WSJ: "E' ormai tempo che i leader politici riconoscano questa manifesta debacle e ammettano che, a meno di un breakthrough tecnologico, il mondo avrà bisogno per decenni, per rimanere prospero e libero, di un'ampia disponibilità di combustibili fossili".

NYT: "Solo l'uno per cento dei votanti in un recente sondaggio ha nominato il cambiamento climatico come il problema più importante che sta affrontando il paese, molto dietro alle preoccupazioni per l'inflazione e l'economia".

Gli articoli del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Notizie choc dall'America per gli adoratori dell'eolico. Riportiamo da un editoriale non firmato sul Wall Street Journal di lunedì scorso, "La debacle della politica climatica dell'Occidente",

sottotitolato "I sogni utopistici sull'energia stanno arrecando un grande danno economico e alla sicurezza":

 

"Prezzi del petrolio e del gas naturale alle stelle. Reti elettriche prossime al collasso. Scarsità energetica in Europa, col peggio ancora da venire. Crescente vulnerabilità strategica del mondo libero verso Putin ed altri dittatori. Questi sono alcuni dei risultati, svelatisi nell'ultimo anno, provocati dal sogno utopistico dell'Occidente di penalizzare i combustibili fossili per passare velocemente ad un mondo che avrebbe dovuto funzionare esclusivamente con l'energia rinnovabile. E' ormai tempo che i leader politici riconoscano questa manifesta debacle e ammettano che, a meno di un breakthrough tecnologico, il mondo avrà bisogno per decenni, per rimanere prospero e libero, di un'ampia disponibilità di combustibili fossili.

Prendete in considerazione le costose conseguenze di queste malaccorte regolamentazioni, sussidi e direttive per il clima:

- Anche nei paesi ricchi la gente si sta rendendo conto che non può più fare affidamento su energia elettrica sempre garantita.

- La transizione verde affrettata sta facendo salire i prezzi dell'energia su tutta la linea.

- I dittatori vengono rafforzati.

- Scarsità nell'offerta.

Gli europei stanno emanando piani di emergenza per razionare i rifornimenti alle imprese manifatturiere. Eppure i governanti tedeschi insistono ancora per chiudere i loro tre impianti nucleari tuttora operanti entro la fine dell'anno. Per citare la battuta finale de "Il ponte sul fiume Kwai": "Follia". La Germania è costretta a far ricorso al carbone, dal momento che il suo investimento da mille miliardi di dollari in eolico e solare non può sostenere la mancanza del gas russo...

I leader Occidentali si rendono conto o si preoccupano che la monomania per il clima sta mettendo in pericolo gli standard di vita nelle democrazie e sta rafforzando i regimi autoritari? Lo storico Arnold Toynbee sosteneva che le civiltà muoiono per suicidio, non per assassinio. L'auto-distruzione dell'Occidente per il clima potrebbe dimostrare che aveva ragione lui."

 

Ma questo era il Wall Street Journal, il quotidiano degli speculatori di Borsa, già famigerato per avere appoggiato il negazionista Donald Trump (orrore!) e quindi inattendibile per definizione agli occhi dei radical chic nostrani. Invece, la cosa cambia anche per loro quando si leggono obiezioni analoghe sul New York Times, il Vangelo per i "Liberal" di tutto il mondo, ispiratore dei sempre più bislacchi tic intellettuali delle nostre élite. Noi stessi siamo rimasti attoniti scorrendo, per combinazione proprio lo stesso giorno dell'editoriale del WSJ, in prima pagina del NYT queste argomentazioni nel lunghissimo articolo di Jonathan Weisman e Jazmine Ulloa, che pure trasuda political correctness da tutti i pori cominciando dalla doppia firma, "La crisi climatica svanisce come preoccupazione per gli elettori statunitensi":

 

"Un elettorato che già lotta con l'inflazione, esausto dal Covid ed in via di adattamento a cambiamenti tettonici come la fine del diritto costituzionale all'aborto può concedere all'ultima sconfitta dei Democratici solo una rassegnata alzata di spalle. Forse perché il cambiamento climatico rimane un argomento con scarso peso politico...

