Il Sole 24 Ore: "Non c'è pace nel settore dell'energia eolica, precipitato in una crisi che sembra aggravarsi ogni giorno di più"

Sissi Bellomo: "Energie green meno competitive rispetto ai fossili, ma un aumento dei sussidi richiede nuove tasse o più debito".

 

Sissi Bellomo sempre più scatenata sul Sole in edicola giovedì 2 novembre nell'articolo "Energia eolica, Ørsted crolla in Borsa: svalutazioni fino a 5,3 miliardi di euro", che così esordiva:

"Non c’è pace nel settore dell’energia eolica, precipitato in una crisi che sembra aggravarsi ogni giorno di più. A pochi giorni dal tracollo di Siemens Energy alla Borsa di Francoforte, sotto i riflettori è finita Ørsted... il gigante danese rinuncia a due impianti negli Usa, perché i costi sono saliti troppo e non si riesce più a rientrare nell’investimento".

Si conferma a maggior ragione quanto affermato dal professor Alberto Bagnai (responsabile economia della Lega) nel video che abbiamo riproposto sul sito web della Rete della Resistenza sui Crinali: "La morte del green era prevista e prevedibile".

Ma il green non se n'è reso conto e cammina ancora.

Intanto, però, Il Sole 24 Ore, dopo anni di appoggio incondizionato ai desiderata degli eolici, fa il salto della quaglia di fronte all'ormai innegabile realtà della deindustrializzazione auto-inflitta con le "rinnovabili" non programmabili.

L'articolo di giovedì della Bellomo seguiva infatti l'altro suo articolo, nell'edizione del Sole in edicola il 31 ottobre, dal titolo "Energia, i tassi record frenano le rinnovabili: volano i costi di produzione", che sottotitolava

"Energie green meno competitive rispetto ai fossili, ma un aumento dei sussidi richiede nuove tasse o più debito".

Eccone l'incipit:

"Aumenti fino al 30% per i costi di produzione dell’elettricità da impianti eolici e solari, oggi meno competitivi. Soffrono tutti gli investimenti ad alta intensità di capitale, compreso il nucleare. Così la transizione rischia di aver bisogno di maggiori sussidi statali, che peseranno sulle tasse o sul debito pubblico"

Riassumiamo in breve il contenuto dell'articolo, consigliando la lettura integrale del testo, disponibile per gli abbonati sul sito web del Sole: le rinnovabili non programmabili fanno salire i costi dell'energia e delle materie prime. Questo provoca inflazione. L'inflazione fa alzare i tassi di interesse. I settori più capital intensive (l'eolico è il settore più capital intensive in assoluto) sono i primi a soffrirne. Per cui o si lascia perdere tutto oppure devono arrivare le sovvenzioni pubbliche. Ma se arrivano le sovvenzioni pubbliche il debito pubblico aumenta (e anche qui bisogna fare i conti con i tassi di interesse in salita). Quindi...

Eolico dead man walking. Per citare la Bellomo nell'articolo di venerdì:

"Per adesso i loro progetti vanno avanti, ma il rischio è che abbiano le ore contate."

Meno male che le leggi dell'economia (e della fisica) esistono ancora. Se, per tutelare dalla devastazione delle pale eoliche il paesaggio della nazione, avessimo dovuto aspettare il rispetto dell'articolo 9 della Costituzione da parte delle nostre élite fellone (ormai sistematicamente e sfacciatamente anti-italiane e serve di una cialtronesca cultura sviluppata altrove) saremmo stati freschi. E impalati.

 

Alberto Cuppini