La transizione immaginaria

L’IEA nel suo recente “The Role of Critical Minerals in Clean Energy Transitions” sostiene che un sistema energetico in evoluzione richiede un diverso approccio alla sicurezza energetica. Con l'accelerazione della transizione all'energia pulita a livello globale e la diffusione dei pannelli solari, delle turbine eoliche e delle auto elettriche, i mercati in rapida crescita dei minerali chiave potrebbero essere soggetti a volatilità dei prezzi, influenze geopolitiche e persino interruzioni dell'offerta.

Il rapporto identifica il conseguente ruolo dell’Agenzia nell'analisi dei rischi per i minerali e i metalli chiave,che , se non affrontati, potrebbero rendere più lento o più costoso il progresso globale verso un futuro a basse emissioni di carbonio e quindi ostacolare gli sforzi internazionali per affrontare i cambiamenti climatici.

 

 

In realtà dopo aver trascorso un secolo a combattere guerre per gli idrocarburi ora, nel tempo di una generazione, li vediamo diventare marginali mentre assistiamo alla balcanizzazione dell'economia mondiale. Mentre la Cina è concentrata sulla propria sicurezza energetica, trasformazione industriale, elettrificazione, sul miglioramento dell'ambiente eliminando l'inquinamento idrico, e quello atmosferico diventano evidenti le paure dell'Europa e degli Stati Uniti che devono garantire, a loro volta, la loro intera catena di approvvigionamento che deve condurli alla neutralità climatica.

E così mentre ogni blocco inizia a preoccuparsi delle implicazioni per la sicurezza energetica nazionale della propria catena di approvvigionamento assistiamo alla balcanizzazione di quella che è stata l'economia mondiale perfettamente integrata negli ultimi anni, diventa intrinsecamente inflazionistica ed impone la duplicazione degli sforzi.

Stiamo assistendo alla crescita vertiginosa del prezzo delle materie prime e siamo solo nelle prime fasi di un mutamento dell'economia mondiale: ogni paese sta improvvisamente cercando di capire dove posizionarsi a cominciare dal governo degli Stati Uniti che si rende conto che dovrebbe lanciare una guerra commerciale contro la Cina ma comprende anche che non è così semplice farlo.

Il denominatore comune è la decarbonizzazione ma anche l’esigenza per le popolazioni dell’accesso all’acqua potabile ed all’energia e per i governi risolvere le istanze della propria popolazione e quello che sta accadendo in Cile è probabilmente solo l’inizio. Questa trasformazione energetica ed industriale creerà sicuramente vincitori e vinti: si guadagneranno o si perderanno enormi fortune.

Ma elettrificare davvero l'economia mondiale è un'impresa enorme che cambierà la percezione del mondo nei confronti delle compagnie minerarie, come ha ricordato Robert Friedland fondatore di Ivanhoe Mines, poiché le persone si renderanno conto che l'estrazione mineraria è un settore fondamentale della transizione verde. Transizione che dipenderà dalle compagnie minerarie esattamente come l’attuale sistema ne dipende per l’approvvigionamento dei combustibili fossili.

 

 

Cambia la risorsa non l’origine o il mezzo.

 

Forse, sottolinea Friedland, in alcuni aspetti il mercato è corso troppo rispetto alle intenzioni. Costruire auto che non emettessero CO2 è sembrata una problematica meramente tecnologica.

Alcuni anni fa le case automobilistiche hanno pensato: “non siamo preoccupati, costruiremo auto elettriche e chiameremo Samsung o CATL per comprare le batterie”. Perché le batterie sono il cuore dell'auto: il motore elettrico in sé è banale, è stato perfezionato e durerà facilmente un milione di chilometri.

“Sono le batterie il problema quindi compreremo solo le batterie.”

Quindi i produttori di batterie hanno detto alle case automobilistiche: “certo costruiremo  una gigafactory, faremo quelle batterie per te, nessun problema”.