Solo l'uno per cento dei votanti in un recente sondaggio del New York Times ha nominato il cambiamento climatico come il problema più importante che sta affrontando il paese, molto dietro alle preoccupazioni per l'inflazione e l'economia. Anche tra i votanti sotto i trent'anni, il gruppo ritenuto più interessato alla questione (ma solo nella narrazione "liberal". NdT), quella cifra è stata del 3 per cento...

In tempi prosperi, è più facile focalizzarsi su argomenti come questo. Quando la gente diventa disperata, questa roba finisce nel dimenticatoio. Due anni fa, milioni di studenti liceali marinavano la scuola per lo "sciopero climatico". Greta Thunberg, l'attivista svedese adolescente, era un'eroina quando solcava l'oceano Atlantico in barca a vela per partecipare all'ONU alle discussioni sul clima e la parlamentare dello Stato di New York Alexandria Ocasio-Cortes predicava un Green New Deal. Nel 2020, Biden faceva campagna elettorale su un programma rivoluzionario da 2 mila miliardi di dollari per svezzare la nazione dai combustibili fossili. Da questa settimana, ciò che rimaneva del programma appare morto, ucciso da Manchin (il senatore democratico che presiede la commissione Energia. NdT), che ha seminato preoccupazione e ansia sul fatto che avrebbe esacerbato l'inflazione...

Anche il costo della benzina alle stelle sembra avere sradicato un assioma centrale del movimento per il clima: che prezzi più alti per i combustibili fossili avrebbero innescato naturalmente una corsa forsennata verso veicoli più efficienti e fonti di energia alternativa. Invece, prezzi della benzina superiori a 5 dollari al gallone hanno prodotto una richiesta bipartizan per una maggiore produzione di petrolio...

Adesso, dopo che negli ultimi anni membri del Congresso avevano intrapreso viaggi per vedere coi propri occhi la Groenlandia sciogliersi ed il permafrost dell'Alaska bruciare, l'argomento predominante si è spostato di nuovo. Un'azione decisa degli Stati Uniti è senza senso, molti dicono, perché le emissioni carboniche da India e Cina la sommergeranno."

 

Insomma: gli americani hanno capito che rischiano di finire, come si dice a Harvard, cornuts and mazziats.  

 

Alberto Cuppini.

 

 

Improvvisa scoperta del Sole 24 Ore: "le pale eoliche funzionano male perché con il caldo estremo il vento tende a soffiare poco." Il Sussidiario: "sistema semi socialista dove, con la scusa della riduzione dei consumi, si controlla tutto e tutti... pulsioni semi totalitarie".

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini. 

 

Articolo di Sissi Bellomo sul Sole 24 Ore di oggi dal titolo "Elettricità record, sopra 500 €/MWh in Italia. Emergenza caldo sommata alla crisi del gas":

 

"Una sequenza di rincari come quella dei giorni scorsi invece è davvero inedita. E preoccupa... Le rinnovabili in questo caso non sono la salvezza, purtroppo. Persino i pannelli solari quando si surriscaldano perdono efficienza (tra il 10 e il 25% secondo CED Greentech, tra i leader di settore negli Stati Uniti) mentre le pale eoliche funzionano male perché con il caldo estremo il vento tende a soffiare poco."

 

L'autorevole Sole 24 Ore, dopo avere sponsorizzato da oltre una dozzina d'anni l'iper-incentivato eolico e dopo avere scatenato una violentissima campagna di stampa  (riuscitissima) contro Soprintendenze e comitati per semplificare la normativa di tutela ambientale e paesaggistica al fine di poter piantare pale eoliche ovunque, si accorge improvvisamente che, quando in estate fa caldo, "il vento tende a soffiare poco", e che le pale eoliche non servono a niente senza le centrali tampone a gas, che devono necessariamente duplicare tutto il potenziale elettrico non programmabile.

