Nazionalizzazione delle rinnovabili unica soluzione per uscire dalla crisi senza fine dei prezzi dell'energia

Giuliano Garavini sul Fatto Quotidiano: "Lo Stato intervenga direttamente nella produzione e distribuzione di rinnovabili, potendosi accontentare di profitti nulli e avendo come missione quella di fornire energia ai cittadini a prezzo abbordabile".

 

 

Non è la prima volta che ci occupiamo delle analisi - ad evidente vocazione marxista - di Giuliano Garavini.

Oggi lo spunto ci viene dalla prima pagina del Fatto Quotidiano, dove abbiamo notato l'occhiello "Extra-utili": chi li reinveste?"

Da quello siamo risaliti all'articolo "Inutile illudersi, non useranno i soldi per piani “green”: toccherà allo Stato", che sottotitola: "Buybacks: I colossi ricomprano le azioni e non investono".

Garavini osserva che le grandi società petrolifere stanno annunciando i maggiori profitti da sempre, ma che nessuna di loro reinveste questi profitti, nè nelle fossili (perchè in Occidente sono state messe - di fatto - fuori legge per favorire le rinnovabili) nè nelle rinnovabili (perchè assicurano profitti solo se sussidiate dallo Stato, che, sulla spinta dei costi insostenibile delle bollette, potrebbe eliminare queste sue garanzie in qualsiasi momento). E così le grandi società preferiscono ricomprare le proprie azioni, arricchendo azionisti e "manager", nessuno investe, l'offerta energetica diminuisce, i prezzi schizzano in alto, il popolo finisce in miseria e, alla fine, l'economia collassa (come vorrebbero molti sedicenti e improbabilissimi "gretini" nostrani, ai quali del clima non interessa niente). Nel frattempo, le emissioni globali di CO2 aumentano perchè in tutto il mondo, per limitare i costi, si torna dappertutto a bruciare il carbone.

Conclude Garavini:

"Da questo stallo si può uscire in due modi. Il primo, quello intrapreso finora, è garantire agli investitori "low carbon" lauti profitti e ritorni sugli investimenti, grazie a benefici fiscali o a prezzi garantiti. In questo modo la collettività si caricherà sulle spalle il profitto delle aziende green e i consumatori rischieranno di essere in affanno a pagare le bollette."

Ovviamente questo primo modo non è una soluzione, ma la causa stessa del problema che si è creato. Per inciso: divertente leggere che i consumatori rischieranno (al futuro) di essere in affanno a pagare le bollette. Ma proseguiamo:

Il secondo modo è che lo Stato, le municipalità o le cooperative, intervengano direttamente nella produzione e distribuzione di rinnovabili, potendosi accontentare di profitti nulli e avendo come missione quella di fornire energia ai cittadini a prezzo abbordabile. Dalla scelta fra le due strade dipende il futuro (e il successo) della transizione ecologica."

Trascurando come concessione allo spontaneismo sessantottino il riferimento alle municipalità e alle cooperative, la nazionalizzazione (almeno) degli impianti ad energia rinnovabile (insopportabilmente costosi ma con costi marginali nulli, almeno per ciò che riguarda la sola produzione di energia) appare ogni giorno che passa sempre più inevitabile.

La (ri) nazionalizzazione dell'energia elettrica è da sempre un nostro cavallo di battaglia. 

Strano che si senta dire una cosa di Sinistra in Italia, dove la Sinistra pare avere ormai a cuore solo i migranti, i comportamenti sessuali più bizzarri e le ragazzine ricche e annoiate che fanno fughino il venerdì per lo sciopero climatico (ma che non si presentano a protestare in massa quando è caldo e loro sono in vacanza al mare).

Ancora più strano leggere queste cose sul giornale che ha affiancato e sostenuto il Movimento 5 Stelle, che, giunto al potere a Roma, non ha saputo trovare niente di meglio da fare, tra le tante corbellerie, che favorire le lobby dei "rinnovabilisti", storiche clientele del PD.

Un suggerimento: la nazionalizzazione delle Fer elettriche, che avevano già guadagnato in modo vergognoso con gli incentivi pubblici e adesso stanno guadagnando in modo ancor più vergognoso con l'esplosione dei prezzi dell'elettricità (per la crisi dell'offerta di combustibili fossili da esse stesse cagionata), non potrebbe essere una concreta proposta di quella "Destra sociale" che vincerà le prossime elezioni (ammesso che si tengano e che il giudizio degli elettori, almeno per una volta quando non vince il PD, venga rispettato) ma di cui tutti ancora ignorano la politica economica?

 

Alberto Cuppini