Cosa volete che dicano?

Ma ora che tutti stanno costruendo queste gigafactory pensando di costruire ovunque queste batterie hanno scoperto che ci sarà carenza di alcuni metalli critici.

Allora i produttori di batterie hanno chiamato le compagnie minerarie “quanto rame, quanto nichel quanto cobalto hai?”

Ma l'industria automobilistica non ha intenzione, e nemmeno può permettersi, di devastare centinaia di migliaia di ettari di giungla tropicale in Indonesia e scaricare gli sterili nell'oceano per produrre batterie.

Non sosterrà nemmeno l'estrazione dai fondali oceanici.

E’ difficile spiegare ad un cliente, convinto che il maggior costo della sua auto elettrica andrà speso per l’ambiente, termini come “lisciviazione acida ad alta pressione” (HPAL) o “deep sea tailings disposal” (smaltimento degli sterili nell’oceano)…

Le case automobilistiche hanno capito che c'è un problema, semplicemente non sanno come risolverlo: stanno aspettando che l'industria mineraria lo risolva. Anche perché tentare di trasformarsi in una compagnia mineraria, come ha cercato di fare Elon Musk, non è così semplice...

Quindi da dove verranno questi metalli è oggetto di un fervente dibattito, e poi come verranno tassati e come verranno regolamentati sarà un problema enorme anche perché stiamo interrompendo la produzione di idrocarburi che fino ad oggi sono stati gravati dalle accise.

Ma attenzione, evidenzia ancora Friedland, che se vogliamo rappresentare il confronto dimensionale, oggi, tra la produzione di idrocarburi e l'attività mineraria il paragone è analogo a quello tra il Duomo di Milano e la gabbietta di un canarino. Quindi probabilmente le persone non capiscono davvero la portata di questo cambiamento.

Quindi le compagnie minerarie saranno i prossimi eroi, e i governi dovranno autorizzare le miniere?

L'amministrazione Biden sta dicendo che sì, è interessata all'estrazione del rame negli Stati Uniti, è vero, non è coerente con se stessa, visto che nella campagna elettorale di un anno fa si è spesa contro l’apertura delle miniere, ma "ci rendiamo conto che ne abbiamo bisogno per la transizione ecologica" anche se in Europa, come gli USA, negli ultimi 20 o 30 anni non è stato facile aprire miniere.

E questo perché la maggior parte delle persone non ha idea da dove provengano i materiali con cui sono costruiti gli oggetti che li circondano.

 

 

It's about the metals, stupid.

 

Continua Friedland: sei entrato in una stanza e hai acceso le luci? Hai guidato una macchina? Sei stato in un ospedale? In una scuola? Da dove pensi che provengano tutte le materie prime con cui sono stati realizzati?

Quando accendi un interruttore della luce, da qualche parte deve intervenire un generatore per generare energia e inviartela. Non è accumulata da qualche parte. Non c'è accumulo di energia elettrica, oggi, nella rete elettrica, quindi l'intero concetto di accumulo di energia elettrica nella rete è una cosa enorme. Non è solo l'auto elettrica, quello è il problema minore: è il modo in cui generiamo l’energia, il modo in cui trasmettiamo la potenza, il modo in cui immagazziniamo l’energia.

Oggi le reti elettriche perlopiù non sono in grado di gestire intelligentemente l’apporto delle energie rinnovabili, la Cina, in questo senso, è anni luce avanti rispetto a molti paesi occidentali, nella progettazione di una rete elettrica nazionale intelligente, perché ha avuto il vantaggio di mettersi al passo solo recentemente e di pensarci attentamente.