Il prossimo inverno, quando il gas, e quindi anche l'elettricità, sarà razionato e molte attività produttive verranno interrotte, forse il Sole si accorgerà pure che d'inverno e di notte i pannelli fotovoltaici "funzionano male".

Sull'autorevole Sole 24 Ore, nonostante questa drammatica crisi dei costi energetici (che "preoccupa", si ammette oggi, e che dura ormai dall'autunno scorso - e quindi ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina), non si sono mai scorte tracce nè dell'ovvia spiegazione nè, tanto meno, della conseguente autocritica. 

Eppure non ci vuole molto per capirne i motivi. Oggi stesso li riporta efficacemente Paolo Annoni su Il Sussidiario, nell'articolo "Gas e politica", che vi consigliamo di leggere per intero dal sito web del quotidiano in rete:

 

"Il problema vero è che il mercato non funziona perché non è messo nelle condizioni di funzionare.

In un mondo “normale” l’esplosione dei prezzi degli idrocarburi porterebbe nel medio periodo a un’esplosione dell’offerta. Estrarre gas sarebbe talmente conveniente che con un impianto normativo minimamente decente, con certezza di regole e canoni di estrazione, si arriverebbe a un incremento dell’offerta. Uno strutturale deficit energetico darebbe nuovi incentivi al nucleare e così via. Sappiamo perfettamente che non siamo in questa situazione. Il legislatore europeo e italiano ha deciso d’ufficio quali modi di produrre energia siano sufficientemente green e quali no a prescindere da come venga svolta l’attività e da quante attenzione si ponga all’ambiente. Oltretutto, come sappiamo, i costi ambientali delle fonti green sono taciuti.

La soluzione di mercato non è attraente perché il mercato è stato “abolito” e i Governi danno le carte sulla base di scelte ambientali discutibili e il cui costo economico implica una riduzione della qualità della vita spaventoso."

 

Il problema è dunque essenzialmente politico. Politico, appunto, e il prossimo 25 settembre il popolo sovrano (anche se il popolo, che alla fine si ritrova sempre governato dal partito che rappresenta le élite globalizzatrici, comincia ad avere qualche dubbio di essere ancora sovrano), impoverito dalla Greenflazione, avrà la possibilità di mandare a casa i politici che hanno gabellato che l'Italia potesse funzionare solo con pale e pannelli. E non stiamo parlando solo degli sprovveduti grillini, che si sono mandati a casa da soli. Ma anche e soprattutto del PD, da sempre grande sponsor dell'eolico a tutti i costi.

 

Alberto Cuppini

 

"Più che il riscaldamento della terra, anche a Bruxelles si sono resi conto che è in gioco il riscaldamento di milioni di case in inverno". "L'assurdo della piramide europea con oggi arriva a uno dei suoi vertici, con l'anonimo e irresponsabile funzionariato di Bruxelles che deciderà chi deve consumare quale energia e quando".

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini. 

 

Oggi sulle prime pagine di tutti i quotidiani campeggiano allarmati articoli sui provvedimenti emergenziali per il gas in corso di adozione presso la Commissione Ue. A Bruxelles si sono improvvisamente resi conto che siamo prossimi alla catastrofe e lasciare che i problemi, creati dalla stessa Commissione ben prima dell'aggressione russa in Ucraina, li risolvano i singoli Stati in ordine sparso non basta più.

In questa vicenda surreale c'è solo un aspetto positivo: nessuno ha più il coraggio di proporre eolico e fotovoltaico come soluzioni. Il tempo delle sciocchezze e delle ragazzine ricche e supponenti che dettano l'agenda energetica al mondo intero a sostegno di interessati ecologisti radical chic è finito.

