La quota di Fer elettriche è stata di nuovo innalzata nella bozza del Piano Energia Clima (PEC) per il 2030 inviata a Bruxelles, passando dal già velleitario 55% della SEN al 55,4%. Quando il PEC sarà accettato dalla UE, i suoi valori obiettivo diventeranno vincolanti per l'Italia. Come da noi temuto, questo aumento è concentrato su fotovoltaico ed eolico. L'elettricità prodotta dall'eolico è prevista al 2030 a 40,1 TWh, superiore a quanto indicato nella Sen di Gentiloni-Calenda e superiore persino al massimo del "potenziale eolico italiano" recentemente indicato in 36,4 TWh dalla stessa associazione di categoria (Anev), con uno spettacolare aumento, rispetto ai 17 TWh prodotti nel 2018 di 23,1 TWh, pari ad un incremento percentuale del 135%. Per aumentare del 135% l'attuale produzione eolica è ragionevole attendersi, a causa dell'esaurimento dei siti più produttivi, l'installazione di nuovo potenziale eolico grosso modo corrispondente ad una volta e mezza quello attuale. E' perciò verosimile aspettarsi al 2030 altri 15 GW di eolico in aggiunta agli attuali 10 GW. Si deve dedurre, in assenza di breakthrough tecnologici e di significativi segnali di riduzione dei prezzi degli aerogeneratori, che si intende ritornare ad un sistema di incentivazione più prodigo e privo sia di contingentamenti che di tetti di spesa, analogo a quello dei certificati verdi adottato fino al 2012. Lo strumento individuato per realizzare questa immensa operazione speculativa, gabellata in market parity, è il PPA (Power Purchase Agreement). Dopo il 2020, l’incentivazione, anziché essere diretta, come avviene adesso con il sistema delle aste competitive, rischia perciò di tornare ad essere indiretta, per meglio nasconderne i costi agli utenti ma soprattutto per eliminare i tetti di spesa, come all'epoca dei certificati verdi. Intanto, tutti i trends sono fuori linea rispetto a quelli attesi dalla Sen.

 

Pochi giorni fa il governo italiano ha inviato a Bruxelles una prima proposta di Piano nazionale integrato per l'Energia e il Clima.

Nel Piano Energia e Clima (PEC) verranno tradotti in cifre gli obiettivi italiani al 2030 illustrati nella Strategia Energetica Nazionale ed in particolare quelli della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che ci appaiono, per l'entità sproporzionata dei costi sottesi, il vero traguardo a cui si punta.

In attesa di esaminare nel dettaglio tutto il voluminoso documento di programmazione con la necessaria accuratezza e l'opportuno approccio multidisciplinare, possiamo anticipare alcune delle osservazioni sull'eolico, l'argomento che più ci preme, che faremo in occasione dell'annunciata prossima pubblica consultazione.

Proposte del M5S per ridurre le sanzioni a chi incassa gli incentivi sulle rinnovabili violando le regole.

 

I grillini al potere ormai non smettono più di stupirci. In negativo. E non crediamo che questa volta saranno contentissimi neppure i loro sostenitori più accalorati, che nelle piazze ritmavano a gran voce lo slogan "Onestà Onestà" quando al governo c'erano Renzi e compagnia bella.

Leggiamo dall'articolo del Sole del 12 gennaio "Spiagge e fonti rinnovabili: in arrivo una doppia sanatoria" a firma Carmine Fotina che "nel decreto semplificazioni si affaccia una doppia sanatoria: una per ridurre le sanzioni a chi incassa gli incentivi sulle rinnovabili violando le regole, l'altra per lo stop alle cartelle esattoriali destinate agli stabilimenti balneari... Sulle rinnovabili sono state presentate due proposte gemelle dal Movimento 5 Stelle, primi firmatari Gianni Girotto (presidente della commissione Industria) e Stefano Patuanelli (capogruppo a Palazzo Madama)... Un diverso emendamento, sempre targato M5S, estende l'area di esenzione dell'accisa".

La sanatoria per le rinnovabili non è affatto così irrilevante come potrebbe sembrare dall'articolo. Leggiamo infatti, sempre da Sole (questa volta del 16 novembre scorso) nell'articolo  "Energie rinnovabili, la Guardia di Finanza scopre maxi frode da un miliardo" di Ivan Cimmarusti che "complessivamente, gli incentivi sono stati erogati a 954.175 soggetti... verifiche sulla regolarità delle richieste e sugli incentivi erogati sono state fatte anche dallo stesso Gestore, che ha svolto 5mila 260 controlli... Stando ai dati, il Gse ha rilevato 4mila 212 violazioni".

