Se neanche la crisi ucraina riaccende le trivelle in Italia

 

 

Il Parlamento della Polonia ha votato una risoluzione per sospendere il meccanismo dei diritti CO2 dell'Unione europea.

Una notiziola piccina picciò, che per trovarla sulla stampa di oggi bisogna usare il microscopio.

L'abbiamo scovata en passant nell'articolo di Paolo Annoni sul Sussidiario.

Salvo errore (ma mi piacerebbe essere smentito) nessun giornalista italiano ha riportato la notizia. Annoni fa un altro mestiere. Non credo che ai giornalisti professionisti la cosa sia sfuggita. Molto semplicemente, come da almeno una dozzina d'anni, si sono condannati all'autocensura per timore dell'impopolarità e del dilagante conformismo green, così tradendo la loro stessa funzione professionale, essenziale in una democrazia. Oppure, peggio ancora, non si sono resi conto delle sue conseguenze.

Le implicazioni politiche della decisione dei polacchi, che si sono ritrovati da un giorno all'altro i carri armati dei loro vecchi padroni russi sull'uscio di casa, sono enormi. Primum vivere deinde farneticare di transizione energetica. La diga dell'European Green Deal, voluto della sciagurata Von der Leyen e dalla sua altrettanto sciagurata commissione Ue, mostra la prima crepa. E che crepa! Chi ci legge sa che il meccanismo dei diritti CO2 ha fatto deflagrare i prezzi di gas ed elettricità nella primavera scorsa. Il sistema Ets, escogitato in sede COP ONU, è stato adottato solo dall’Unione europea, che si vuole proporre come modello per il resto del mondo nella soluzione del problema del riscaldamento globale coprendo l'Europa di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Ed in effetti un modello lo è diventato, ma un modello da evitare con cura, dopo la crisi energetica auto-inflitta e la guerra che questa ha contribuito a fomentare.

Anche in Italia si iniziano ad udire i primi (timidi) scricchiolii. Ieri, al consiglio generale della Confindustria, il presidente Bonomi ha sollecitato il governo a chiedere alla Ue di sospendere temporaneamente il sistema ETS "visto che oggi la speculazione finanziaria fa salire il costo della CO2" ed a rivedere molti aspetti del piano Ue Fit for 55.

Finora nessuna risposta è giunta dal governo e neppure si è colto alcun segnale di resipiscenza in Parlamento. Nelle parole di Annoni nel suo articolo di oggi:

"Pur di salvare una transizione energetica su cui si cominciano a nutrire sempre più dubbi si condanna un Paese a subire costi da brividi."

Non c'è nessun bisogno di riportare altri brani: l'articolo di Annoni, che non ama certo le edulcorazioni buoniste di moda, consiglio di leggervelo tutto in linea. Non vi renderà certo felici - la profezia del quarto sigillo dell'Apocalissi di Giovanni sembra concretizzarsi - ma di sicuro più consapevoli di alcuni problemini che vengono sottaciuti dalla politica e dall'informazione italiana.

Un altro consiglio, di più vasta portata: seguite gli articoli di Annoni sul Sussidiario e provate a ritrovare, con una facile ricerca con Google, i suoi articoli degli ultimi mesi. Rimarrete meravigliati della sua preveggenza. Ma non è Nostradamus. Molto semplicemente conosce la logica dei numeri e le lezioni della storia, e sa che ad una azione segue una reazione, che non può essere modificata dalla retorica buonista della globalizzazione felice dei nostri giornaloni e dei grandi network televisivi.