Così Tino Oldani su Italia Oggi nell'articolo "Green deal addio: ora c'è la corsa agli «accordi di solidarietà» tra paesi Ue per il gas, e la Germania ha il cappello in mano":

Green deal Ue addio. Il bando europeo contro i combustibili fossili non è più all'ordine del giorno. Oggi a Bruxelles sarà approvata una direttiva impensabile un anno fa, quando la rivoluzione verde era un dogma assoluto, benché discutibile. Ora la parola d'ordine è che, in mancanza del gas russo, i paesi Ue possono rimettere in funzione le vecchie centrali a carbone. Poche storie: più che il riscaldamento della terra, anche a Bruxelles si sono resi conto che è in gioco il riscaldamento di milioni di case in inverno. Nella bozza del provvedimento, resa nota da El Pais, Bruxelles «conferma il passaggio alle fonti di energia rinnovabili, ma applicherà temporaneamente tutta la flessibilità disponibile, anche se ciò incide sull'inquinamento atmosferico». Il tutto anche «con sovvenzioni pubbliche». Una retromarcia clamorosa, dove l'Ue si accoda a Germania, Francia, Olanda e Austria che avevano già deciso di tornare al carbone... Questo Regolamento stabilisce che «i paesi Ue sono tenuti a mettere in atto le disposizioni tecniche, giuridiche e finanziarie necessarie per rendere possibile la fornitura di gas solidale nella pratica».

Sergio Giraldo su La Verità, nell'articolo "Bruxelles si arroga il diritto di tagliare il gas ai singoli Stati", privilegia invece, come ha fatto la maggior parte dei suoi colleghi, un'altra iniziativa della Commissione:

"Oggi la Commissione europea approverà una nuova comunicazione vincolante che imporrà a tutti gli Stati di tagliare il gas in caso di allarme sulle forniture".

Magistrale la conclusione del suo articolo:

"L'assurdo della piramide europea con oggi arriva a uno dei suoi vertici, con l'anonimo e irresponsabile funzionariato di Bruxelles che deciderà chi deve consumare quale energia e quando in Italia come in Estonia, a Sassuolo come a Tallinn. Nel marasma attuale, una garanzia del fallimento delle disastrose politiche energetiche dell'Unione europea e una firma su un futuro difficile e assai incerto."

Tutti provvedimenti inutili, naturalmente, se non si risale al nocciolo del problema. Ormai l'unica possibilità di evitare il "fallimento delle disastrose politiche energetiche dell'Unione europea" e "un futuro difficile e assai incerto" risiede nella banale soluzione proposta qualche giorno fa da Crosetto e Torlizzi:

"Basterebbe (si fa per dire, naturalmente) annunciare la ristrutturazione dei Green Deal da parte di Washington e Bruxelles sia per provocare, in un primo momento, il crollo immediato in Borsa delle materie prime sia per innescare poi una nuova azione in investimenti in capacità produttiva frenati proprio per l'adesione ai criteri di Esg. Ma per il momento l'abbraccio incestuoso tra grande finanza, apparati burocratici e politici, che spinge non per una progressiva transizione energetica ma per uno switch violento lontano dal fossile, rimane troppo forte per essere scardinato"

 

Alberto Cuppini

 

 

Il Fatto Quotidiano: "Impegnato in futuristici ragionamenti sulla fusione nucleare e interlocuzioni con Greta Thunberg, Cingolani ha portato il Paese alla catastrofe energetica non prendendo atto della realtà".

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini. 

 

La nostra edicola di oggi non dà un consiglio per gli acquisti. Anzi: dà un consiglio di non acquisto. Non acquistate il Fatto Quotidiano in edicola per leggere l'articolo qui segnalato (anche perchè era sul giornale di ieri).

L'articolo è uno dei soliti attacchi del Fatto al ministro della "Transizione Ecologica" Cingolani, abituali da quando questi ha mostrato i primi segnali di eterodossia dottrinale rispetto all'ecologia integrale ed all'economia eco-sociale di mercato, due stelle del firmamento grillino.

Il Fatto Quotidiano ha creato l'humus culturale che ha reso accettabile il grillismo ed ha fiancheggiato il M5S nella sua irresistibile ascesa ispirata alle intuizioni di Grillo, tra le quali brillava quella secondo cui "L’Europa può fornire energia eolica per tutto il mondo".

Adesso le copie vendute ne seguono la discesa nei sondaggi elettorali. 

