Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin "apre alla «nuova energia nucleare», come «parte del mix per dare quella continuità che le rinnovabili non sono in grado di fornire». Anche perché, sostiene il ministro, «non si può pensare di riempire il Paese di pannelli fotovoltaici e pale eoliche ovunque» perché c’è un paesaggio da difendere."

 

Nel titolo la cosa più importante. Leggiamo, dall'articolo di Claudia Luise sulla Stampa di Torino di oggi lunedì 29 aprile "Gli industriali spingono per il nucleare. Pichetto: “Troppi pannelli e pale eoliche, che il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin

"apre alla «nuova energia nucleare», come «parte del mix per dare quella continuità che le rinnovabili non sono in grado di fornire»... Anche perché, sostiene il ministro, «non si può pensare di riempire il Paese di pannelli fotovoltaici e pale eoliche ovunque» perché c’è un paesaggio da difendere.

Idea che rafforza pure il viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica, Vannia Gava: «Occorre superare l’ideologia con un’agenda rinnovata, in cui la competitività dell’industria torni ad essere la priorità».

Renato Mazzoncini (A2A) sottolinea come in un mercato che «con le rinnovabili si è sovradimensionato bisogna fare in modo che eventuali nuovi investimenti compreso il nucleare non si cannibalizzino l’uno con l’altro»."

Un bel cambio di direzione, non c'è che dire.

Ma ancora più significativa l'affermazione (ultimo capoverso) della "rinnovabilista" Emma Marcegaglia (grande sponsor di Garrone per la presidenza della Confindustria) che parla di

"contenimento dei prezzi dell’energia, dal sostegno alla ricerca «senza ideologismi» all’esigenza di una neutralità tecnologica."

Evidentemente tutta questa gente comincia a pensarla come noi resistenti sui crinali e come Paolo Annoni sul Sussidiario:

"Si stanno ponendo le condizioni per una deindustrializzazione a tappe forzate dell’Italia, via prezzi dell’elettricità, che nessuna classe imprenditoriale, per quanto capace, può disinnescare".

Magari si sarebbe dovuto pensarci un po' prima...

Persino più duro, oggi, l'altro ex presidente della Confindustria Antonio D'Amato, che vi avevo recentemente segnalato per un altro articolo di suo (?) pugno sul Foglio, nell'intervista rilasciata a Laura Della Pasqua della Verità "Dietro la linea green della Ue le ingerenze opache delle Ong", da leggere tutta (o almeno la prima metà, fino a quando parla delle "ingerenze improprie" delle Ong). Per invogliarvi all'acquisto del quotidiano o all'abbonamento sul web, ecco un assaggio:

"Negli ultimi 15 anni, ma in particolare nel corso della legislatura che si sta adesso chiudendo, si è andato sempre più rafforzando un vero e proprio processo di deindustrializzazione dell'Europa. Negli ultimi cinque anni l'ideologia del Green deal ha fortemente accentuato questa deriva, perseguendo il mito della cosiddetta decrescita felice, minando la competitività del sistema economico e industriale europeo e mettendo a serio rischio sia la tenuta sociale sia la stessa sostenibilità ambientale... La quantità di iper-regolazione e la contraddittorietà ed erraticità delle legislazioni europee hanno creato un clima di incertezza che ha sempre più paralizzato, se non addirittura disincentivato, gli investimenti produttivi... Il vento politico nei diversi Paesi europei è cambiato e l'onda della demagogia e dell'estremismo ambientale si infrange contro l'evidenza dei danni prodotti... Resta, però, da affrontare per intero la gran quantità di scorie legislative e ideologiche accumulate in questi anni. C'è anche da far luce sull'ingerenza impropria di quelle organizzazioni non governative che, in maniera non trasparente e fortemente ideologizzata, hanno condizionato i processi legislativi creando le distorsioni a cui abbiamo assistito in particolare in quest'ultima legislatura."

Tutto questo a conferma del concetto recentemente espresso da Ferruccio De Bortoli:

"Green Deal europeo rimasto politicamente orfano. Nessuna grande forza politica lo rivendica in campagna elettorale nel timore di perdere consensi."

Chi parla (con favore) di Green Deal prima delle imminenti elezioni europee muore.

 

Alberto Cuppini

De Bortoli: "Un rallentamento del passaggio alle energie verdi è ritenuto probabile se non sicuro. Basti pensare al Green Deal europeo rimasto politicamente orfano. Nessuna grande forza politica lo rivendica in campagna elettorale nel timore di perdere consensi". Tabarelli: "Le scadenze del Green Deal sono irrealizzabili, anche se le spostiamo in avanti non cambia molto, quello che conta è diventare più realisti".

