La Fed tira le orecchie alla BCE

Il ruolo istituzionale di una banca centrale è tenere sotto controllo l'inflazione, non il clima. A modificare quello ci hanno sempre pensato, in ogni civiltà umana, gli stregoni e le fattucchiere.

 

 

Il 10 gennaio è stato pubblicato dal Financial Times l'articolo "Fed will not become a ‘climate policymaker’, says Jay Powell", che sottotitolava: "E' essenziale che noi resistiamo alla tentazione di allargare la nostra sfera d'azione". L'articolo così esordiva:

 

"Jay Powell (il presidente della Riserva federale degli Stati Uniti) ha dichiarato che la Fed non diventerà un "climate policymaker" (un decisore politico in materia di contrasto ai cambiamenti climatici. NdT), difendendo così l'indipendenza della banca centrale statunitense dall'influenza della politica."

 

Ancora Powell:

"Senza una esplicita legislazione del Congresso,sarebbe inappropriato per noi usare la nostra politica monetaria o i nostri strumenti di supervisione per promuovere una economia più green o per raggiungere altri obiettivi climatici. Noi non siamo, e non saremo, un "climate policymaker"... Mi preoccupa che, trascinati dal grande entusiasmo di agire bene, si stia in realtà mettendo a rischio l'indipendenza della banca centrale... Ripristinare la stabilità dei prezzi quando l'inflazione è alta può richiedere misure che non sono popolari nel breve termine, come quando alziamo i tassi di interesse per rallentare l'economia. L'assenza di controllo politico diretto sulle nostre decisioni ci permette di prendere queste misure necessarie senza considerare fattori politici di breve termine."

 

Il presidente Powell ha messo le mani avanti per evitare che gli americani facciano la stessa, meschina fine degli europei. L'articolo del Financial Times avrebbe meritato di essere riportato e commentato nell'edicola della Rete della Resistenza sui Crinali, se non fosse che siamo stati preceduti da Tino Oldani su Italia Oggi del 13 gennaio, nell'articolo "La Bce non è infallibile: Schnabel si è inventata un ruolo-guida per la politica green, estraneo al mandato. L'opposto della Fed".

E dunque ubi maior... Vi invitiamo perciò a leggere tutto l'articolo di Oldani, liberamente disponibile in linea. Qui il passaggio che più ci interessa:

 

"Sulla politica green e il cambiamento climatico, come emerge da dichiarazioni ufficiali, la Bce e la Federal Reserve Usa (Fed) hanno visioni opposte. Pochi giorni fa l'economista tedesca Isabel Schnabel, membro influente del board della Bce, ha dichiarato: «In linea con il nostro mandato, siamo pronti a intensificare ulteriormente i nostri sforzi per sostenere la lotta contro il cambiamento climatico, sulla base del nostro piano di azione. Il nostro obiettivo a lungo termine è garantire che tutte le azioni di politica monetaria siano in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Ciò significa rendere più ecologiche le nostre scorte di partecipazioni obbligazionarie, comprese le obbligazioni del settore pubblico, nonché le nostre operazioni di prestito e il quadro delle garanzie. Il ruolo green della politica monetaria richiede modifiche strutturali al nostro quadro di politica monetaria, piuttosto che aggiustamenti alla nostra funzione di risposta». In buona sostanza, Schnabel annuncia che la Bce, d'ora in poi, userà la leva monetaria per finanziare la politica green in Europa, in linea con gli obiettivi della lotta al cambiamento climatico fissati dall'Accordo di Parigi del 2015. Il tutto, precisa Schnabel, «in linea con il nostro mandato». Il che sa molto di «excusatio non petita», poiché è arcinoto che il mandato statutario della Bce si limita al contenimento dell'inflazione al 2%, e non ad altri obiettivi, come la crescita e l'occupazione, previsti invece nello statuto della Fed."

 

Per saperne di più sulle pregresse malefatte della presidente BCE Lagarde (ricordate le sue mille dichiarazioni del 2021 e dell'inizio del 2022 circa "l'inflazione temporanea"?) e della Schnabel consigliamo di leggere su Il Sussidiario Domenico Lombardi e Mauro Bottarelli.

