Ci prendono per cretini. Ma il 25 settembre è l'occasione per punire i pifferai dell'eolico miracoloso

 

 

Ormai dovrebbero essere chiari i motivi di tutto l'entusiasmo, che lasciava sconcertati i più ingenui, per la "transizione ecologica" verso le "rinnovabili" manifestato proprio da chi produceva energia dalle fonti fossili: eolico e fotovoltaico si sono rivelati inutili senza il back-up delle centrali a gas. Gli utenti si ritrovano perciò costretti a pagare contemporaneamente entrambi i sistemi, sia le rinnovabili, a prezzi tariffati, che le fossili, i cui prezzi sono volati alle stelle perchè nessuno ci investe più un euro, sapendo che l'Europa già nel 2050 dovrà essere il primo continente "climaticamente neutro".

Dopo questa sciagurata decisione della presidente della commissione UE Ursula Von der Leyen, che si è avvalsa del braccio operativo della BCE, la cui presidente Christine Lagarde ha privilegiato la lotta al cambiamento climatico alla ben più impopolare lotta all'inflazione, il 2021 è stato l'anno col più basso livello di scoperte di nuovi giacimenti di gas degli ultimi settantacinque. I brillanti risultati in termini di inflazione e di disponibilità e costi dell'energia sono sotto gli occhi di tutti. 

 

 

Mentre veniamo informati dei mega profitti delle società dell'energia, da ENI ed Enel all'AGSM (i veronesi che salveranno il Pianeta piantando le pale eoliche sui crinali del Mugello), in queste stesse settimane stanno arrivando a casa le bollette della luce di chi in luglio e agosto ha tenuto acceso il condizionatore come gli anni precedenti, credendo di spendere "solo" il doppio del 2021. Sorpresa! Gli italiani si sono accorti che le bollette sono schizzate alle stelle non solo per le imprese e gli artigiani. Chi lo avrebbe mai detto... Qualche allegra cicala che è andata a fare le belle vacanze (le ultime?) ricorrendo al prestito al consumo adesso non sa come potrà pagare insieme bollette e rate. In costanza di questi prezzi del gas, una bolletta bimestrale di una normale abitazione, nei prossimi mesi freddi, potrebbe superare i mille euro.

Il previsto disastro si è materializzato. Anche i più sprovveduti cominciano a comprendere la fretta di Mattarella di indire le elezioni politiche il 25 settembre, facendo svolgere per la prima volta nella storia una campagna elettorale in piena estate. Se avesse aspettato un paio di mesi, i pensionati che garantiscono la base elettorale del PD, il partito delle élite privilegiate e dell'ideologia della globalizzazione spensierata, avrebbero defezionato in massa dalle urne.

Cardine di questa visione distorta e facilona della realtà, di cui in Italia il PD è il principale interprete, sarebbe dovuta essere la disponibilità universale di energia gratuita dal vento e dal sole. In effetti, l'energia del vento e del sole è gratuita, ma pale e pannelli non lo sono. E adesso le decine di migliaia di pale eoliche con cui i tedeschi hanno sfregiato il loro Paese, senza il gas di Putin a fare da tampone quando il vento non soffia nel modo giusto, hanno pure dimostrato di non servire a niente.

Vediamo una breve rassegna stampa degli articoli di contro-informazione di questi ultimissimi giorni.

Cominciamo dall'articolo (tutto da gustare in linea) di Samuele Furfari su Rienergia del 6 settembre "Energia: quale solidarietà fra gli Stati europei?":

"Molti di noi si erano accorti dell'errore strategico che l'Unione Europea stava commettendo, ormai da diversi anni, nel campo dell'energia. Intelligentemente, l'UE aveva messo "tutte le uova in un solo paniere" e ora sta pagando a caro prezzo il suo disarmo energetico unilaterale...

L'UE attuale, infatti, ha decretato che la politica energetica deve essere sussidiaria alla politica climatica e che pertanto tutta l’energia deve essere rapidamente rinnovabile. Da qui la richiesta del Parlamento europeo di non finanziare più le interconnessioni del gas. Il futuro promesso sarà presto verde e luminoso, quindi perché spendere soldi in condutture inutili? Un po’ di tolleranza sarebbe stata concessa se lo scopo del gasdotto fosse stato quello di trasportare l'idrogeno utopico...

Poi però è arrivata la resa dei conti, e la stessa Germania si trova in una situazione vicina al fallimento a causa della sua EnergieWende e non sa come passare questo inverno... Per questo, il governo tedesco sta trasmettendo spot televisivi per spiegare alla popolazione, incredula, come tappare con il nastro adesivo le porte delle stanze che non dovranno utilizzare quest'inverno e come lavare i piatti con acqua fredda...

Nei fatti, l'emergenza energetica è molto più concreta di quella climatica e come tale va trattata più in fretta... L'attuale Commissione, a differenza di quella di Prodi, ha scelto il manicheismo energetico. È vero che la crisi in Ucraina sta esacerbando questo problema, ma non è stato Vladimir Putin a inventare la crisi in cui la Germania e la Commissione europea ci hanno fatto precipitare. I prezzi dell'energia hanno iniziato la loro corsa al rialzo già nel 2021.

Fortunatamente, a parte la Germania, non dovrebbero esserci razionamenti nel resto dell'UE, in ragione di un mix energetico piuttosto diversificato. I tedeschi, invece, che hanno imposto la marcia forzata verso l'energia solare ed eolica, saranno in grado di far fronte ai vincoli? Le crisi si risolvono cambiando, non perseverando nell'errore e nel fallimento.  Sabato scorso, a Cernobbio, si è parlato ancora una volta di energia eolica e solare. Non sanno che, dopo 49 anni, queste energie hanno raggiunto solo un misero 3% del bilancio energetico primario dell'UE, al costo di miliardi di euro in sussidi, obblighi legislativi e degrado del paesaggio?"