L'amministrazione Biden, nel suo programma di stimolo, prevede di spendere centinaia di miliardi di dollari per la rete elettrica americana: il Texas non è nemmeno connesso alla rete elettrica nazionale e la sua rete è un miscuglio di pezzi che sono tutti adattati e messi insieme senza pensarci, ha più di 100 anni e non è progettata per le energie rinnovabili, non può assorbire una quantità illimitata di energia solare o eolica, e anche se lo facesse, non può spostare quell'energia dal punto A al punto B. Ma per aggiornare quella rete, anche se ci investi centinaia o migliaia di miliardi di dollari, per renderla una vera, intelligente rete elettrica ci vuole tempo. Ma se nel frattempo tutti compriamo un’auto elettrica e andiamo a lavorare dalle nove alle cinque e torniamo a casa e ricarichiamo la macchina alle 17 manderemo in tilt la rete attuale che non è in grado di reggere alle richieste.

Progettare consapevolmente una nuova rete elettrica richiederà enormi quantità di metalli critici. Proprio il blackout  del Texas, questo inverno, ci ha spiegato che tutti vogliamo essere verdi, ma nessuno vuole tornare all'età della pietra, non vogliamo sentire i figli piangere per il freddo o vedere gli ospedali al buio. Ma con otto miliardi di persone che hanno bisogno di energia elettrica pulita sul pianeta anche la scala dei nostri valori sarà destinata a cambiare.

Approvare una legge non risolve il problema: non è un’equazione così semplice da tradurre in breve tempo alle catene di approvvigionamento. Non si può pretendere che milioni di auto non brucino più idrocarburi quando ci sono volute generazioni per costruire quei milioni di veicoli. L'intero sistema di raffinazione e distribuzione del petrolio richiederà molto tempo per essere sostituito dai nuovi punti di ricarica.

Ci vorrà probabilmente una generazione prima che le persone si rendano conto delle quantità di rame, nichel, alluminio, litio, manganese, e molti altri metalli critici necessarie. Quindi, se per il breve termine abbiamo avuto un forte aumento del prezzo del rame, nel medio termine, il rame è diventerà un problema di sicurezza nazionale, sarà fondamentale per le decisioni economiche di ogni paese.

Un altro aspetto critico, nota Friedland, è che l'industria mineraria globale è stata sotto capitalizzata per circa vent'anni. Gli investimenti sono andati alla banda larga, a Internet, al cloud, al wireless, alle telecomunicazioni ma alcune delle attuali miniere hanno cento anni.

In quelle miniere il tenore è progressivamente diminuito e spesso quando il tenore è sceso, hanno ingrandito la miniera per mantenere la produzione: la metà del minerale con il doppio del lavoro. Ma ingrandire le miniere, con tenori sempre più bassi, significa che  l'anidride carbonica emessa per unità di rame è aumentata: estrarre con tenori allo 0,4% genera emissioni pari a dieci volte rispetto a tenori del 4%.

Inoltre il contesto economico non disponeva di abbastanza liquidità per forti investimenti nella prospezione o nello sviluppo tecnologico in generale.

Ma all'improvviso abbiamo bisogno di questi metalli per cambiare il modo in cui gestiamo il mondo dell’energia e nel contempo ci preoccupiamo delle emissioni di CO2 generate nel processo estrattivo o nella fase di raffinazione.

 

 

E’ una tempesta perfetta.

 

Le miniere sostenibili prevedono molteplici domande a cui rispondere: come produci quel metallo? Chi ne trae vantaggio? Chi non ne trae vantaggio? Il vantaggio è condiviso a livello locale, con la popolazione? È condiviso a livello nazionale? È sostenibile? Cosa succede alla fine della coltivazione mineraria? Che impatto hai sulla falda freatica? Che impatto hai sulle formazioni geologiche e quanto è sostenibile?

Sommato ai bassi tenori per l'industria mineraria è uno shock.

Perché se si guarda davvero a questo, in modo sistemico, allora è bene partire dalla considerazione che l'estrazione mineraria è un’attività ad alta intensità energetica. L'atto stesso dell'estrazione mineraria è ad alta intensità energetica.