La Schnabel, tuttavia, nella circostanza specifica non si è inventata niente di nuovo. Da anni stiamo denunciando gli apprendisti stregoni (e, distinguendo per genere onde essere politicamente corretti, le apprendiste fattucchiere) di Francoforte, Strasburgo e Bruxelles che farneticano di modificare il clima del pianeta. In particolare lo avevamo fatto recentemente, quando la Commissione europea, senza che nessuno dicesse bao, aveva imposto "una serie di indicatori di sostenibilità sugli impatti negativi sul clima e altri fattori ambientali, nonché quelli connessi alle problematiche sociali e del personale, il rispetto dei diritti umani e le questioni relative alla lotta alla corruzione attiva e passiva."

Ovvero: i cosiddetti "principi ESG" (Environmental, Social e Governance). Questi pazzi, in pieno delirio di onnipotenza costruttivista, pensano di imporre il Bene (ovviamente nella versione Politicamente Corretta) in Europa attraverso la leva monetaria, ossia l'erogazione (o la negazione) del credito bancario o, più in generale, grazie ad un uso improprio del potere di supervisione, attraverso la concessione (o il rifiuto) di autorizzazioni burocratiche all'attività economica. Altro che Stato etico! Roba che non dico Lenin, Stalin e Mao, ma neppure il Grande Fratello di Orwell si sarebbe manco sognato.

La Banca d'Italia si è subito accodata senza remore. Recentemente, nell'articolo di Anna Messia (un cognome quanto mai appropriato, trattando del nuovo ruolo della BCE) su Milano Finanza del 28 dicembre scorso "Bankitalia lancia l'allarme Esg", eravamo stati informati che:

 

"Mancano i dati per l'analisi di sostenibilità delle banche. C'è bisogno di fare sistema... Per Via Nazionale società finanziarie e imprese devono comunicare. Facendo rete con associazioni e data provider... Il tema è quello dei principi Esg, ovvero il rispetto dei requisiti di sostenibilità per la governance, il sociale e soprattutto l'ambiente... Perché le banche - da quest'anno quelle grandi e poi toccherà alle più piccole - stanno iniziando ad avere obblighi stringenti nei confronti del regolatore nella gestione dei rischi Esg... Ma la carenza maggiore è nei dati ed è evidente: secondo le stesse rilevazioni di Consob, soltanto 200 aziende italiane hanno pubblicato fino ad oggi la dichiarazione non finanziaria sui temi della sostenibilità su un bacino potenziale di 5,6 milioni".

 

Un autentico capolavoro di umorismo involontario. Che i banchieri centrali vivessero ormai in un mondo loro proprio lo avevamo già capito da tempo. Ad esempio leggendo l'articolo del Sole 24 Ore dello scorso 17 novembre "Panetta assolve la transizione verde: "Non spinge i prezzi", dove la giornalista Laura Serafini, evidentemente non molto dotata di ironia, riportava senza commentare:

 

"La transizione ecologica non è la causa dell'aumento attuale dei prezzi e in futuro non necessariamente implicherà un aumento dell'inflazione. Anzi, potrebbe invece contribuire a ridurre i costi dell'energia. L'intervento del componente del comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, in occasione del comitato esecutivo dell'Abi un po' a sorpresa si concentra sulla sfida della transizione ecologica in Europa e dei suoi possibili impatti, soprattutto in termini, appunto, di effetto sull'inflazione. Secondo Panetta si può realizzare una "coincidenza divina"(il grassetto è nostro. Ndr) che consenta di "liberarsi della dipendenza dai combustibili fossili senza provocare un aumento dei prezzi dell'energia"."

 

L'ironia sui banchieri centrali italiani era invece presente, come spesso capita, sul Sussidiario, nell'articolo di Josephine Carinci "Bankitalia a favore dell’aumento del gas/ “Così incentiviamo transizione ecologica, che invito a leggere per l'intero in linea.