 

La Germania si è ben meritata la catastrofe.

Dall'articolo di Edoardo Laudisi sul Sussidiario di venerdì "Crisi Germania/ “Prigioniera di scelte suicide, ma con Berlino affonda anche l’Ue":

"Annalena Baerbock (la leader dei Grünen nominata ministro degli Esteri. NdR) è probabilmente uno dei politici meno intelligenti della storia tedesca. Le sue gaffe non sono dovute a inesperienza, che pure c’è, ma a mancanza di cultura e a un livello intellettuale mediocre, a malapena mascherato da un’ottusa corteccia ideologica. Detto questo, va notato che ogni volta che la Germania ha agito sulla base di tesi ideologiche sono stati dolori per tutti. Quando invece la politica tedesca parte dal dato oggettivo, pragmatico, è capace di fare scelte importanti. Oggi purtroppo sembra prevalere la prima opzione...

Al momento non ci sono alternative a questo governo, questo il governo lo sa e quindi va avanti. Sarà la realtà a scombussolare il quadro. La domanda è: quando le imprese fermeranno la produzione per via dei costi energetici insostenibili e inizieranno a mandare la gente a casa, e la gente disoccupata non potrà più pagare le bollette, e i supermercati non potranno più rinnovare le scorte, cosa succederà? A quel punto gettare 65 miliardi nell’ennesimo maxi-piano potrebbe non bastare, anche perché l’euro potrebbe non valere più niente."

 

La gravità della situazione, che i giornaloni italiani fanno di tutto per nascondere in vista delle elezioni, si è percepita soprattutto dalla dichiarazione del primo ministro belga, riportata sulla stampa italiana solo nell'articolo di Paolo Annoni sul Sussidiario di sabato "Tra sussidi e paure Berlino sacrifica l’unità dell’Ue":

 

"Il contesto in cui avvengono le discussioni è quello descritto in questi termini giovedì dal primo ministro belga, De Croo: “qualche altra settimana così e l’economia europea si fermerà del tutto”. E ancora: il rischio “è la deindustrializzazione e un rischio concreto di gravi disordini sociali”. Infine, se un Paese europeo entra in una situazione di blackout sarebbe un “gigantesco problema per tutti noi”...

Il rischio concreto di “gravi disordini sociali” dà la misura di quale sia lo stress a cui è sottoposto il sistema e di quali siano gli incentivi che i paesi membri hanno per evitarli. Se ha ragione De Croo, chiunque possa evitare questi disordini, perché ha accesso a forniture sufficienti con costi sotto controllo o sussidiabili dallo Stato, farà di tutto per svincolarsi da soluzioni europee che invece rischiano di produrli. L’“unità dell’Europa” è sacrificabile in questo quadro e ciò spiega le difficoltà a trovare una risposta comune."

 

"Sarà necessaria una seduta di terapia collettiva europea per rivedere in che modo si vorranno raggiungere gli obbiettivi climatici", scherza Stefano Casertano su Milano Finanza.

Intanto qualcuno ritiene opportuno precedere le decisioni europee. Così Alessandro Giorgiutti nell'articolo su Verità & Affari di sabato "Continente nel caos. Mentre Bruxelles blatera su un tetto che non servirà Londra archivia il green deal":

 

"Il Regno Unito ha forse appena messo una pietra sopra il green deal, con una decisione che ha suscitato l'allarme delle associazioni ambientaliste. Il governo di Londra si appresta infatti a concedere centinaia di nuove licenze per esplorare il Mare del Nord in cerca di giacimenti di gas e petrolio... che fecero del Regno Unito un paese esportatore netto d'energia fino al 2004. Un obiettivo che ora la Truss vuole provare a perseguire di nuovo, anche a costo di mettere in secondo piano le politiche "verdi"."

 

In sintonia con l'analisi di Samuele Furfari, ecco Alberto Clò nell'ironico articolo su Il Foglio di venerdì "Contro il caro bollette l'Europa serve, ma il price cap ha un guaio":

 

"La crisi del gas - esplosa molto prima della guerra anche se da questa aggravata - non si risolverà con la fine della guerra. Perché quella crisi derivava da una scarsità strutturale di offerta di gas per il crollo degli investimenti nella fase mineraria e per la scellerata idea di Bruxelles e di Parigi (IEA) che non bisognasse più investire negli idrocarburi, vista la trionfale avanzata delle rinnovabili su cui sono stati investiti dal 2005 ben 5.000 miliardi di dollari, non andando comunque oltre il 5% di copertura della domanda di energia (82% fossili)...

I ricavi energetici di Mosca sono aumentati al 24 febbraio di oltre 100 miliardi di dollari, mentre a ogni annuncio di Ursula von der Leyen i prezzi schizzavano per ogni fonte su cui discettava. Sarebbe quindi utile, se stessimo giocando una partita di basket, che l'allenatore chiamasse un time-out per riflettere su come le cose stanno andando (male) ed eventualmente come correggere gli schemi della partita".

 

Per proseguire nella metafora cestistica del professor Clò e concludere: durante il time-out l'allenatore (ovvero, nella fattispecie, i popoli sovrani d'Europa) dovrebbe, ancor prima di correggere gli schemi, sostituire playmaker e pivot (la Von der Leyen e la Lagarde) mandandole in panchina. Ai giardinetti.

 

Alberto Cuppini.