metto al di sopra di tutto Il Paesaggio ideale di Poussin,

 

 

odio con tutte le mie forze il mazzo di fiori che Jeff Koons ha offerto alla città di Parigi.

 

 

E poiché Vuillard mi è caro, sono atterrito dalla bestialità del divaricatore sfinterico di Paul McCarthy o la critica stereotipata della società dei consumi che emana dalle installazioni dell'arte contemporanea. 

 

 

Ma ormai mi è proibito vedere quello che vedo perché, si sostiene, ci sono tante realtà quanti sono gli sguardi. Così l'imbruttimento della terra e del mondo cresce al riparo dal relativismo professato dai demistificatori, dai furbi, da quelli che non se la danno a intendere.

 

Lei invoca una ecologia poetica, che tenga conto della bellezza. Ma non è superflua, vista l'emergenza climatica? Quando la barca affonda, si ha tempo di preoccuparsi per la bellezza del mondo?

Le pale eoliche non sono i mulini a vento dell'era moderna. Trasformano tutti i paesaggi in siti industriali. La bellezza del mondo, quella è la barca che affonda. Resta questa fragile speranza: siccome l'estrazione delle materie prime necessarie alla fabbricazione ed al funzionamento delle pale eoliche o delle auto elettriche - che riducono l'inquinamento del cielo d'Europa - aggrava l'inquinamento e aumenta il numero di malattie ambientali nei paesi dove è praticata su vasta scala, forse il pensiero calcolante coglierà il problema prima che sia troppo tardi.