La farfalla norvegese

 

Davide Tabarelli (Nomisma Energia): "L'illusione che basti bloccare gli investimenti in fonti tradizionali per fare la transizione energetica è tutt'altro che scalfita, per questo occorre che il mondo della finanza rinsavisca quanto prima"

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Probabilmente inorridito dalla notizia che sul mercato elettrico francese "i prezzi per il prossimo inverno vengono indicati oltre i 700 euro/MWh", il professor Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha scritto l'ennesimo allarmato articolo, questa volta sulla Stampa di giovedì: "La farfalla norvegese: vola il prezzo del gas".

 

"Non c'è solo il disordine dell'uscita dalla pandemia, c'è di più, c'è la convinzione, spesso la fede, che si possa fare a meno delle fonti energetiche fossili in pochi anni e che non servano più gli investimenti in nuova capacità produttiva...

Ieri il Parlamento europeo ne ha dato dimostrazione approvando una tassonomia degli investimenti verdi che, dopo mesi di laceranti scontri, sembra aprire un po' al gas e al nucleare, ma che, in realtà, gli impone tali condizioni rigide che sarebbe stato meglio non fare confusione ed escluderle del tutto...

Abbiamo un'urgenza di costruire nuova capacità programmabile subito, perché le centrali nucleari francesi stanno collassando, quelle da cui l'Italia, più o meno direttamente, importa fra il 10 e il 15% dei suoi consumi di elettricità. L'illusione che basti bloccare gli investimenti in fonti tradizionali per fare la transizione energetica è tutt'altro che scalfita, per questo occorre che il mondo della finanza rinsavisca quanto prima."

In questo individuare nel "mondo della finanza" il motore immobile della "transizione energetica" decisa a Bruxelles dalla "maggioranza Ursula", Tabarelli concorda con Guido Crosetto quando parla di "abbraccio incestuoso tra grande finanza, apparati burocratici e politici, che spinge non per una progressiva transizione energetica ma per uno switch violento lontano dal fossile".

Nel reclamare a gran voce l'urgenza di costruire capacità produttiva "programmabile", il presidente di Nomisma Energia utilizza lo stesso aggettivo "programmabile" che usa il ministro della "Transizione ecologica" Roberto Cingolani (ma solo quando dialoga in inglese con i premi Nobel) per lasciare intendere che riempire l'Italia di pannelli fotovoltaici e di pale eoliche (simbolo stesso della non-programmabilità della produzione elettrica) non serve assolutamente a niente, salvo soddisfare le brame della speculazione finanziaria.

Tabarelli, ormai ospite d'onore nella nostra edicola, ha così compiuto un altro passettino nel lunghissimo e dolorosissimo percorso di ammissione pubblica del suo autentico pensiero sulle rinnovabili elettriche non programmabili.

Anche altri professori universitari, anch'essi con colpevole ritardo, stanno cominciando ad usare sulla stampa argomenti e toni molto duri verso le politiche energetiche Ue. Così, ad esempio, il professor Marco Ricotti, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano, giovedì su Il Sussidiario ha parlato di “tassonomia verde” come "una sorta di guida “politically correct” agli investimenti privati nel settore energetico" ed ha osato sbeffeggiare Verdi, Greenpeace, Legambiente, Wwf (individuando così quelle tre organizzazioni ambientaliste, uniche ad avere firmato "protocolli" con l'Anev, come sponsor in Italia di "uno switch violento lontano dal fossile e non per una progressiva transizione energetica"). E persino (orrore!) ha nominato invano il nome della "Piccola Greta". Ma potete leggere tutto nell'articolo di Ricotti "Dalla Germania a Kiev e al Pd, battuti i “radicali” del green", liberamente disponibile in linea sul sito web del Sussidiario.

Quelle centinaia di professori universitari italiani di economia, fisica, ingegneria, scienze naturali eccetera che avrebbero dovuto fin dall'inizio censurare la follia della "decarbonizzazione integrale" e le altre peggiori mattane "green" fatte proprie dalla commissione Von der Leyen cominciano forse ad avere dei dubbi che, con il collasso prossimo venturo dell'economia europea a causa della greenflazione, possa essere a rischio anche il loro stipendione statale?

 

Alberto Cuppini