Il titolo dell'articolo di Antonio Rizzo è in linea con la sobrietà del quotidiano: Cingolani è da cacciare: per lui siamo al disastro.

Il pezzo non è neppure scritto male:

 

"Cingolani parla, rassicura, progetta il futuro, ma non agisce. Se qualche giornalone si prendesse la briga di mettere in ordine cronologico le affermazioni del ministro, si renderebbe conto che ha detto tutto e il contrario di tutto nell'arco di pochissimi mesi. In pratica è come se non avesse detto e fatto niente."

 

Difficile dargli torto. Ma questo, ormai, lo stanno scrivendo tutti, a parte i sunnominati "giornaloni". Quello che invece ci interessa e che vi vogliamo segnalare è questo passaggio:

 

"Chi è stato ed è assente è proprio il ministro dell'Energia, impegnato in futuristici ragionamenti sulla fusione nucleare e interlocuzioni con Greta Thunberg, Cingolani ha portato il Paese alla catastrofe energetica non prendendo atto della realtà e imponendo il razionamento già a maggio."

 

La "Piccola Greta" viene additata sul Fatto, assieme alla fusione nucleare, come uno dei due estremi contrapposti del "mondo fantastico di Cingolani", che "non prende atto della realtà". Non c'è più religione. La Pizia di Stoccolma messa in ridicolo persino sul Fatto Quotidiano! Il direttore Marco Travaglio si è forse reso conto che con questi prezzi dell'energia provocati dalla "transizione ecologica" nessuno si potrà più permettere di comperare la carta? E' proprio vero quello che scrivono i giornaloni: dopo la guerra in Ucraina, niente sarà più come prima.

 

Alberto Cuppini

 

Davide Tabarelli (Nomisma Energia): "L'illusione che basti bloccare gli investimenti in fonti tradizionali per fare la transizione energetica è tutt'altro che scalfita, per questo occorre che il mondo della finanza rinsavisca quanto prima"

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Probabilmente inorridito dalla notizia che sul mercato elettrico francese "i prezzi per il prossimo inverno vengono indicati oltre i 700 euro/MWh", il professor Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha scritto l'ennesimo allarmato articolo, questa volta sulla Stampa di giovedì: "La farfalla norvegese: vola il prezzo del gas".

 

"Non c'è solo il disordine dell'uscita dalla pandemia, c'è di più, c'è la convinzione, spesso la fede, che si possa fare a meno delle fonti energetiche fossili in pochi anni e che non servano più gli investimenti in nuova capacità produttiva...

Ieri il Parlamento europeo ne ha dato dimostrazione approvando una tassonomia degli investimenti verdi che, dopo mesi di laceranti scontri, sembra aprire un po' al gas e al nucleare, ma che, in realtà, gli impone tali condizioni rigide che sarebbe stato meglio non fare confusione ed escluderle del tutto...

Abbiamo un'urgenza di costruire nuova capacità programmabile subito, perché le centrali nucleari francesi stanno collassando, quelle da cui l'Italia, più o meno direttamente, importa fra il 10 e il 15% dei suoi consumi di elettricità. L'illusione che basti bloccare gli investimenti in fonti tradizionali per fare la transizione energetica è tutt'altro che scalfita, per questo occorre che il mondo della finanza rinsavisca quanto prima."

In questo individuare nel "mondo della finanza" il motore immobile della "transizione energetica" decisa a Bruxelles dalla "maggioranza Ursula", Tabarelli concorda con Guido Crosetto quando parla di "abbraccio incestuoso tra grande finanza, apparati burocratici e politici, che spinge non per una progressiva transizione energetica ma per uno switch violento lontano dal fossile".

Nel reclamare a gran voce l'urgenza di costruire capacità produttiva "programmabile", il presidente di Nomisma Energia utilizza lo stesso aggettivo "programmabile" che usa il ministro della "Transizione ecologica" Roberto Cingolani (ma solo quando dialoga in inglese con i premi Nobel) per lasciare intendere che riempire l'Italia di pannelli fotovoltaici e di pale eoliche (simbolo stesso della non-programmabilità della produzione elettrica) non serve assolutamente a niente, salvo soddisfare le brame della speculazione finanziaria.