Ovvero, se la matematica non è un'opinione, con una incredibile percentuale di violazioni, superiore all' 80% delle verifiche effettuate, anche questo a conferma di quel clima di indulgenza diffuso tra gli investitori del settore rinnovabili, convinti di essere, al contrario dei comuni mortali, al di sopra delle leggi in quanto salvatori del Pianeta dai cambiamenti climatici, come da noi più volte denunciato.

Ricordiamo che il totale degli incentivi concessi alle Fer elettriche sono complessivamente stimabili, fino alla loro scadenza, nell'ordine dei 230 miliardi di euro (equivalente, per dare un ordine di grandezza, a un decimo del mostruoso debito pubblico italiano, che sta trascinando a fondo sia la Repubblica che la Nazione), per produrre, al massimo, energia elettrica equivalente ad appena il 20% dei consumi interni lordi.

Nel 2016 si era toccato il tetto massimo di spesa annua per incentivi, superiore ai 14 miliardi, che, con l'aggiunta degli inevitabili costi ancillari dovuti alla non programmabilità delle fonti eoliche e fotovoltaiche, aveva innalzato l'onere a carico degli utenti nelle bollette elettriche ad una cifra spaventosa, ben superiore all'uno per cento del PIL.

Proprio per cercare di ovviare a questa emorragia "imprevista" e completamente sfuggita di mano, il governo Renzi nel 2014 aveva presentato il cosiddetto decreto spalma incentivi ma mal concepito, disposto per importi scarsamente rilevanti (in percentuale), senza dimostrare la necessaria determinazione e subendo ulteriori depotenziamenti del provvedimento in seguito alla violentissima azione dei lobbysti delle rinnovabili in Parlamento. I risultati sono stati, come facilmente prevedibile, trascurabili ed hanno anzi cagionato una marea di cause legali, che sono ancora in corso in innumerevoli sedi giudiziarie.

Ci saremmo perciò attesi dal nuovo "governo del cambiamento" ben altri provvedimenti per arrestare questo sanguinamento mortale di cui sono vittime gli Italiani. Il primo naturale provvedimento sarebbe stato di potenziare gli strumenti ed il personale ispettivo a disposizione del GSE e della Guardia di Finanza per aumentare il numero dei controlli, estremamente bassi rispetto al numero dei beneficiari degli incentivi, che tuttavia, come abbiamo visto, ha dato esiti (almeno potenzialmente) positivi per il recupero totale o parziale delle somme irregolarmente concesse in oltre l'ottanta per cento dei casi. Stiamo parlando del recupero di cifre - complessivamente - enormi.

Ancora, ci saremmo attesi che il governo tassasse almeno gli extra profitti dei furbissimi che, dopo avere ottenuto gli incentivi, hanno rapidamente alienato e quindi monetizzato i loro impianti, che vengono sempre più spesso incettati da "mani forti" (anche straniere) in cerca di questi rendimenti finanziari garantiti dal governo italiano, del tutto inverosimili sui mercati finanziari internazionali.

Risulta dunque sconcertante, adesso, riscontrare come l'esecutivo a maggioranza grillina, nei primi mesi di governo, abbia decurtato persino le pensione già in essere ma trascurato di tassare questi arricchimenti ingiustificati. In questo caso non ci sarebbe nemmeno il flebile paravento dell'ideologia ambientalista. Ben difficilmente questi astuti speculatori del "mordi e fuggi rinnovabile" potrebbero apparire "salvatori del Pianeta". Neanche ai grillini più creduloni.

E invece: ecco questa iniziativa di Girotto e Patuanelli in soccorso dei "furbetti del pannellino". A chi non comprende l'entità delle enormi somme in gioco, quelle in ballo nella sanatoria potrebbero sembrare cifre trascurabili; in realtà sono spesso in grado di modificare la vita a quegli autentici miracolati dei loro beneficiari.

La Rete della Resistenza sui Crinali conosce per innumerevoli esperienze dirette che cosa e soprattutto quanto c'è in gioco, e tutta la congèrie di trucchi, trucchetti, irregolarità, astuzie e reati penali che sono stati concepiti per ottenere illecitamente quegli incentivi ai danni della collettività. Specie dopo la recente esperienza in provincia di Bologna, in cui un nostro comitato ha contribuito, a servizio delle pubbliche autorità, a far luce su quella grottesca vicenda.

