Tabarelli Superstar

"Si continuano a fare incontri a livello globale, a proporre obiettivi comuni condivisibili, dei buoni propositi positivi. Ma cercando di mettere in atto delle politiche contro la realtà, contro la fisica, inevitabilmente si crea disordine".

 

Ieri, dopo la dichiarazione finale approvata all'unanimità dalla COP a Dubai, il professor Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, è stato intervistato da (quasi) tutti i giornali, manco avesse vinto il Nobel per l'economia. Il motivo è presto detto: Tabarelli è l'unico economista italiano dell'energia (ancora in cattedra) che non si piega (o perlomeno non si piega del tutto) al conformismo della "rivoluzione green" nè, tanto meno, è disposto ad incensare quell'autentico capolavoro di contorsionismo lessicale e di ipocrisia che è il testo definitivo dell'accordo della COP28. Ieri ha trovato pure il tempo di scrivere lui stesso degli articoli, come ad esempio quello, annunciato in prima pagina de Il Quotidiano del Sud, dal titolo "Inutile illudersi, senza il nucleare non ce la faremo mai".

Un articolo efficace (lo potete recuperare dal sito web) ma non troppo. Come al solito, Tabarelli nelle interviste risulta più spontaneo e convincente, sebbene recentemente abbia scritto un pezzo sulla Stampa, il tradizionale giornale degli Agnelli (grandi sponsor della "transizione"), sui costi degli incentivi alle rinnovabili e sui loro effetti parlando senza mezzi termini di "deindustrializzazione" e "impoverimento". Ecco qualche esempio di intervista tabarelliana sulla stampa di oggi (sono tutte disponibili in linea).

Cominciamo da quella rilasciata ad Alessandra Ricciardi per Italia Oggi, che l'ha pubblicata sotto il titolo inequivoco "Un accordo di buone intenzioni":

Le fonti rinnovabili "non sono una alternativa, sono poco stabili e non danno densità energetica necessaria. Senza il fossile non può esserci sviluppo".

Proguiamo con l'intervista concessa ad Alessandro Farruggia per il Quotidiano Nazionale, che ha scelto il titolo "L’economista: "Solo buone intenzioni. Serve il nucleare":

"Pareggio, vittoria degli ambientalisti o, di contro, dei petrolieri? Ma non c’è neppure stata partita vera. Questa è una kermesse dalle buone intenzioni nella quale tutti hanno recitato la loro parte ma che non cambierà molto la realtà... Nei prossimi anni la quota dei fossili non calerà, figuriamoci eliminarla".

Ma è con il Sussidiario, nell'intervista a cura di Lorenzo Torrisi (da leggere assolutamente dall'inizio alla fine), che il professore bolognese dà il meglio di sè. Già il titolo dell'articolo lo anticipa: "Tabarelli: fonti fossili irrinunciabili, l’Ue manca di realismo":

"Si continuano a fare incontri a livello globale, a proporre obiettivi comuni condivisibili, dei buoni propositi positivi. Ma cercando di mettere in atto delle politiche contro la realtà, contro la fisica, inevitabilmente si crea disordine... Stiamo facendo anche una scommessa sull’auto elettrica, destinata a fallire, ma intanto le compagnie automobilistiche stanno investendo miliardi di euro... Questa aspirazione ambientale dà scarsi risultati: ci fa sentire meglio con le nostre coscienze, ma ci impoverisce perché porta deindustralizzazione e bassa crescita".

Eppure Tabarelli non è certo un cuor di leone.

Ci si potrà allora chiedere che cosa ci stanno a fare le altre decine e decine di economisti dell'energia che lo Stato italiano ha, sotto varie forme, a libro paga e che non hanno niente da obiettare in merito a queste stesse sconsideratezze ambiental-suicide. La domanda è ovviamente retorica. Gli accademici allineati, come osserva Maurizio Milano del Centro Studi Livatino, "possono beneficiare di fondi copiosi, mentre gli scienziati dissidenti si vedono chiuse opportunità di carriera e visibilità". Io non so che cosa fareste voi, ma loro, con varie sfumature, approfittano dei vantaggi derivanti dal lisciare il pelo ai potenti. Dando così le informazioni sbagliate ai decisori politici, come ha ben argomentato Enrico Mariutti alla recente conferenza degli Amici della Terra (si veda qui dal minuto 1:55:15), decisori che poi prendono, per logica conseguenza, le decisioni sbagliate. Come quella di triplicare ( ! ) le "rinnovabili" al 2030, installando altro inutile (se non dannoso) potenziale elettrico non programmabile. Così, tanto per fare qualcosa, nel solco della migliore tradizione borbonica del "facite ammuina". Ed arricchendo - incidentalmente - gli "imprenditori" dell'eolico e del fotovoltaico.

Prima di cambiare radicalmente la politica energetica (e non solo energetica) italiana, licenziare necesse.

 

Alberto Cuppini