 

Oggi, lunedì 22 aprile, attiro l'attenzione sull'articolo di Ferruccio De Bortoli, in prima pagina dell'Economia del Corriere della Sera, dal titolo "La transizione bloccata" non tanto per l'originalità dell'argomentare quanto piuttosto per chi lo scrive (il Solone) e dove lo scrive (il Corrierone). Che, oltre ad essere - di fatto - l'organo di stampa del partito che ben rappresenta tutto il Potere sedimentatosi durante la "Seconda Repubblica", rimane (a torto) il principale riferimento dei corrispondenti della stampa estera in Italia (la gran parte dei quali si comporta come fanno i loro colleghi dei giornaloni italiani, descrivendo una realtà che esiste solo nella testa dei loro editori). Scrive De Bortoli:

"Ci si chiede se non si stia scivolando, più o meno inconsapevolmente, dalla mitigazione, cioè il contrasto (in realtà mitigazione e contrasto sono due cose del tutto diverse. NdR), all'adattamento al riscaldamento climatico (magari si stesse già pensando all'adattamento, invece di piantare pale eoliche a puri fini scaramantici. NdR). Senza dirlo. O meglio dicendolo a mezza voce. Quello che un po' accade nelle discussioni riservate e nei report dei grandi fondi di investimento internazionali  (che riservati non sono affatto, ma vengono tenuti celati dai giornaloni ai cittadini elettori alla vigilia delle elezioni. NdR)... Un rallentamento del passaggio alle energie verdi è ritenuto probabile se non sicuro. Basti pensare al Green Deal europeo rimasto politicamente orfano. Nessuna grande forza politica lo rivendica in campagna elettorale nel timore di perdere consensi. Se non vi è sicurezza energetica e disponibilità di prodotti di origine fossili comunque ancora necessari a prezzi accessibili... si va dritti incontro a nuove emergenze. Quando scoppiano, la transizione - indispensabile, irrinunciabile, vitale - si ferma di colpo. Anzi, rischia addirittura di tornare indietro."

Consiglio ai resistenti sui crinali la lettura integrale dell'articolo, anche se temo che, dopo le elezioni - e la conferma della maggioranza Popolari-Socialisti con la sola sostituzione cosmetica dei Verdi (che sono ormai considerati, specie dopo quello che hanno combinato in Germania, alla stregua dei napoletani nella famosa affermazione politicamente scorrettissima di Massimo D'Azeglio) - si ritornerà a tutte le camorre del "Green Deal" e dell'ideologia (una volta si sarebbe definita "cattocomunista") dell'Esg, che vuole fare delle aziende europee non più una fonte di profitti ma la fonte della Bontà. Almeno finchè l'impoverimento degli europei (appena cominciato) non imporrà un tuffo nell'acqua gelida della realtà. Eppure all'estero criticare aspramente i canoni Esg ed il Green Deal non è un tabù per i quotidiani storici, se un giornale autorevole come Le Figaro venerdì titolava "États, entreprises, fonds d’investissement…Le grand coup de frein sur la transition écologique".

In Gran Bretagna qualcuno è già passato dalle parole ai fatti. Scriveva Carlo Lottieri nell'articolo, annunciato in prima pagina de Il Giornale di ieri, dal titolo "La svolta green non paga (e le aziende corrono ai ripari)":

"È davvero una novità interessante quella annunciata dall'amministratore di Unilever, Hein Schumacher, che ha dichiarato che il suo gruppo «abbandonerà o attenuerà una serie di impegni ambientali e sociali», anche per rispondere alla crescente reazione proveniente da quegli investitori, consumatori e politici che non vedono di buon occhio il perseguimento di obiettivi non finanziari... da più di un decennio la Unilever è uno dei soggetti più attivi in quelle politiche dette Esg (ecologiche, sociali, governative) che assegnano alle aziende un profilo moraleggiante, allineandole al politicamente corretto. Quella di Schumacher non è certo un'opzione ideologica, ma semmai la presa d'atto che non è facile porsi come obiettivo quello di «fare bene al mondo» (secondo l'agenda fissata dal progressismo imperante) e al contempo far quadrare i conti... Schumacher avrà valutato, da un lato, le possibile rappresaglie del mondo politico-intellettuale e, dall'altro, i vantaggi derivanti dal prestare più attenzione ai clienti e quindi anche ai costi... Il vizio di fondo dell'Esg sta nel costruire un ordine dogmatico: un insieme di presunti valori assoluti che ognuno di noi dovrebbe rispettare."