Tabarelli, ormai ospite d'onore nella nostra edicola, ha così compiuto un altro passettino nel lunghissimo e dolorosissimo percorso di ammissione pubblica del suo autentico pensiero sulle rinnovabili elettriche non programmabili.

Anche altri professori universitari, anch'essi con colpevole ritardo, stanno cominciando ad usare sulla stampa argomenti e toni molto duri verso le politiche energetiche Ue. Così, ad esempio, il professor Marco Ricotti, professore ordinario di impianti nucleari al Politecnico di Milano, giovedì su Il Sussidiario ha parlato di “tassonomia verde” come "una sorta di guida “politically correct” agli investimenti privati nel settore energetico" ed ha osato sbeffeggiare Verdi, Greenpeace, Legambiente, Wwf (individuando così quelle tre organizzazioni ambientaliste, uniche ad avere firmato "protocolli" con l'Anev, come sponsor in Italia di "uno switch violento lontano dal fossile e non per una progressiva transizione energetica"). E persino (orrore!) ha nominato invano il nome della "Piccola Greta". Ma potete leggere tutto nell'articolo di Ricotti "Dalla Germania a Kiev e al Pd, battuti i “radicali” del green", liberamente disponibile in linea sul sito web del Sussidiario.

Quelle centinaia di professori universitari italiani di economia, fisica, ingegneria, scienze naturali eccetera che avrebbero dovuto fin dall'inizio censurare la follia della "decarbonizzazione integrale" e le altre peggiori mattane "green" fatte proprie dalla commissione Von der Leyen cominciano forse ad avere dei dubbi che, con il collasso prossimo venturo dell'economia europea a causa della greenflazione, possa essere a rischio anche il loro stipendione statale?

 

Alberto Cuppini

 

 

 

Franco Prodi: "Copenaghen, Parigi, Glasgow, Kyoto. Tutto questo va fermato perché è un treno che determina le scelte dell'umanità intera."

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Nell'inserto culturale di questo fine settimana del Foglio c'è una lunga intervista di Matteo Matzuzzi al professor Franco Prodi, fisico dell'atmosfera. Ne proponiamo un breve estratto:

 

"... per il clima, noi non abbiamo la possibilità di fare delle previsioni. Quelli dell'Ipcc sono degli scenari. Questa impossibilità deriva dal fatto che, in una somma di addendi, basta che uno sia impreciso e non si può più contare sul risultato finale. Quello impreciso è sostanzialmente il ruolo delle nubi e delle particelle di aereosol, i cosiddetti gas triatomici, il vapore acqueo, il gas serra, la CO2 ecc... Quelli che vengono fatti sono scenari, che possono essere catastrofici come quelli dell'innalzamento del livello del mare e del riscaldamento globale. E il fatto che il dato sul riscaldamento del pianeta possa andare da uno a otto gradi in questo secolo conferma che appunto sono scenari, altrimenti ci sarebbe un valore preciso...

... perché negli ultimi anni c'è una prevalenza di catastrofismo nel dibattito pubblico e quindi mediatico?

Dal 1988, quando è nato l'International Panel for Climate Change, è nata un'esigenza di comunicazione fra le Nazioni unite e gli scienziati. Ciò ha generato l'idea che questo forum sia quello della scienza, ma non è vero. Il forum della scienza è quello che facciamo noi scienziati quando conduciamo esperimenti e condividiamo i lavori a delle riviste, che pur sono sempre meno qualificate. E a riguardo il fenomeno dei fake papers dovrebbe allarmare. C'è una scienza, che adesso è messa in minoranza nella comunicazione, ma è quella che conta veramente.

A proposito di comunicazione, ogni volta che si tiene un vertice internazionale, ad esempio la Cop, sembra quasi che sia la parola divina sulla scienza, e solitamente c'è sempre una deriva pessimista su quello che sarà il futuro. Questi incontri servono davvero a qualcosa o sono comunicativamente troppo inflazionati e viene data loro un'importanza esagerata?

