Se questo è un paesaggio in cui vivere

La risposta di Italia Nostra alle dichiarazioni di Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, riportate nell'articolo pubblicato da Repubblica, dal titolo "Legambiente accusa: le soprintendenze frenano la transizione ecologica".

 

 

 

Le dichiarazioni, riportate oggi da Repubblica, di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, contro le Soprintendenze, colpevoli di cercare di salvare quel che resta del paesaggio italiano dal dilagare dei pannelli fotovoltaici su terreno agricolo e delle torri eoliche, non sono una novità. Che Legambiente sia acriticamente schierata con i colossi dell’energia rinnovabile e strumentale ai loro interessi, è cosa nota. Come altrettanto chiaro pare essere il ruolo di Repubblica, diventato ormai l’organo ufficiale di un ambientalismo di facciata e mai di sostanza.

Bisogna, però, chiedersi perché i vertici di un’associazione che si dichiara democratica contraddica la sua stessa base, spesso schierata sui territori con le amministrazioni locali e le altre associazioni ambientaliste contro l’installazione di nuovi impianti, negandogli di fatto il diritto di difendersi dall’aggressione speculativa dei grandi gruppi energetici internazionali.

Legambiente dichiara guerra ai territori, alle loro giuste richieste di tutela non solo dell’ambiente e della biodiversità, ma anche di settori importanti dell’economia, come il turismo e l’agricoltura. È sorda agli appelli di Assessori regionali che dicono basta all’eolico, Sindaci che non ne possono più di vedere scempiati i loro territori per l’estrazione industriale di energia cosiddetta green a beneficio di grandi multinazionali che, oltre a beneficiare di incentivi pagati a caro prezzo dagli italiani nelle loro bollette, versano pochi spicci ai poveri agricoltori costretti a piegarsi al loro strapotere. Sorda anche alle perplessità espresse da Coldiretti sulla questione del fotovoltaico sui terreni agricoli. E, infine, intollerante verso le Soprintendenze e indifferente delle leggi dello Stato, quel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che altri paesi ci invidiano ma che dà fastidio a chi vorrebbe tappezzare le campagne italiane di pannelli fotovoltaici e coprire tutti i crinali con torri eoliche.

Perché, invece di distruggere le campagne, non si incentiva SOLO l’installazione dei pannelli solari sui capannoni industriali, sugli edifici nelle periferie della città, sui parcheggi e lungo le autostrade? Perché si favorisce il gigantismo degli impianti eolici invece di incentivare la micro-produzione attraverso soluzioni tecnologiche meno impattanti? Perché non si è favorita la nascita di comunità energetiche attraverso leggi e politiche fiscali ad hoc, mettendo finalmente in mani democratiche la produzione energetica?

Sono queste le domande che Italia Nostra pone a Legambiente e Repubblica.

Roma, 19 maggio 2021

 

 

 


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