Un concetto analogo a quello di De Bortoli viene espresso oggi anche dal professor Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, nell'intervista concessa a Laura Della Pasqua della Verità sotto il titolo "Davide Tabarelli: «Tra Medio Oriente e Green deal rischiamo il default energetico»", che sottotitola: "L'esperto: «Teheran può scatenare l'apocalisse del petrolio. Intanto noi ci illudiamo di poter utilizzare solo le rinnovabili»":

"Le scadenze (del Green Deal. NdR) sono irrealizzabili, anche se le spostiamo in avanti non cambia molto, quello che conta è diventare più realisti e cercare di raddrizzare le politiche più su prezzi e sicurezza e meno sulle suggestioni ecologiste... E' da irresponsabili pensare di puntare solo sulle energie alternative."

Transizione bloccata o transizione irrealizzabile? Questo è il problema. Intanto in Italia continuiamo a piantare pale eoliche dappertutto. Così, tanto per far felici le ragazzine capricciose e gli speculatori delle rinnovabili sussidiate. Mentre il Paese scivola nella miseria.

 

Alberto Cuppini

Mario Giordano: "Il dl Semplificazioni di Draghi concede ai privati di prendersi aree coltivate e boschi per fare impianti di «rinnovabili». Colture e paesaggi deturpati con mostruose pale eoliche o chilometri quadrati di pannelli solari. Scempi da Nord a Sud. Nel silenzio generale".

 

Titolone in prima pagina della Verità di oggi 16 aprile: "Gli espropri verdi sfregiano l'Italia".

Nell'occhiello "Un decreto di Draghi ha dato via libera ai privati, che ora si scatenano". Il sottotitolo: "Il dl Semplificazioni concede di prendersi aree coltivate e boschi per fare impianti di «rinnovabili». I proprietari legittimi esautorati da società che spesso sono paravento per multinazionali straniere. Colture e paesaggi deturpati con mostruose pale eoliche o chilometri quadrati di pannelli solari. Scempi da Nord a Sud. Nel silenzio generale".

Scrive l'autore Mario Giordano:

"Si stanno prendendo l'Italia, pezzo a pezzo. E nel silenzio generale. Con la scusa del verde e delle energie rinnovabili... Campi coltivati, terreni agricoli, boschi, tratti di mare, colline, pianure e montagne diventano proprietà private di colossi stranieri nell'indifferenza dei sovranisti di governo e di gran parte degli italiani che non se ne accorgono. Almeno fino a quando l'esproprio non bussa alla loro porta... gli espropri per interesse pubblico sono sempre esistiti. Da sempre si prendono pezzi di terreno ai privati per costruire opere utili a tutti, come un argine di un fiume, una strada o una ferrovia. Qui invece si espropria un privato per costruire la ricchezza di un altro privato... Tutto ciò in nome del green... L'origine di questo scempio, che si sta compiendo nel disinteresse di (quasi) tutti è Mario Draghi. O meglio, il suo Decreto Semplificazioni numero 77 del 31 maggio 2021. Dietro al nome dolce (ah le semplificazioni...) si nasconde come spesso accade una mostruosità. Quasi nessuno se n'è accorto quando fu approvato".

E' per noi estremamente imbarazzante doversi affidare sempre, per la rassegna stampa RRC, a La Verità per avere qualche informazioni sulle "rinnovabili" al di fuori dei panegirici conformisti del Pensiero Unico. I giornaloni (o meglio "i giornali seri", come si deve dire in termini politicamente corretti. Mi ammoniscono che dire "giornaloni" non è "cool") i giornaloni, dicevo, proseguono invece business as usual nella glorificazione delle magnifiche sorti e progressive della "transizione green" (salvo poi chiudere la stalla, nell'imminenza delle elezioni europee, quando i buoi sono scappati).

L'articolo di oggi di Giordano si può leggere integralmente, previo abbonamento, sul sito web de La Verità. Riportiamo la sua conclusione:

"Davvero si difende il verde distruggendo senza criterio i nostri paesaggi per permettere il business dell'eolico nelle mani degli stranieri?... E perché nessuno ne parla? Perché nessuno dice nulla? Noi, a Fuori dal coro, abbiamo tirato fuori il problema da settimane (ad esempio nel caso dell'alta Langa. NdR). E andremo avanti a denunciarlo, anche domani (mercoledì 17 aprile in prima serata su Rete4. NdR). Ma questo silenzio che circonda la nostra inchiesta ci stupisce. Fate un po' di casino, per piacere."

Anche il silenzio che ha circondato le battaglie della Rete della Resistenza sui Crinali, cominciate sull'Alto Appennino ormai da 15 anni, contro "le mostruose pale eoliche" ci ha sempre sorpreso. Ribadiamo quindi, a maggior ragione a tutti i resistenti, l'invito di Mario Giordano:

Fate un po' di casino, per piacere.

 

Alberto Cuppini

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti