Pale, pale come se piovesse!

Imprevisti effetti dei cambiamenti climatici in Italia: l'anomala confluenza tra la SEN di Gentiloni e Calenda, l’ANEV ed il nuovo Ministro per lo Sviluppo Economico Di Maio appare in grado di generare quella che, metereologicamente parlando, si definirebbe una tempesta perfetta. L’unica differenza sarà che, sui nostri crinali, invece che pioggia o grandine pioveranno pale eoliche. Il mini eolico, questa lebbra che già sta contaminando i nostri territori, diventerà il “cavallo di Troia” per accedere a siti dove finora l’eolico industriale era precluso.

 

 

Il Ministro per lo Sviluppo Economico Di Maio, con il Presidente dell’ANEV Simone Togni alla sua destra, al Convegno ANEV-Elettricità Futura del 25 luglio scorso.

 

Francamente sembrano non esserci più dubbi: dopo i funesti propositi contenuti nella SEN 2017, il recente convegno dell’ANEV, con l'inopinata presenza del Ministro Di Maio (che dimostra scarsa conoscenza anche della storia, almeno di quella dell'Anev), ha dato corpo ai timori di tutti coloro che amano il nostro territorio e la sua bellezza.

Vero anche che i propositi andranno poi tradotti in fatti, a partire dall’effettiva capacità di reperire i quasi 70 miliardi di euro (fonte Oir) di investimenti necessari per uscire definitivamente dal carbone in Italia e raggiungere l’obbiettivo del 55 per cento di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030, come previsto dalla SEN di Gentiloni e Calenda.

 

Il timore - che purtroppo in Italia è spesso certezza - è che a pagare saranno sempre i soliti noti ed a guadagnarci sarà la lobby dell’eolico, nonostante il settore non abbia finora rappresentato, almeno stando a primari studi statistici internazionali, una coerente incarnazione del mantra grillino "Onestà-Onestà".

Lo stesso studio dell’Oir, l’osservatorio sulle energie rinnovabili a cura di Agici-Finanza, prevede che per raggiungere questo obbiettivo sia necessario arrivare a 5 GW di nuove installazioni all’anno quando oggi, giova ricordare, siamo a circa un quinto di questo valore, nonostante gli incentivi attualmente erogati.

Sempre il medesimo rapporto ritiene fondamentale “Un’importante e imprescindibile opera di ammodernamento del parco esistente delle rinnovabili”, argomento già affrontato nella SEN dove si parla “ di favorire investimenti di revamping e repowering su questi siti per continuare la produzione con macchine più evolute ed efficienti..”.

Naturalmente il tutto va fatto in tempi brevi e difatti poco oltre leggiamo “La realizzazione in tempi adeguati di questo processo per il mantenimento in produzione e la riqualificazione dei siti richiede procedure autorizzative coerenti con l’obiettivo, semplificate in particolare per le valutazioni di tipo ambientale.”. Ma c’è di più: “ …non si ritiene necessario il ricorso a premi economici sull’energia prodotta quanto un’ulteriore effettiva semplificazione autorizzativa.

In pratica stiamo andando verso un modello di aerogeneratori di taglia crescente e pertanto nei progetti di repowering gli aerogeneratori esistenti di qualche centinaia di kW verrebbero ad essere sostituiti, con un evidente incremento di produzione, da macchine di potenza unitaria oltre tre volte maggiore.

Va da sé che per questi impianti andrà posta in essere una corsia preferenziale che “…goda di procedure autorizzative accelerate anche in termini di valutazione di impatto ambientale, da svolgere per differenza tra la situazione proposta e quella antecedente..

Ovviamente poi ci sono le proposte dell’ANEV che riprendiamo in forma integrale dal convegno citato all’inizio: Si deve riconoscere un valore strategico ai progetti di repowering in quanto sono una delle leve fondamentali a disposizione del Paese per garantire l’incremento della produzione di generazione elettrica FER. Il repowering deve essere visto come strumento destinato alla valorizzazione dei siti già oggetto di investimenti in passato.”.

Ed ancora: “…gli interventi devono essere facilitati attraverso un’ulteriore effettiva semplificazione autorizzativa: ad esempio, qualora l’intervento non provochi impatti ambientali o sociali significativi, si intende autorizzato a seguito di una semplice notifica allo sportello unico.”.

Allora provo ad inquadrare questo nella mia realtà - il territorio del Comune di Monzuno in provincia di Bologna - che credo sia significativamente rappresentativa dell’Appennino Tosco Emiliano. Il cantiere di Acqua Fresca (lo potete vedere nella foto), dove è in progetto l’installazione di un impianto mini eolico mediante una pala depotenziata alta oltre 65 metri, è il candidato ideale per diventare un già fin da ora evidente progetto di repowering.

 

 

Il cantiere di Acqua Fresca lungo la S.P. 38 tra Rioveggio e Monzuno

 

Basterà ripristinare il generatore originario ed il gioco sarà fatto.

