Cingolani, un compromesso su petrolio e gas. Bruxelles non potrà fare di più.

 

 

Il ministro della transizione ecologica Cingolani: "Ci sono le "lobby dei rinnovabilisti" che vogliono vendere e secondo cui non basta nulla. Bisogna stare attenti alla speculazione."

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

La Stampa di oggi dedica un'intera pagina ad una intervista realizzata da Annalisa Cuzzocrea, annunciata già in prima pagina, al ministro della "Transizione ecologica" Roberto Cingolani, dal titolo "Cingolani: “Un compromesso su petrolio e gas, Bruxelles non potrà fare di più” 

Ne riportiamo due brevi passaggi, evitando di tornare su altri argomenti cari al ministro ma già presi in considerazione di recente nella nostra edicola.

I grassetti nel testo dell'intervista sono nostri:

 

Alcuni ambientalisti la attaccano: non fa abbastanza per emancipare il nostro Paese dal fossile. E' così?

"La risposta la danno i numeri... Poi ci sono le "lobby dei rinnovabilisti" che vogliono vendere e secondo cui non basta nulla: per loro serve il commissariamento e con 6 gigawatt di impianti (Errata corrige: in realtà i gigawatt dovrebbero essere 60, come si riporta successivamente nella stessa intervista. NdR) in tre anni si risolve il problema. Questa narrazione è arrivata anche in certi programmi della tv pubblica, ma è falsa

... bisogna stare attenti alla speculazione: l'energia elettrica rinnovabile, che dovrebbe essere economica, non può essere venduta a un prezzo uguale o superiore a quella prodotta bruciando gas. Bisogna disaccopiare i prezzi delle rinnovabili da quelli delle termoelettriche: facciamo una borsa del mercato rinnovabile e una del termogas, perché per com'è adesso si fanno profitti mostruosi spendendo poco".

 

Lobby dei rinnovabilisti, narrazione falsa in certi programmi della tv pubblica, speculazione, profitti mostruosi... Parole pesanti come pietre, mai riportate in precedenza da un "giornalone" e pronunciate niente meno che dallo stesso ministro della "Transizione ecologica". Non avrebbero bisogno di commento, ma ci corre l'obbligo di alcune puntualizzazioni:

1) "Alcuni ambientalisti" attaccano Cingolani. Anche in questo caso è una prima volta: non "gli ambientalisti" ma "alcuni" ambientalisti. La Stampa riconosce implicitamente, con almeno una dozzina d'anni di ritardo, l'esistenza di un ambientalismo che, al contrario della Trimurti ecologista, non vede nelle pale sempre, dovunque e ad ogni costo la soluzione di tutti i problemi del Pianeta e, soprattutto, non è legato a filo doppio con la "lobby dei rinnovabilisti".

2) Il 6 settembre 2017 chi scrive era stato invitato al ministero dello Sviluppo Economico, assieme alla presidente degli Amici della Terra Monica Tommasi ed all'allora presidente di Italia Nostra Oreste Rutigliano, per discutere il documento comune delle associazioni ambientaliste contrarie alla speculazione eolica, fortemente critico sulla nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN) ed in particolare “sulle gravi conseguenze derivanti dal perdurare di una politica disinvolta in materia di insediamento di centrali eoliche”. In quell'occasione, come si ricorderanno i due presidenti e l'Ing. Gilberto Dialuce (attuale presidente dell'Enea ed allora alto dirigente del ministero), eravamo stati redarguiti dal segretario generale del Mise Andrea Napoletano per l'uso improprio, a suo avviso, del termine "lobby" ("E’ pesante la sensazione della pressione esercitata dalla lobby dell’eolico sugli estensori del documento"). Ci fa piacere osservare che ora è lo stesso ministro ad utilizzare senza giri di parole quello stesso termine in quello stesso contesto come da noi allora denunciato. Ci fa ancora più piacere, rileggendolo oggi a posteriori, trovare conferma delle analisi contenute in quel documento, peraltro completamente ignorate dal Mise nella redazione del testo finale della SEN, e della loro preveggenza, a testimonianza della serietà del nostro argomentare.

3) Siamo stati i primi, con decine di documenti redatti da Italia Nostra e dalla coalizione delle associazioni contro l'eolico, ad avere avvertito che "bisogna stare attenti alla speculazione" dei "rinnovabilisti". Non riteniamo tuttavia che la soluzione proposta dal ministro Cingolani per "disaccopiare i prezzi delle rinnovabili da quelli delle termoelettriche" creando due mercati separati sia la soluzione migliore. Va bene disaccoppiare, ma evitando di fare partecipare le rinnovabili "incentivate", ipergarantite e tariffate a qualsivoglia mercato. L'energia prodotta dagli impianti Fer sussidiati andrebbe ceduta al GSE, che provvederebbe poi a venderla. Le tariffe fisse e garantite concesse all'elettricità prodotta da Fer nelle attuali aste competitive (da confermare agli attuali livelli di base d'asta a 70 euro al MWh, superiore al prezzo all'ingrosso dell'elettricità prima del 2010, ossia prima dell'installazione di quantità massicce di potenziale non programmabile) dovrebbero cioè funzionare a due vie: se il prezzo ottenuto scendesse sotto il livello richiesto in asta, il prezzo andrebbe integrato dal GSE a favore dei produttori come accade adesso ma, se il prezzo salisse oltre quel livello, i produttori dovrebbero essere obbligati a vendere la loro energia al GSE a quello stesso prezzo massimo. Il prezzo percepito dai produttori dal GSE dovrebbe quindi essere fisso. Liberissimi i produttori dei nuovi impianti ad energia rinnovabile di non accettare, scegliendo l'alea del libero mercato, ma in questo caso non potrebbero partecipare alle aste pubbliche. Tratteremo di questo argomento più approfonditamente in altra occasione.     

 

Alberto Cuppini