Da quello che ho detto può capire la mia risposta. Bisognerebbe fermare subito questo treno. Che sia Copenaghen, Parigi, Glasgow. Di Kyoto abbiamo visto che non vengono nemmeno rispettate le linee guida. Dovrebbe essere chiaro che tutto questo va fermato perché è un treno che determina le scelte dell'umanità intera."

 

Un'altra voce autorevole, dopo quella di Alberto Clò e del suo gruppo, si unisce senza mezzi termini alla nostra richiesta di superamento delle umilianti Cop dell'Onu.

Comprensibile l'immediata reazione furibonda del quotidiano più radical chic (anche se, mi viene rimproverato, non si può più dire "radical chic" - perchè pare che suoni derisorio - ma "liberal") tra gli innumerevoli quotidiani radical chic d'Italia, che affida una replica, davvero ben argomentata, alla sua intellettuale di punta.

Il fatto sorprendente, invece, è che alcune tesi di Prodi Jr siano state pubblicate anche dal quotidiano Il Mattino di Napoli, che non si può certo definire un giornale Cuor di Leone, nell'intervista del 28 giugno realizzata da Mariagiovanna Capone "Caldo record, l'esperto: «Non è una novità, è l’influenza dei cicli solari»":

 

«Tutto lo sforzo internazionale che viene puntato sulla CO2 andrebbe spostato sulla protezione dell’ambiente. L’inquinamento è misurabile e dovrebbe essere la strada da indicare anche ai governi mondiali. Dovremmo concentrarci maggiormente sulle implicazioni oggettive create dall’uomo e non lanciarci in teorie non dimostrabili, ma che anzi sono contestate da altri studi. All’Università Federico II di Napoli avete un docente di Meteorologia e Climatologia stimato in tutto il mondo per i suoi studi: il professor Nicola Scafetta. Lui con gli studi di climatologia e io con quelli in fisica dell’atmosfera siamo arrivati alla stessa conclusione riguardo i motivi dell’aumento di un grado dal 1850 a oggi: tutto rientra in una normalità della Terra caratterizzata da oscillazioni climatiche influenzate in gran parte dall’attività solare».

 

Addirittura, due giorni dopo Il Mattino ha sdoganato anche il professor Scafetta, bollato dai suddetti radical chic niente meno come uno dei "due punti di riferimento del campo negazionista in Italia", intervistato dalla stessa Mariagiovanna Capone nell'articolo "Quanto è calda la terra? Lo scienziato Scafetta: ​«Cicli millenari e molte speculazioni»".

Ma, alla fin fine, non importa tanto quello che i professori dicono in queste loro interviste, quanto piuttosto il fatto che sempre più giornali pubblichino articoli su argomenti fin qui considerati blasfemi, abbandonando progressivamente gli approcci dogmatici ai problemi ambientali e le troppo facili - e troppo interessate - soluzioni a base di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Ennesimo segno che, dopo l'esplosione della greenflazione, The Times They Are a-Changin.

 

Alberto Cuppini

Guido Crosetto: "Per il momento l'abbraccio incestuoso tra grande finanza, apparati burocratici e politici, che spinge non per una progressiva transizione energetica ma per uno switch violento lontano dal fossile, rimane troppo forte per essere scardinato."

 

L'articolo del giorno. Rassegna stampa per i resistenti sui crinali a cura di Alberto Cuppini.

 

Sul nuovo numero del settimanale The Post Internazionale abbiamo trovato per caso, ben nascosto a pagina 67, questo articolo dall'innocuo titolo "No gas, no party" firmato dalla ormai consolidata coppia Crosetto-Torlizzi, che di solito scrive sul Sole 24 Ore e di cui ci eravamo già occupati nella nostra edicola.