 

Ben più duro era stato il commento, richiamato da Oldani, contro la BCE ed a favore della Fed, il giorno dopo la pubblicazione dell'articolo del FT, a firma Leoniero Dertona, sul sito Scenari Economici nel post (anche questo da gustarsi per intero in linea) "BCE vs FED: vi mostriamo cosa sia una vera Banca centrale e cosa sia solo un comitato politico":

"Questo si chiama “Fare la banca centrale” e riconoscere che certe scelte sono solo di competenza del potere politico. Le politiche Green devono essere fatte dal potere legislativo e dal potere esecutivo, non dalla banca centrale che ha come obiettivo soltanto la stabilità monetaria e la tutela del debito pubblico, non scegliere le politiche green o meno. Una Banca centrale che si comporti come la BCE conferma di aver tradito la propria funzione e di voler trasformarsi in qualcosa di diverso e di non democratico, contro cui il popolo e chi lo rappresenta dovrebbe insorgere, a prescindere dalle motivazioni di fondo. Però siamo nell’Unione Europea dell’Euro, qualcosa di spurio , dove i poteri forti decidono e il popolo subisce."

 

Vi sembra duro? O eccessivo? Poco serio? Allora leggete che cosa ha detto Alessandro Mangia, professore di diritto costituzionale alla Cattolica di Milano, nell'intervista pubblicata ieri su Il Sussidiario "Verso il MES/ “È una nuova agenzia di rating, ecco la trappola pronta per l’Italia:

"Eppure, la Commissione le sta tentando tutte per fare la transizione ecologica e raggiungere l’autonomia energetica europea.

Varando politiche depressive costruite sull’ideologia green, tipo il bando all’automotive, o il divieto di commercializzazione degli immobili in base alla classe energetica?

È questo che vede?

Ma è evidente. Purtroppo lo scenario europeo è quello della repressione dell’economia, in una prospettiva di decrescita infelice che si realizzerà tanto più velocemente quanto più procederà l’Agenda 2030. Che è la riedizione dei vecchi piani quinquennali dell’Urss. Se poi considera che queste politiche vengono comunque perseguite in una fase di alta inflazione destinata a durare negli anni, abbiamo la misura di quanto siano ideologizzate le élites europee quando devono ragionare a medio-lungo termine.

Si spieghi meglio.

Le sembra serio un continente che, in una fase di inflazione media attorno al 10%, e con una guerra alle porte, si occupa di sostegno alle politiche green, di gender, decarbonizzazione, farina di grilli, sostenibilità delle vacche olandesi e Stato di diritto in Polonia e Ungheria? Non sanno controllare l’inflazione e vuole che pensino allo sviluppo industriale o al fondo sovrano? Le dichiarazioni stralunate della Schnabel di qualche giorno fa dicono molto dei discorsi che si fanno a Bruxelles e del clima che vi si respira. La verità è che la Bce ha fallito totalmente nell’unico compito che le era stato affidato, che era poi il controllo dell’inflazione. In cambio si è data un nuovo obiettivo, fuori dai trattati europei, che è l’economia green. Ma comunque non bisogna dirne male, perché compera il nostro debito pubblico. Questa è la situazione."

 

Forse (...) proprio perchè non bisogna dire male della Bce, i giornaloni italiani more solito non si sono mai fatti sentire su questa ennesima invasione di campo di Francoforte, che avrà, inevitabilmente, esiti esiziali, che si iniziano appena appena a scorgere, per i popoli europei. Sì, perchè l'inflazione al 12% concentrata su energetici ed alimentari che vantiamo attualmente in Italia (causata da politiche energetiche sconsiderate e che nel 2022 ha provocato il maggior impoverimento annuo degli italiani dalla fine della seconda guerra mondiale) appare un piccolo aperitivo della greenflazione che ci attende in un futuro molto prossimo.

Forse per questo gli italiani hanno votato come hanno votato alle recenti elezioni politiche, scegliendo deliberatamente il partito considerato più "anti-sistema" ovvero, simbolicamente, contro tutte le élite globalizzatrici e per ciò stesso anti-nazionali.

Forse per questo (la perdita della sovranità nazionale a vantaggio di oscure tecnocrazie nord europee) l'astensionismo alle politiche è aumentato di altri 5 milioni ( ! ) di aventi diritto al voto che non si sino recati alle urne rispetto alle elezioni del 2018.

Forse per questo nessuno compera più i giornaloni.

Forse per questo il Sole 24 Ore è precipitato a 23 mila copie (ovvero una per ogni mille famiglie italiane) vendute in edicola.

Forse, senza un'informazione libera e indipendente, la democrazia, più ancora del benessere, è in pericolo.

 

Alberto Cuppini