I grillini, dunque, vanno sempre peggio. Molto bene: ne prendiamo atto. In assenza di conversioni vertiginose ad U, peraltro a loro abbastanza comuni, nei prossimi quattro mesi, almeno nei territori sul crinale tosco emiliano-romagnolo, troveranno qualcuno che NON farà campagna elettorale a loro favorevole per le elezioni europee. Invitiamo gli altri comitati contro la speculazione delle rinnovabili elettriche di tutt'Italia (e sono moltissimi) a seguire il nostro esempio.

Alberto Cuppini

Rassegna stampa di un mese vorticoso per il futuro energetico italiano (che i grillini vorrebbero basato su pale eoliche e pannelli fotovoltaici), con frenate, retromarce, cambi di rotta e qualche accelerazione. Il valore obiettivo dell'energia da rinnovabili sui consumi previsto per il 2030 è sceso al 30% (ridotto al 29,7% secondo la Confindustria), comunque superiore al 28% della Sen di Calenda. Effetto gilet gialli o proteste delle popolazioni interessate ai nuovi mega impianti? Il sottosegretario Mise Crippa: "Bisogna essere realisti e tenere conto delle condizioni da cui partiamo e da alcune problematiche che ci stanno a cuore, come quella dell'occupazione del suolo pubblico nella costruzione degli impianti". Altro rischio è "quello di creare scompensi sulla rete che andrebbero a scaricarsi sugli oneri di dispacciamento e che genererebbero ulteriori costi infrastrutturali per Terna con riverberi sulla bolletta". Meno nuovi grandi impianti eolici e FV nel prossimo decreto Fer 1 (ma sempre più di quelli previsti da Calenda). Di Maio: "La tutela dell'ambiente è per noi un valore irrinunciabile; abbiamo il dovere di tenere in fortissima considerazione la voce dei territori”. Intanto già il prossimo inverno si potrebbero avere rilevanti rischi per l’adeguatezza del sistema elettrico italiano nell’eventualità di temperature particolarmente rigide. Ma il rischio più paradossale è che in Italia è persino possibile, secondo i gestori delle reti europee di trasmissione elettrica, un eccesso di produzione da Fer.

 

 Il presidente dell’Anev Togni introduce il sottosegretario Crippa (primo a sinistra)

 

Ricordate quando nel 1990 l'Economist pubblicò un divertente editoriale, attribuito ad un alto diplomatico britannico, dedicato alla presidenza italiana della Comunità europea, definita con graffiante ironia un autobus guidato dai fratelli Marx? Sì? Bei tempi, vero? Allora adesso procuratevi un flacone di Xamamina perchè stiamo per parlare della politica energetica dell'attuale governo italiano ed in particolare di energie rinnovabili, settore monopolizzato dai 5 Stelle.

Parla il presidente grillino della commissione Industria del Senato Gianni Girotto : "Dove c'è eolico mettiamo eolico; per quanto riguarda repowering, reblading, revamping: assolutamente semaforo verde, semplificazione; non ci fermeremo assolutamente al decreto Fer 1 (per nuove incentivazioni nel prossimo triennio): è la prima misura che facciamo, poi ne seguiranno altre; parliamo di incentivare i PPA con una garanzia pubblica". Così, dopo il 2020, l’incentivazione, anziché essere diretta, come avviene adesso con il sistema delle aste, rischia di tornare ad essere indiretta, per meglio nasconderne i costi agli utenti ma soprattutto per eliminare i tetti di spesa, come all'epoca dei certificati verdi. E' una ennesima conferma del connubio romano tra i grillini e l'Anev per coprire l'Appennino di pale. Noi, come sempre, non concederemo né sconti né tregua agli amici dell'eolico. Soprattutto al momento delle elezioni.

 Il presidente della commissione Industria Girotto e il presidente dell'Anev Togni

 

I recenti aumenti smascherano i furbastri che sostenevano che in questi ultimi anni l'avvento massiccio delle rinnovabili avesse ridotto i costi dell'energia elettrica. A ridursi erano state non le bollette ma i prezzi dell'energia elettrica all'ingrosso, che sono rimasti a livelli bassi per effetto della rivoluzione dello shale gas, non per le rinnovabili. La riduzione improvvisa del prezzo del gas aveva permesso di celare gli aumenti abnormi in bolletta soprattutto della componente oneri generali di sistema (in particolare gli incentivi diretti alle Fer) e dei costi di dispacciamento cagionati dalle Fer non programmabili, che altrimenti avrebbero fatto gonfiare le bollette ben oltre a quanto avvenuto in realtà. Ora non è più possibile nascondere questi costi. L'aumento del prezzo del gas appare però transitorio. I veri pericoli per il sistema elettrico italiano sono: i vuoti nell'offerta energetica e tecnologica, la distruzione del mercato, l'esplosione degli oneri connessi all'uso delle Fer non programmabili e l'ulteriore aumento degli incentivi, prima con il nuovo decreto del Mise, ma destinati poi ad andare del tutto fuori controllo con l'approvazione Ue del Piano Nazionale energia - clima.