Siamo passati da un mini eolico ad un grande eolico senza passare dalle procedure autorizzative ma semplicemente con una PAS ed una notifica allo sportello unico.

Se un crinale, come nel caso di Acqua Fresca, pur tutelato dal PTCP, viene dichiarato compromesso per la presenza di qualche palo della luce (decisione presa dallo Sportello Unico dell’Edilizia del Comune di Monzuno ed oggetto di una vertenza al TAR promossa dal nostro Comitato), allora capite bene che nessuno è più al sicuro.

Siamo al si salvi chi può: basterà il traliccio di un elettrodotto, un pala di micro o mini eolico per dichiarare il sito compromesso e pertanto sfruttabile industrialmente con impianti eolici di classe di potenza da oltre 1 MW.

Come si è già verificato sul contiguo Monte Venere, dove l’impianto nel 2016 è stato portato alla potenza di 55 kW e con il nuovo principio diventerebbe un sito dove poter installare un impianto con potenza di qualche MW e torri alte fin oltre cento metri. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli esponenti del M5S del Comune di Monzuno che al tempo si erano battuti contro questo impianto che, paragonato ai progetti del Ministro Di Maio e dell'ANEV, è poco più di un ventilatore.

Preme anche sottolineare che il D.Lgs. 28/2011 ha modificato gli schemi autorizzativi delineati nel 2010 con l’approvazione delle Linee Guida Nazionali ed ha dato alle Regioni la possibilità di ampliare il campo di applicazione della PAS ad impianti di potenza fino a 1 MW: ad oggi non ci sono in Italia Regioni amministrate dai M5S ma non si sa mai…

Ricordiamo che in località Monte Venere è anche pendente un progetto della stessa società proponente quello di Acqua Fresca per altri due impianti mini eolici che, a questo punto, sarebbero l’apripista per un futuro repowering.

Sulla base delle richieste dell’ANEV, la PAS, cioè la procedura autorizzativa semplificata (che di fatto ha dato il via al far west del mini eolico) sta per fare una doppia capriola che, mediante una “semplice notifica allo Sportello Unico”, la trasforma in una A.U. (Autorizzazione unica) che consente di installare impianti di qualsiasi taglia.

E se anche qualcuno dei soliti Comitati di Guastafeste cercasse di opporsi, un Comune che ha già considerato compromesso un crinale tutelato a causa di qualche palo della luce che valenza potrebbe dare ad un’area dove già sono presenti due pale eoliche? Nessuna.

Quindi via alla costruzione di nuove torri che garantiranno quella potenza necessaria a produrre l’energia per raggiungere gli obbiettivi prefissati dalla SEN.

A proposito di energia prodotta, però, non sono tutte rose, ma esistono anche delle spine, e proprio su queste ultime gli accorti tecnici dell’ANEV hanno concentrato la loro attenzione.

Nelle more delle proposte dell’ANEV nel convegno citato si legge, circa il mini-eolico, che “.. dovrebbe essere definito uno specifico contingente di potenza con adeguato livello tariffario, riservato esclusivamente al Mini-eolico, a salvaguardia della tecnologia prettamente italiana…”.

Letta così pare che ad oggi gli impianti mini eolici siano i più sfortunati. Peccato che il Gse sostenga che quelli italiani siano i più incentivati in Europa, come si evince dal grafico sottostante.

 

Fonte Gse

 

Sempre il Gse ci offre poi un altro dato interessante e cioè il costo medio dell’energia prodotta in € / MWh sulla base delle ore di funzionamento.

 

Fonte Gse

 

Nel grafico è possibile osservare che gli impianti cosiddetti mini eolici (entro i 60 kW) hanno una produzione in ore equivalenti (fate caso a dove è posto il cerchietto) sotto le 1.400 ore. Lontanissima da quel limite imposto dal D.M. 10-9-2010 “Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili” che fissa in 1.800 le ore di funzionamento alla potenza nominale quale vincolo autorizzativo per questi impianti.

D’altra parte più diplomaticamente il Gse riconosce che: “il grande eolico mostra producibilità sostanzialmente omogenea e piuttosto stabile, con un incremento per gli impianti più nuovi. La producibilità degli impianti mini eolici mostra invece un miglioramento rispetto al passato, ma i valori medi risultano ancora moderati.

Concludendo possiamo capire che il mini eolico, questa lebbra che già sta contaminando i nostri territori, diventerà il “cavallo di Troia” per accedere a siti dove finora l’eolico industriale era precluso fruendo di una via autorizzativa preferenziale ( PAS ) e di un’opportuna tariffa incentivante salvo poi fare il “grande salto” con una semplice notifica allo sportello unico.

Cosa si poteva sperare di meglio ?

 

 

Giovanni Brussato

Comitato "Via le pale dall'Acqua Fresca"

@vialepaledallacquafresca

 

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