Todas renovables! E la Spagna rimase al buio

Svelato in Spagna dalla catastrofe del blackout, durato un giorno intero, l'harakiri della transizione energetica basata su fonti non programmabili come l'eolico e il fotovoltaico. La realtà e le leggi della fisica hanno bussato alla porta di chi, da almeno due decenni, ha (mal) governato l'Europa imponendo, alla fine, l'European Green Deal a tutti, con pale e pannelli da piantare - a tutti i costi - da tutte le parti.  

 

“Siediti lungo la riva dell'elettrodotto e aspetta: prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico” (antico proverbio cinese).

Tra le migliaia di articoli che questa settimana sono stati pubblicati dai giornali di tutto il mondo sul blackout che lunedì ha lasciato al buio la Spagna per un giorno intero, abbiamo scelto quello di Gabriel Calzada e Manuel Fernández Ordóñez "How the Lights Went Out in Spain"

("Come si sono spente le luci in Spagna") pubblicato il primo maggio sul Wall Street Journal. Eccone alcuni stralci (il testo integrale si può trovare sul sito web del WSJ) tradotti in Italiano senza commenti, che sarebbero stati superflui e maramaldeschi:

 

"La vita è cambiata per gli spagnoli a mezzogiorno di lunedì. Con il sole al suo picco, la rete elettrica del Paese, largamente alimentata dall'energia solare, si è spenta. Appena pochi giorni prima, il governo della Spagna aveva annunciato che la sua rete aveva funzionato per la prima volta interamente con energia rinnovabile. Erano seguite dichiarazioni di vittoria da lasciare senza fiato, funzionali alla promessa del governo di rinunciare agli affidabili impianti nucleari con ancora molti anni di vita operativa residua. Come in Germania, questa promessa è ora l'incubo dei politici spagnoli. In appena pochi minuti, la Spagna e il Portogallo (le cui reti e politiche energetiche sono interconnesse) sono rimaste al buio, assieme a parti della Francia...

Sebbene l'episodio che ha innescato tutto questo non sia ancora conosciuto, qualsiasi affidabile sistema di rete deve essere concepito tenendo presente questi eventi, siano essi metereologici o tecnici. La stabilità di una rete elettrica dipende da un equilibrio mantenuto attraverso una generazione sincrona di turbine che accumulano energia nei loro generatori rotanti. Questi generatori forniscono l'inerzia che può stabilizzare la rete se la richiesta di energia eccede la capacità degli impianti connessi o, all'opposto, se c'è un eccesso di generazione. Maggiore la quota di rinnovabili rispetto agli impianti tradizionali, minore inerzia è disponibile per ammortizzare fluttuazioni istantanee di carico nella rete. Il sistema diventa sempre più fragile, con più alto rischio di tracollo. Al momento del disastro... la rete stava funzionando con una quota bassa di generazione da turbine, attorno al 30%. Bassa inerzia significava giocare col fuoco...

Ciò significa che la rete elettrica della Spagna stava operando con un margine di errore minuscolo, un gioco rischioso che il governo spagnolo sta giocando ogni anno in modo sempre più aggressivo da quando gli ideologi transizionalisti hanno preso il potere due decenni fa...

Le poche voci che avvisavano del considerevole rischio nell'introdurre forzosamente troppa energia rinnovabile sono state marginalizzate dall'operatore del sistema. Questa società, controllata dallo Stato, che gestisce la rete aveva negato con forza la possibilità di blackout. I media filo-governativi hanno amplificato questi dinieghi...

Il collasso della rete è stato il risultato di una serie di sfacciati passi falsi dei legislatori, che hanno ignorato gli avvertimenti basati sulle leggi della fisica...

Gli eventi metteranno inevitabilmente alla prova i limiti di un qualsiasi sistema elettrico. Un sistema razionale dovrebbe essere pianificato per affrontare tali eventi. Il sistema della Spagna è stato progettato politicamente, non razionalmente. Ha rappresentato l'ultima lezione su come non fare politica dell'energia. Qualcuno imparerà?"

 

Ad integrazione di questo articolo, e per esaminare la vera natura del problema del "tutto rinnovabili" dal punto di vista della politica spagnola, suggeriamo l'editoriale pubblicato sempre il primo maggio da ABC (ovvero il secondo quotidiano per diffusione in Spagna) "Ribera, la profeta del apagón".

Teresa Ribera, degno successore dello sciagurato Frans Timmermans, è la vicepresidente della Commissione europea con delega alla Transizione Pulita, Giusta e Competitiva (non è uno scherzo: si chiama davvero così). Ci limitiamo a tradurre un breve passaggio, per invogliarvi a leggere tutto l'editoriale sul sito web di ABC:

 

"Cominciano ad apparire indizi sempre più evidenti che le dimostrazioni di fede riguardo la questione del cambiamento climatico o la lealtà canina verso il leader sono state più importanti della competenza tecnica nell'entrare a far parte della squadra di governo che guida il settore energetico".

 

Temiamo dunque che la parola "apagòn" ("blackout" in spagnolo) diventerà presto di uso comune in tutt'Europa, come già lo è diventato il termine tedesco "Dunkelflaute".

 

Alberto Cuppini