Quindi questo influisce sulla localizzazione della tua miniera. Se i tuoi concorrenti che producono di alluminio hanno l'energia idroelettrica o nucleare e tu stai bruciando carbone, non potrai davvero competere con loro. Questo si applicherà a tutti i metalli.

Le miniere dovranno avere energia idroelettrica, o nucleare: il sole non splende 24 ore al giorno, quindi non puoi davvero gestire una miniera con l’energia solare a meno di non disporre di accumuli colossali per immagazzinare l'energia. E come fai ad alimentare una miniera in Siberia d’inverno con l’energia eolica o solare?

Il tenore di cut-off o tenore minimo, per le compagnie minerarie, è quella soglia al di sotto della quale diventa antieconomico estrarre il minerale. In futuro il tenore minimo sarà influenzato dalla quantità di emissioni di CO2 che l’estrazione provoca. Ma questa tridimensionalità delle problematiche sarà un ulteriore shock per l'industria mineraria perché le domande che una compagnia dovrà porsi saranno molteplici: dove prendi l'elettricità? Quanta acqua stai usando?

Dove metti questi milioni di metri cubi di sterili? E questi milioni di metri cubi di sterili sono al sicuro per tutta l'eternità quando li metti dietro una diga?

Qual è la vita di quella diga? Venti anni? Cinquant'anni? Cento anni? Diecimila anni?

Le dighe degli sterili dureranno quanto le piramidi? Quindi ora devi progettare la sicurezza per l'eternità

Questo è l'impatto dell’estrazione mineraria e questo va oltre un parametro strettamente economico. È una rivoluzione nel modo in cui tutto questo viene considerato.

A questo si aggiungono le preoccupazioni delle istituzioni nazionali per le loro responsabilità: alla fine le banche potrebbero non finanziarti se non hai un bilancio idrico positivo, perché potrebbero esserne ritenute responsabili come finanziatori.

Ogni aspetto del processo verrà esaminato in modo sistematico e questo impatterà pesantemente sui costi che aumenteranno sensibilmente.

Questo è l’attività mineraria: con alti tenori tutto è facile con bassi tenori tutto è complicato. Maggiore è il tenore, minore è l'impronta ambientale. Più alto è il tenore, più piccolo sarà l’impianto di trattamento; minore sarà il consumo elettrico, minore sarà il bacino degli sterili, minori le emissioni di CO2 per unità di metallo prodotta.

Osservate il grafico qui sotto: forse gli esiti della transizione verde vi saranno più chiari.

 

Fonte CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation)

 

A conferma di questa tendenza basta osservare il grafico sotto tratto dal citato report della IEA.

 

Rieccoci quindi a “The Role of Critical Minerals in Clean Energy Transitions” che di fatto avvalla queste previsioni anche se, quasi per un senso di pudore, evita di esprimere numericamente le effettive grandezze in gioco. Infatti si riferisce a previsioni di consumo annuo piuttosto che complessivo, i suoi modelli previsionali non vanno oltre il 2040, ma la deadline è il 2050, non contempla, quasi non servissero, acciaio ed alluminio, utilizza, per i suoi calcoli, il modello SDS quando in realtà aveva già pronto il più impegnativo NETZERO come si può vedere dal grafico sottostante, che avrebbe richiesto maggiori quantità di materie prime.

 

 

Eppure i loro dati, se li si vogliono leggere, sono esaustivi: come il tempo medio per l’apertura di una nuova miniera stimato in 18 anni.

 

 

Ora se come, conferma la stessa IEA, al 2030 è previsto un deficit nella produzione di rame di circa 8 milioni di tonnellate, dati benevoli, in realtà il deficit si assesta a ben oltre 12 Mt, ma che sommati ai tempi necessari all’apertura, ipotetica visto che è necessario prima trovarle, di nuove miniere, ci consegna un quadro di un mercato bloccato e con una forte volatilità dei prezzi.

Proprio quello di una transizione immaginaria.

 

Giovanni Brussato