Così l'Europa azzera l'industria

 

A babbo morto l'agnizione del Sole: "La coscienza ecologica collettiva europea ha compiuto una adozione univoca e cieca: l'elettrico quale azione salvifica per ogni settore. La sera dunque, tutti a cena da Greta Thunberg".

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Paolo Bricco, "specialista in sistemi industriali e in politiche industriali", freme di indignazione. Nell'articolo proposto dalla nostra edicola, annunciato in prima pagina del Sole 24 Ore di oggi (ma che si può trovare anche in linea), scrive (tutti i grassetti nel testo sono nostri):

 

"Gli psichiatri lo definiscono suicidio. Gli studiosi di relazioni internazionali e gli economisti la chiamano cessione di sovranità tecnologica. La decisione del parlamento europeo di vietare la vendita di automobili a combustione tradizionale dal 2035 rappresenta una scelta di politica industriale - anzi, di politica tout court - destinata a segnare il futuro dell'industria europea. In termini di riduzione di centralità dell'Europa nella nuova globalizzazione, di perdita di competitività della manifattura continentale, di auto-attivazione nel proprio corpo sociale di un ordigno di crisi occupazionale pronto ad esplodere...

Il fenomeno incredibile - nel senso che si stenta a credere che si sia verificato - è la fusione tra la componente di mercato, gli impulsi ecologisti densi di sensi di colpa e di utopismi non ben ponderati e i riflessi (automatici, casuali, pilotati?) sulle scelte politiche comunitari degli interessi della Cina...

la coscienza ecologica collettiva europea ha compiuto una adozione univoca e cieca: l'elettrico quale azione salvifica per ogni settore. La sera dunque, tutti a cena da Greta Thunberg."

 

Non lo dice per scherzo, anche se ne avrebbe tutta l'apparenza. Così, ad esempio, leggiamo dal sito del Partito Democratico, erede mai pentito della cultura operaistica del PCI, le orgogliose parole pronunciate dal suo stesso Segretario in occasione della ferale decisione di Strasburgo:

 

Il pacchetto Fit for 55 è davvero molto ambizioso e ieri ne è stata approvata una parte importante, quindi per me è un’ottima notizia. Dobbiamo una risposta ai nostri figli, ai ragazzi di Fridays for Future che a migliaia invasero le città di tutto il mondo nel 2018 e 2019 e ieri una risposta parziale c’è stata”, Enrico Letta inizia così la sua intervista a la Repubblica."

 

Paolo Bricco prosegue:

 

"In particolare, a cena da Greta quell'operaio e quell'impiegato ogni tre operai e ogni tre impiegati che perderanno il posto di lavoro."

 

A mezzogiorno, invece, quello stesso operaio e quello stesso impiegato su tre andranno tutti a pranzo alla mensa del Sole 24 Ore, grande sostenitore della "transizione ecologica" gretina.

Bricco, oltre ad essere molto ottimista sulla percentuale dei futuri disoccupati green, da anni evidentemente non legge quello che scrivono i suoi colleghi specialisti "di tematiche energetiche e ambientali" sul suo stesso giornale.

A questo proposito capita a fagiolo l'articolo di Chicco Testa su Il Foglio di mercoledì "Così Cingolani sfida l'ambientalista collettivo", che, dopo avere illustrato gli insuperabili limiti tecnici dell'ipotesi "tutto rinnovabili" ed in particolare la loro intermittenza, conclude:

 

"Ma alla fine queste sono quisquilie. Questioni tecniche che annoiano soprattutto quelle élite che hanno fatto dell’ambiente o un argomento di propaganda o un mezzo per rifarsi il trucco o per fare soldi a carico del contribuente. Molto più facile seguire le suggestioni di quell’ambientalista collettivo che fa il paio con il giornalista collettivo alimentandosi di reciproco conformismo."

 

Ammesso che si tratti sempre e solo di conformismo.

 

Alberto Cuppini