La fanfaluca del "futuro tutto elettrico" smentita dalla realtà

Titolo sul Sole: "In Europa consumi elettrici ai minimi da 20 anni: l'industria arretra ancora". Alla faccia di chi vuole far credere che il sistema energetico stia virando verso l'elettrificazione, i consumi elettrici italiani, pur in presenza di una variazione positiva del PIL, sono diminuiti nel 2023 di 9 TWh, tornando a livelli da anni Novanta. La deindustrializzazione del Paese, a causa dell'aumento auto inflitto (con le "rinnovabili" non programmabili come l'eolico e il fotovoltaico) dei costi dell'energia, procede a ritmi devastanti, preannunciando agli italiani un repentino ritorno alla secolare povertà pre-bellica. Tabarelli: "Al costante impoverimento dell'Italia da deindustrializzazione si sommano i minori consumi delle persone sempre per questioni di povertà. Spaventano alcune analisi di statistica medica che indicano un balzo delle morti premature nello scorso inverno per le bollette troppo care, 149mila morti in eccesso, rispetto alle condizioni normali". Diventa inutile fingere sui media mainstream che l'European green deal funzioni: con gli agricoltori nelle piazze, le scelte green dell'Ue cominciano a presentare il conto politico. Una rassegna stampa dai giornali di oggi.

 

Il sogno (o l'incubo?) degli ecologisti del "tutto rinnovabili" e la realtà.

 

Dall'articolo di Sissi Bellomo sul Sole 24 Ore di oggi 25 gennaio "In Europa consumi elettrici ai minimi da 20 anni: l'industria arretra ancora", che sottotitola "Rapporto Aie. Nuova contrazione del 3,2% nel 2023, è l'unica area al mondo in calo per due anni. Prezzi più bassi ma ancora doppi rispetto a Usa e Cina: le fabbriche chiudono":

"I prezzi scendono ma i consumi di elettricità in Europa continuano a diminuire... nella Ue, che li ha ridotti ai minimi da circa vent'anni. E' un "declino di proporzioni storiche", per usare le parole dell'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), che nel suo ultimo rapporto sul settore non registra due anni consecutivi di contrazione in nessun'area geografica al mondo, salvo che nel Vecchio continente."

Evviva la "Piccola Greta"! Evviva l'European Green Deal! verrebbe da esclamare, ironizzando sui troppo facili entusiasmi suscitati a suo tempo sui nostri "ambientalisti" iperurani. Ma anche il Sole continua a (fingere di) ignorare la realtà, proponendo paradossalmente come soluzione del problema (l'esplosione dei costi dovuta alla "transizione energetica" ottenuta rinunciando a fonti sicure ed a buon mercato) la sua stessa causa (la loro sostituzione con fonti aleatorie come l'eolico e il fotovoltaico, non programmabili e, in quanto tali, costosissime). Prosegue infatti l'articolo della Bellomo:

"Ed è un fenomeno che almeno in apparenza contrasta con l'imperativo dell'elettrificazione, comunemente identificato come uno dei pilastri della transizione verde. Ma qui non si tratta tanto di politiche ambientali. Il nodo è la perdita di competitività delle imprese europee. L'elettricità è sempre più pulita, ma nel vecchio continente è ancora troppo cara e le fabbriche rischiano di chiudere per sempre..."

Nel paragrafo "Rischio della deindustrializzazione" leggiamo:

"Anche nel 2023, come già nel 2022, il minore impiego di elettricità in Europa dipende soprattutto dalla debolezza dei consumi industriali: sono calati di circa il 6% sia l'anno scorso che il precedente secondo l'Aie, che oggi osserva "segnali di distruzione permanente della domanda..."

Nel paragrafo "La corsa delle energie pulite" leggiamo invece:

"L'Agenzia parigina... però nel periodo 2024-26 si aspetta un tasso di crescita annuo (dei consumi elettrici globali. NdR) del 3,4% all'anno (per l'85% al traino dei Paesi emergenti). L'Aie si conferma ottimista sulla decarbonizzazione: il fabbisogno extra, prevede, sarà soddisfatto per intero da fonti pulite, che si svilupperanno a un ritmo doppio rispetto al 2018-23."

Cuor contento il ciel l'aiuta! Oltre al cuor contento, inducono all'ottimismo anche gli stipendioni percepiti dal direttore esecutivo Fatih Birol e dai suoi colleghi dell'Aie, che da almeno una quindicina d'anni non azzecca una previsione.

La drammaticità delle conseguenze del caro-energia, auto inflitto dall'adozione nell'UE dell'ideologia green, non emerge solo dai dati sulla deindustrializzazione. In un altro articolo, sempre sul Sole di oggi, il professor Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, scrive sulla diminuzione dei consumi del gas nel paragrafo intitolato "Il crollo della domanda: gli italiani si scaldano meno" (i grassetti sono nostri):

"Nell'uscita dalla crisi, ciò che più sorprende è il crollo della domanda, in Italia scesa nel 2023 a 63 miliardi di metri cubi, l'8% in meno del 2022 e ben 14 miliardi in meno del 2021, prima della guerra, quasi metà delle importazioni dalla Russia di quell'anno. Gli italiani e gli europei si riscaldano meno, questo è il dato più eclatante. Un po' raschiando tutti gli spazi di efficienza, ma molto facendo sacrifici, a costo di rimanere al freddo. Spaventano alcune analisi di statistica medica che indicano un balzo delle morti premature nello scorso inverno per le bollette troppo care, 149mila morti in eccesso, rispetto alle condizioni normali, il tutto dovuto alle bollette troppo care."

Prosegue nel paragrafo "Il rallentamento dell'industria":

"La domanda di elettricità nel 2023 è scesa del 3% a 309 miliardi chilowattora, un minimo che non vedevamo dal 2001, frutto solo in parte di efficienza, ma dovuto, purtroppo, al costante impoverimento dell'Italia da deindustrializzazione, a cui si sommano i minori consumi delle persone sempre per questioni di povertà."

Ed infine nel paragrafo "Il taglio dei consumi dovuti al nucleare (altrui)":

"La minore domanda di gas per produrre elettricità è dovuta anche al nucleare... l'aumento del contributo del nucleare al fabbisogno italiano si deve a quello che viene importato, proveniente soprattutto dalla Francia. Nel 2023 è stato raggiunto un nuovo record di importazioni di elettricità a 53 miliardi chilowattora, il 17% della nostra domanda, un valore che non esiste da nessuna parte fra i grandi Paesi industrializzati e che evidenzia l'incapacità di fare l'elettricità da noi".

Intanto le follie dell'European green deal cominciano a produrre le prime reazioni nelle piazze di tutta Europa. In attesa degli operai delle "fabbriche che chiudono" (che non si sa per quanto ancora accetteranno di farsi coglionare dalla retorica dei radical-chic e dai loro sedicenti rappresentanti sindacali), hanno cominciato a farsi vedere sulle strade gli agricoltori impoveriti dalle politiche green dell'Ue, in un'atmosfera decisamente meno ridanciana di quella delle ragazzine ricche che fanno fughino da scuola il venerdì. Dall'articolo su Il Sussidiario di oggi di Patrizia Feletig "Proteste agricoltori/ Dalla Germania all’Italia, le scelte green dell’Ue presentano il conto politico":

"La settimana scorsa erano i 10 mila trattori a bloccare le strade di Berlino, da giorni ci sono barricate in Francia dove si contano persino due morti tra i manifestanti. Questa settimana sfilano anche gli agricoltori autonomi italiani... La posta in gioco è esplosiva."

E pensare che abbiamo appena incominciato.

 

Alberto Cuppini