 

Autunno. Già lo sentimmo venire negli aumenti delle bollette di luglio, nei rincari delle materie prime energetiche di agosto e settembre; e un brivido percorse l'Italia che ora, fredda e triste, accoglie un'altra stangata dell'Autorità di Regolazione dell'Energia. Luigi Grassia scrive sulla Stampa del 28 settembre nell'articolo "Sulle bollette la stangata di ottobre" : 

"Dal primo ottobre arrivano forti rincari in bolletta: la spesa per l’energia delle famiglie in regime di tutela aumenteranno del 7,6% per l’energia elettrica e del 6,1% per il gas naturale rispetto al terzo trimestre. Lo comunica l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Complessivamente, tenendo conto di queste novità per quanto riguarda l’elettricità la spesa (al lordo tasse) di una famiglia-tipo italiana nel 2018 sarà di 552 euro, con un aumento del 6,1% rispetto ai 12 mesi dell’anno precedente (circa 32 euro in più)."

 

Ad Oreste Rutigliano succede un'altra nostra amica, anche lei fierissima avversaria della speculazione eolica.

 

Mariarita Signorini a Bologna in occasione dell’incontro dei comitati della neonata Rete della Resistenza sui Crinali con l’allora presidente della Commissione Ambiente della Camera Alessandri.

Una bellissima sorpresa! Mariarita Signorini è stata eletta presidente nazionale di Italia Nostra.

Alla neo presidente vanno le più sincere congratulazioni della Rete della Resistenza sui Crinali, a cui Mariarita è stata vicina fin dalle origini nella battaglia contro l'eolico industriale sulle montagne dell'Alto Appennino. Mai "sincere congratulazioni" sono state più sincere di queste.
Tutti i comitati della Rete della Resistenza e le associazioni che in questi anni li hanno affiancati nelle battaglie ecologiste contro gli eco-mostri eolici sui crinali la conoscono e tutti hanno imparato ad apprezzarne la pugnacia, che adesso sicuramente trasferirà nella guida dell'encomiabile associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione.
Per far conoscere la sua rigorosa posizione sull'eolico e per farla apprezzare da chi non la conoscesse, invece, riteniamo più efficace di un panegirico la riproposizione di un suo intervento di qualche anno fa, tratto dal nostro post del 2013 "Quel "comitatismo del no" che ha salvato (finora) l'Appennino tosco-emiliano".
In quell'occasione, come responsabile comunicazione di Italia Nostra Toscana e membro della Giunta, Mariarita Signorini aveva replicato con una orgogliosa lettera al Corriere alle sprezzanti affermazioni dell'allora Sottosegretario alle infrastrutture Erasmo D’Angelis (ex Presidente di Legambiente Toscana) contro quei Sindaci e quei cittadini che intendevano fare rispettare le leggi anche in materia di energie rinnovabili. Ecco, di seguito, il testo di quella lettera:

Caro Direttore,

non siamo sorpresi delle riflessioni di Erasmo D’Angelis in tema d’energie rinnovabili in Toscana, riportate sul Corriere fiorentino del 31 maggio. 

Ma siamo preoccupati della persistente superficialità con cui lo stesso D’Angelis continua a trattare l’argomento, laddove, con sconcertante visione d’insieme, sintetizza che l’avversione alle rinnovabili in Toscana è frutto di “valutazioni che a volte sono persino eccessive, come quando si è bloccato un parco eolico perché disturbava gli uccelli di passo senza considerare che nella stessa zona la caccia era permessa, o per il rischio di caduta di pezzi di ghiaccio dalle pale quando le zone non sono abitate”. Oppure quando mette in relazione quello che chiama “il comitatismo del no” con “la tentazione dei sindaci di rimandare a chi viene dopo di loro le scelte, bloccando investimenti ed opere”. Qua sta la pochezza della sua diagnosi di un “fenomeno” che invece dimostra una cosa di cui i toscani devono andar fieri: non possono essere altri, se non i toscani stessi, a decidere le sorti del proprio territorio quale paesaggio antropizzato, il cui valore è universalmente riconosciuto come prodotto stratificato del lavoro umano. E per “altri” s’intendono, per quel che si legge su stampa locale e nazionale, le lobby che fanno profitti con le rinnovabili, la malavita organizzata che fa profitti con le rinnovabili e a un certo associazionismo che con esse si finanzia.

