Una rassegna stampa (i grassetti nel testo sono nostri) sul recente rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE) favorevole al rilancio del nucleare per guidare una transizione energetica più sicura e meno costosa. Secondo l'AIE, senza interventi per invertire la tendenza in atto, nei prossimi 20 anni il contributo del nucleare alla produzione di energia nel mondo crollerà mettendo a rischio gli obiettivi di decarbonizzazione, facendo aumentare i prezzi dell'elettricità e accrescendo in modo significativo complessità e costi della transizione. Forse delusa dalla mancata realizzazione di quella “rinascita nucleare” che aveva profetizzato un decennio fa, l’AIE se ne era da allora disinteressata, spostando il baricentro dei suoi messaggi verso le altre tecnologie low-carbon, in primis nuove rinnovabili (solare ed eolico), ma senza mai rimarcarne i limiti fisici, economici, energetici ed alimentando, in tal modo, il pensiero unico dominante che ritiene che esse possano costituire il principale se non unico strumento per combattere i cambiamenti climatici.Tutta l'enfasi posta finora sulla decarbonizzazione integrale non porterà quindi solo, inevitabilmente, al rilancio di una tecnologia come il nucleare a fissione che nessuno considerava più, se non altro per motivi di costo, ma anche - e questo è davvero incredibile - ad una sua "remunerazione", parola che si deve leggere intendendola come sussidi pubblici al nucleare "sporco". La realtà, infatti, ha ormai preso il sopravvento sulle puerili illusioni alimentate dai lobbysti delle rinnovabili non programmabili, che finanziano la loro propaganda grazie a rendite parassitarie di entità inimmaginabile (230 miliardi di soli incentivi alle sole Fer elettriche finora assegnati solo in Italia), tali da essere in grado di condizionare, oltre che i mass media, la politica non solo dei singoli Stati ma anche quella dell'Unione Europea, ed in particolare la Commissione: i Paesi europei, seguendo quanto previsto dai tecnocrati della Commissione nelle loro direttive ordoliberiste, hanno finora preso decisioni sulla riduzione della loro capacità di produzione elettrica, come la chiusura di impianti a carbone o nucleari, spesso senza discuterne con gli altri. L'esito finale disastroso è inevitabile. Lo scorso giugno per più volte le grandi industrie tedesche sono state escluse dalla rete elettrica in sovraccarico, onde evitare il collasso sistemico, che è stato evitato solo con il soccorso dei Paesi confinanti. Questo soccorso presto non sarà più possibile. La crisi sistemica tedesca si è andata a sommare a quella analoga del gennaio scorso in Francia, durante la quale il Paese transalpino si è trovato a un passo dal blackout. La situazione è destinata a peggiorare con l'entrata in vigore dei Piani Nazionali Energia e Clima, pretesi dalla Commissione e resi vincolanti dai provvedimenti compulsivi previsti nel Clean Energy Package. Le politiche su ambiente e energia non si possono guardare un obiettivo alla volta, un paese alla volta – ognuno col suo phase out da annunciare. I tempi appaiono ormai maturi per riconoscere pubblicamente che il re eolico è nudo e che, dopo avere sfregiato l'Europa con decine di migliaia di pale, inutili se non dannose, adesso i Paesi europei dovranno chinare la testa accettando pure le centrali atomiche, che verosimilmente saranno realizzate... con i reattori SMRs cinesi!
E' stato un colpo sparato a freddo e a bruciapelo.
Lo ha esploso in un suo titolo il quotidiano francese Le Figaro il 28 maggio scorso: "Sans le nucléaire, les objectifs d’électricité verte sont hors de portée", che sottotitolava: "L'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE) raccomanda di prolungare le centrali atomiche".
Non stiamo dunque parlando di una subdola setta nuclearista contraria per malvagità alla facile salvezza del Pianeta per il tramite dell'eolico santo ed immacolato, ma di una agenzia internazionale (e perciò, nella retorica globalista corrente, rigorosa, equanime e spassionata per definizione) fin qui favorevole alle rinnovabili salvifiche e, ad ulteriore garanzia di autorevolezza, con sede proprio a Parigi, dove sono state sottoscritte le Tavole della Legge degli accordi della COP 21 e dove regna il presidente Macron, che ostenta di rappresentare l'argine provvidenziale contro tutti i letali egoismi, populismi e "sovranismi" che, chissà perchè, fioriscono ogni giorno che passa in ogni parte del mondo.
Per chi non sa il francese, consigliamo di approfondire la notizia leggendo l'articolo del Quotidiano Energia del 29 maggio dal titolo "Aie: Senza nucleare transizione più difficile e costosa".