Quello di oggi, però, è decisamente un boccone troppo grosso da far mandare giù al quotidiano confindustriale. La prima parte dell'articolo è un'analisi (che condividiamo appieno) del perchè "tutte le decisioni di politica energetica adottate dall'Occidente a partire dallo scoppio dell'aggressione russa contro l'Ucraina in avanti si sono rivelate un fallimento" scritta verosimilmente da Gianclaudio Torlizzi, che è un analista nel settore materie prime. Tutto molto interessante, ma che non ci dice niente che già non sapessimo.

Il bello arriva alla fine, con le soluzioni di politica energetica controcorrente proposte e soprattutto con le valutazioni politiche che sono, in tutta evidenza, opera di Guido Crosetto:

 

"Non c'è quindi alternativa al razionamento dei consumi? In realtà ci sarebbe ma non viene presa in considerazione per ragioni ideologiche e riguarda la revisione delle politiche climatiche su cui insiste un tabù che ritroviamo ormai solo nelle dottrine religiose e che appare ancora più fuori luogo se accompagnato al già complicato affrancamento dal gas e dal petrolio russo. Basterebbe (si fa per dire, naturalmente) annunciare la ristrutturazione dei Green Deal da parte di Washington e Bruxelles sia per provocare, in un primo momento, il crollo immediato in Borsa delle materie prime sia per innescare poi una nuova azione in investimenti in capacità produttiva frenati proprio per l'adesione ai criteri di Esg. Ma per il momento l'abbraccio incestuoso tra grande finanza, apparati burocratici e politici, che spinge non per una progressiva transizione energetica ma per uno switch violento lontano dal fossile, rimane troppo forte per essere scardinato. Forse è arrivato il momento di pensare a un intervento da parte degli Stati direttamente nelle attività di estrazione e raffinazione nel settore delle materie prime. La nuova guerra fredda che si sta dipanando tra le democrazie liberali e i regimi autoritari non si può pensare di vincerla con distorti dettami di natura etica, ma dimostrando che il modello economico occidentale è in grado di affrontare con successo le sfide del futuro."

 

E dunque, Crosetto e Torlizzi vanno persino oltre a quanto da sempre propone la Rete della Resistenza sui Crinali per fermare la speculazione green e con essa la guerra. Ricordiamo ciò che scrivevamo già molti mesi fa:

"Sospendiamo subito il sistema ETS, per spazzare via in un colpo solo la speculazione che ha fatto esplodere i prezzi dell’energia. L'illusione della commissione Von der Leyen di poter fare a meno degli idrocarburi fossili entro il 2050 è stata l'innesco della crisi energetica ed ha fornito a Putin una enorme massa di valuta pregiata che gli ha permesso di pianificare ed ora realizzare la sua sconsiderata avventura in Ucraina."

Nell'articolo di oggi, invece, si mette (giustamente) in discussione addirittura "l'adesione ai criteri Esg".

Scrivendo di "intervento da parte degli Stati", poi, si va persino oltre alla nostra richiesta di ri-nazionalizzazione del settore energetico, a dimostrazione che un'economia mista è perfettamente compatibile con una "democrazia liberale" in grado di contrastare i "regimi autoritari". Anzi, aggiungiamo noi, un'economia mista è sicuramente più liberale di un'economia schiava di concetti aberranti come "criteri Esg" o "Tassonomie", che rischiano di produrre in futuro abomini persino peggiori del pur grottesco Regolamento "Governance".

Un simile riconoscimento delle nostre tesi, sebbene ormai troppo in ritardo per evitare i terribili disastri attualmente in corso, ci fa sicuramente piacere. Ma non è questo il punto. Quello che conta è che questo articolo lo firma Crosetto, che la prossima primavera, dopo le elezioni politiche (sempre ammesso che si tengano), sarà ministro dello Sviluppo Economico del governo Meloni, che per prima cosa abolirà il ministero della "Transizione Ecologica". Poi arriverà la Troika, che per prima cosa pretenderà un governo Draghi bis.

 

Alberto Cuppini

L'articolo del giorno

Parchi eolici nell'Appenino

Mappa interattiva delle installazioni proposte ed esistenti