E la cosa che più ci indigna è che, nell’utilizzare tali argomenti, oltre a non rispettare né la cultura, né la sensibilità di chi questo territorio lo “vive”, ci vuol far credere che l’abusata definizione “sindrome Nimby” possa aver contagiato i pronipoti di Dante, come se a loro mancassero storia, cultura e appassionato senso di appartenenza per far valere le proprie ragioni.

Non è secondario neppure, nell’analisi di D’Angelis, il ruolo svolto da alcuni Sindaci, che non sembrano godere della sua stima.  Il nuovo Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti  non deve essere a conoscenza di quanti di loro combattono battaglie in solitario, proprio contro quegli interessi che avvicinandosi ai piccoli comuni in difficoltà offrono “un piatto di lenticchie” in cambio di un tesoro.

Aggiungiamo che il "comitatismo" ha svolto in questi anni una funzione fondamentale di informazione costante dei cittadini, e di presidio territoriale contro gli speculatori.

Per smentire che il rifiuto dell'eolico industriale sia causato da "sindrome Nimby", si è formata la Rete della Resistenza sui Crinali, a cui hanno aderito una ventina di comitati nella sola area dell'alto Appennino tosco-emiliano e che insieme a Italia Nostra da tempo denunciano il rischio reale che tali impianti, assolutamente fuori scala, se non contrastati anche con azioni legali, andrebbero a saturare rapidamente tutti i crinali appenninici, senza valide giustificazioni di natura energetica, economica o ecologica, come autorevoli studi di ricercatori dell’Università di Bologna dimostrano.

Ma non dev'essere nemmeno sottovalutato quanto D’Angelis afferma in merito a “valutazioni” in materia di VIA della Regione Toscana (di cui è stato membro del Consiglio), il Settore col quale la Regione ha operato per anni in modo approfondito e rigoroso, nel rispetto di tutte le norme di riferimento in materia di ambiente, salute e paesaggio e, cosa assai più importante, nell’interesse della collettività, e si deve solo a questo se in Toscana,  "non ci sono stati né gli abusi, né la deregulation che ha portato agli eccessi visibili in Puglia, Campania o Abruzzo". 

Questo almeno fino allo scorso agosto, quando è stato rimosso il dirigente del settore VIA, probabilmente troppo scrupoloso e scomodo per chi intenda lucrare a danno del nostro paesaggio.

Gli onerosi obiettivi europei di produzione elettrica da rinnovabili definiti nel 2010 per il 2020 sono stati raggiunti, nel "Paese del non fare", già nel 2012. A nessuno sorge qualche sospetto? Altro che "ritardi degli amministratori" e "tentazione a rimandare"!

I giganteschi impianti eolici, tutti costruiti all'estero, deserti di operai (e dove ben poco girano le pale: in Toscana solo per 1300 ore di media l’anno secondo i dati del GSE) rappresentano la più vistosa falsità delle affermazioni sui vantaggi per l'occupazione.

La spesa per gli incentivi delle sole FER elettriche salirà già da quest'anno a 12 miliardi di euro annui, mentre si lesina su tutto e lo Stato non paga nemmeno i debiti ai suoi fornitori. Dunque un provvedimento forte del Governo si renderà presto necessario, se si confermerà la tendenza alla deindustrializzazione in atto nel Paese, accentuata dalla follia di far funzionare il sistema industriale con energia intermittente prodotta da pale e pannelli fotovoltaici che, oltre tutto, costa un multiplo del prezzo di mercato, già troppo alto, dell'elettricità.

 

Mariarita Signorini 

responsabile comunicazione Italia Nostra Toscana  

membro della Giunta e del gruppo di lavoro energia del Consiglio nazionale d'Italia Nostra   

 

 

Due foto dell’impianto eolico di Piansano (VT). Il lago che si vede sullo sfondo della prima foto, oltre il celebre skyline “metafisico” di Tuscania, è quello di Bolsena.
La chiesa della seconda foto è quella famosissima di San Pietro.
 
  
 
 

 

Queste immagini sono una evidente dimostrazione dell'intollerabile effetto distruttivo degli aerogeneratori, anche se collocati a molti chilometri di distanza, sull'incomparabile paesaggio italiano. Attendiamo contributi fotografici di denuncia degli orrori eolici anche da altre regioni d'Italia.

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti